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Cambiamenti climatici: nessuna area del Pianeta sarà risparmiata

cambiamenti climatici nessuna area del Pianeta risparmiata

Il Rapporto condiviso del Working Group II degli esperti del clima dell’IPCC diffuso oggi in una Conferenza stampa a Yokohama (Giappone) non lascia molti margini di incertezze circa il futuro che ci attende se non si intraprende al più presto la strada di un’economia globale a basse emissioni di carbonio, abbandonando il business as usual.

Dopo la pubblicazione avvenuta il 27 settembre 2013 della Sintesi per i policy maker del contributo “Climate Change 2013: I Principi Fisici di Base” del Working Group I per il 5° Rapporto di Valutazione (WGI AR5) dell’International Panel on Climate Change (IPCC), il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, che costituisce l’organo scientifico e principale Organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, è stato rilasciato oggi 31 marzo 2014 il 2° capitolo, curato dal Working Group II (WGII) che si occupa degli impatti dei cambiamenti climatici impatti, di vulnerabilità dei sistemi umani e naturali e delle opzioni di adattamento (Climate Change 2014: Impacts, Adaptation, and Vulnerability).
La Relazione è stata messa a punto e condivisa nel corso della 38a Sessione dell’IPCC che si è svolta a Yokohama (Giappone) dal 25 al 29 marzo 2014.
Il 3° Capitolo, curato dal Working Group III che valuta le azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici, sarà ultimato in aprile.
Infine, in ottobre il V Rapporto di Valutazione (AR5) sarà completato con la pubblicazione della relazione di Sintesi.
Il team del Working Group II ha valutato migliaia di pubblicazioni per produrre questa relazione finale – ha dichiarato Vicente Barros, dell’Università di Buenos Aires e co-Presidente del Gruppo di Lavoro – Oltre agli scienziati che ne fanno parte, centinaia di altri volontari vi hanno lavorato con dedizione e competenza”.

Il Rapporto del Working Group II, a cui hanno contribuito 309 autori di 70 Paesi ed altri 436 vi hanno collaborato, mentre 1.729 esperti e rappresentanti di Governi vi hanno aggiunto le osservazioni, presenta le analisi su come i nostri sistemi ambientali, economici e sociali, sono colpiti dai cambiamenti climatici e come lo saranno in futuro, quanto sono esposti a questi impatti, in che misura saranno in grado di reagire e quali sono le migliori strategie da mettere in campo, nelle diverse aree geografiche del pianeta, per essere pronti a fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici. Quindi, anche i rischi che stiamo correndo e che affronteremo in futuro, ma soprattutto le opportunità per attrezzare l’ambiente, l’economia e le nostre vite ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Questo rapporto considera le conseguenze dei cambiamenti climatici che sono già in atto e i rischi di tutta una serie di possibili scenari futuri – ha sottolineato Chris Field, l’altro co-Presidente del WGII e Direttore del Dipartimento di Ecologia Globale della Carnegie Institution for Science (USA) – Esso analizza gli aspetti regionali degli impatti dei cambiamenti climatici, concentrandosi sia sull’individuazione delle efficaci risposte da offrire che sulla consapevolezza delle sfide che incombono”.
La relazione si suddivide in due parti:
– la prima contiene un riepilogo per i politici, un sommario tecnico e 20 capitoli valutazione dei rischi per settore e le opportunità di risposta, comprendenti le risorse di acqua dolce, gli ecosistemi terrestri e quelli degli oceani, le coste, il cibo, le aree urbane e quelle rurali, l’energia e l’industria, la salute umana e la sicurezza, i mezzi di sussistenza e la povertà;
– la seconda, in 10 capitoli valuta i rischi e le opportunità di risposta per ogni area geografica, tra cui l’ Africa, l’Europa, l’Asia, l’Australasia, il Nord America, il Centro e Sud America, le regioni Polari, le piccole Isole e gli Oceani.

Anche in questa occasione, prima del rilascio ci sono state polemiche legate al ritiro del suo nome dall’elenco di coloro che hanno contribuito alla stesura della Sintesi da parte del Prof. Richard Tol, Docente di Economia all’Università del Sussex, che è stato il coordinatore dei lavori di un sotto-gruppo che ha analizzato gli aspetti economici legati al global warming.
La motivazione addotta da Tol riguarda l’enfatizzazione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici, sottacendo i benefici che ne potrebbero derivare, specialmente in agricoltura con l’introduzione di nuove colture, prima impossibili perché “i coltivatori sapranno adattarsi. Non sono stupidi”.
Probabilmente il Prof. Tol stava pensando a quali grand cru inglesi avrebbe potuto gustare con l’introduzione di vigneti nelle regioni meridionali della Gran Bretagna.
A limitare la portata del suo dissenso ha pensato, comunque, il Prof. Bob Ward, Direttore di Politiche e Comunicazione della Grantham Research Unit on Climate Change and the Environment presso la London School of Economics, che ha osservato come “Dei 19 studi presentati in merito solo uno indicava gli effetti positivi, proprio quello da lui stesso redatto”.

