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Cambiamenti climatici: ci sono ancora opzioni possibili per limitare i danni

Cambiamenti climatici ci sono opzioni per limitare i danni

Presentato il Sommario del Working Group III dell’IPCC, l’organismo internazionale che valuta periodicamente i cambiamenti climatici, dedicato a agli strumenti, alle tecnologie e alle politiche per le azioni di mitigazione.

Come avevamo anticipato nel precedente post sull’argomento, è stato rilasciato ieri 13 aprile 2014, il Summary per Decisori politici del 3° Capitolo del V Rapporto di Valutazione dell’IPCC, l’organo scientifico e principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, quello stilato dal 3° Gruppo di Lavoro (WG III), dal titolo: “Climate Change 2014: Mitigation of Climate Change”.

Mentre il primo Capitolo, rilasciato il 27 settembre 2013, si è soffermato sulle basi scientifiche dei cambiamenti climatici “The Physical Science Basis” e il secondo, diffuso il 31 marzo 2014, si è occupato degli impatti dei cambiamenti climatici, di vulnerabilità dei sistemi umani e naturali e delle opzioni di adattamento (Impacts, Adaptation, and Vulnerabilità)”, quello presentato oggi, prende in esame gli strumenti, le tecnologie e le politiche, che possono essere attuate per evitare i disastrosi impatti del global warming, frutto del lavoro di 235 esperti internazionali e approvato da 195 Paesi.

Nonostante le recessione economica degli ultimi anni, recita il Comunicato stampa, le emissioni sono aumentate del 2,2% all’anno tra il 2000 e il 2010, rispetto al 0,4% tra il 1970 e il 2000, mettendo a rischio il mondo di avere al 2100 un’impennata di temperature fino a +4,8 °C.
La scienza lancia un chiaro messaggio – ha affermato uno dei tre coordinatori del Working Group IIIOtto Edenhofer del Potsdam Institute – Per evitare interferenze pericolose con il sistema climatico, dobbiamo abbandonare il business as usual“.

Secondo gli scienziati, è ancora possibile mantenere l’aumento della temperatura globale a non più di 2 °C al di sopra dei livelli pre-industriali entro la fine del secolo, limite al di sopra del quale, si ritiene, avremo pericolosi impatti dei cambiamenti climatici, ma saranno necessari sostanziali riduzioni dei gas serra, comprese tra il 40% e il 70% entro il 2050 rispetto ai ivelli del 2010, per essere, poi, azzerate alla fine del secolo.
Tuttavia, anche simili tagli potrebbero non essere sufficienti, per questo nel Rapporto si sottolinea l’esigenza di integrare le riduzioni con le tecnologie, quantunque, controverse che rimuovano l’anidride carbonica dall’atmosfera (Geoingegneria).

Ciò richiederà un passaggio dagli investimenti in combustibili fossili ad un aumento del triplo o quadruplo al 2050 di quelli per le fonti a basso tenore di carbonio, quali le fonti rinnovabili, per le centrali nucleari e per le tecnologie per catturare e immagazzinare il carbonio sotto terra, eliminando entro la fine del secolo tutte le centrali elettriche che non attuino la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS).
I costi per le attività di mitigazione, in uno scenario BAU (Business as Usual) dovrebbe essere tra 1,6% e il 3% di PIL l’anno, mentre per obiettivi di riduzione più ambiziosi si dovrebbe aggiungere un ulteriore 0,06 punti percentuali.
Tali stime economiche dei costi per le azioni di mitigazione non comprendono, tuttavia, i benefici connessi alla limitazione dell’aumento delle temperature, come il miglioramento della salute umana per la riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Ritardare le azioni farà lievitare i costi della transizione energetica.

Anche il settore agro-forestale deve essere coinvolto al fine di aumentare le colture che assorbono l’anidride carbonica, per poi bruciare i prodotti legnosi e residui vegetali in centrali elettriche dotate di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (BECCS).

Il procedimento di approvazione mette il nostro Rapporto sotto stretto controllo – ha sottolineato il co-Presidente Ramón Pichs-Madruga – Questo assicura che esso costituisce lo stato dell’arte della ricerca in proposito, in un linguaggio e formato tali che possano essere utilizzati dai responsabili politici”.

Il giorno stesso del rilascio del Rapporto del WG II dell’IPCC, il 31 marzo 2014 Exxon Mobil, la più grande compagnia petrolifera e del gas degli Stati Uniti, aveva presentato una relazione polemica in cui si sottolineava che sarà “altamente improbabile” che le politiche climatiche attuate avranno ripercussioni sulla produzione e la vendita di combustibili fossili che continueranno a soddisfare i tre quarti del fabbisogno energetico mondiale fino al 2040.

Può essere intesa come una risposta indiretta, l’affermazione del terzo co-Presidente del Gruppo di Lavoro: “Nella riunione plenaria tutti gli esperti e i rappresentanti dei Paesi hanno potuto esprimere le proprie osservazioni e tutte sono state tenute in debita considerazione – ha affermato Youba Sokona, il terzo co-Presidente del Gruppo di Lavoro – Alla fine è l’attendibilità scientifica che ha prevalso”.

Il Rapporto completo sarà diffuso domani 15 aprile 2014, ma oggi 14 aprile 2014 dalle ore 14.30 sarà possibile seguire un incontro online nel corso del quale Carlo CarraroRettore Università Ca’ Foscari/FEEM/CMCC e Vice-Presidente WG3 IPCC, e Sergio CastellariFocal Point IPCC per l’Italia, presenteranno il Rapporto e un Video realizzato per approfondirne i temi principali, come avvenuto in occasione della presentazione del Rapporto – WG II.

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