Nella Sintesi di 48 pagine si afferma che gli impatti dei cambiamenti climatici stanno aumentando e non ci sarà alcuna area geografica del nostro Pianeta che ne sarà immune, con conseguenze notevoli sugli approvvigionamenti alimentari, la sicurezza e, più in generale, sull’economia globale.
La minaccia è già notevole con un aumento della temperatura media globale di 1-2 °C, attualmente siamo a 0,85 °C in più rispetto ai livelli pre-industriali.
Qualora si raggiungessero i + 4 °C alla fine del secolo, i rischi sarebbero così gravi da mettere a repentaglio gli ecosistemi e con loro la possibilità della sicurezza alimentare della popolazione.

Vengono individuati 8 rischi globali che si ritiene abbiano un’alta probabilità e irreversibilità, che comprendono morti, feriti e interruzione dei mezzi di sussistenza a causa di mareggiate e inondazioni costiere a seguito dell’innalzamento del livello del mare per le comunità rivierasche, la riduzione dei servizi essenziali come l’elettricità, la fornitura di acqua potabile e mezzi di soccorso per condizioni meteorologiche estreme, l’insicurezza alimentare dovuta a riscaldamento, siccità, inondazioni e precipitazioni estreme, soprattutto nei Paesi più poveri.
Il Rapporto rileva che il ghiaccio marino artico e le barriere coralline sono a rischio “molto alto” con un aumento di 2 °C, mentre il rischio di eventi meteorologici estremi come le ondate di calore, le precipitazioni estreme e le inondazioni costiere, ora moderato, diventerà alto se le temperature saliranno di un altro grado.
Si afferma, peraltro, che c’è una vasta gamma di misure che potrebbero aiutare il mondo ad adattarsi ai cambiamenti climatici per essere più resiliente e sicuro.
Il Rapporto, rispetto all’edizione del 2007, ha preso in esame una maggior quantità di ricerche scientifiche relative a:
– modifiche dei modelli di precipitazioni e scioglimento della neve, che stanno alterando la quantità e la qualità dei sistemi idrici;
– lo spostamento dalla loro area geografica tipica delle specie terrestri e marine, le attività stagionali, i modelli migratori e la loro interazione;
– l’impatto negativo sui rendimenti colturali.
– le conseguenze sulla salute umana di queste modificazioni;
– la vulnerabilità agli eventi climatici estremi, quali incendi e ondate di calore, di alcuni ecosistemi e molti sistemi umani.

Il Rapporto valuta anche la ricerca sul futuro impatto dei cambiamenti climatici:
– le specie terrestri e di acqua dolce che rischiano l’eventuale estinzione durante e al di là del 21° secolo;
– il numero di persone che dovrà affrontare la scarsità d’acqua e gli effetti delle inondazioni a seguito dell’aumento delle temperature nel corso di questo secolo;
– le principali colture alimentari – riso, grano e mais – che si prevede possano essere essere colpite con un aumento di 2 °C di temperatura rispetto al secolo precedente;
– le perdite economiche globali sono difficili da stimare, ma un aumento di 2 °C potrebbe provocare la perdita del reddito globale tra lo 0,2 e il 2%, con la possibilità che sia anche maggiore;
– un aumento di problemi di salute in molte regioni, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

Eppure, di fronte a tali minacce c’è una mancanza di preparazione in tutti i Paesi, indipendentemente dal livello di sviluppo.
Viceversa, il Rapporto indica che l’unica strada da imboccare è quella che conduce ad un’economia a basse emissioni di carbonio che investe nella distribuzione su larga scala delle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica e su nuovi meccanismi di finanziamento per modelli di imprese a basse emissioni di carbonio.
Un unico messaggio contiene il Rapporto – ha affermato il Presidente dell’IPCC Rajendra Pachauri – Il mondo deve adattarsi e intraprendere azioni di mitigazione”.

Sul sito del Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici è possibile trovare tutti i materiali di approfondimento (presentazione, testi, schede) sulla pubblicazione del Summary per Policy Makers.
Inoltre, in un Video gli autori italiani del Rapporto spiegano gli impatti, le vulnerabilità e le possibilità di adattarci per affrontare i rischi e cogliere a pieno i benefici del clima che sarà.

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