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Borghi italiani: non solo per nomadi digitali e turisti, ma anche per comunità vive

In una nota che fa seguito al video diffuso da WEF sui borghi italiani che saranno riqualificati con l’inserimento nel PNRR di 1 miliardo di euro, attirando persone che con la diffusione del lavoro digitale sceglieranno di trasferirsi in un piccolo centro, l’Unione delle Comunità Enti Montani (UNCEM) propone alla Fondazione di lavorare insieme per rivitalizzarli, affinché non divengano solo “musei” e spazi per “nomadi digitali” e turisti, ma luoghi identitari di comunità pulsanti.

Secondo il World Economic Forum (WEF) la proposta annunciata di inserire nel Recovery Plan un miliardo di euro per il recupero dei borghi italiani è un modello da seguire.

La Fondazione, finanziata dalle grandi imprese multinazionali, che si “impegna a migliorare la condizione del mondo” e che ogni anno organizza il Forum di Davos (quest’anno non in gennaio ma maggio a Singapore, considerata la località più appropriata per garantire la sicurezza dei partecipanti sul tema “The Great Reset” per ricostruire l’economia globale su basi sostenibili, eque e resilienti dopo la pandemia di Covid-19), ha pubblicato sul suo profilo Instagram, un video in cui vengono sintetizzati gli aspetti positivi del piano di riqualificazione dei borghi, dell’edilizia rurale e delle aree interne che, come annunciato  recentemente dal Ministro della Cultura Dario Franceschini, verrà inserito nel Recovery Plan.

Per il WEF, l’iniziativa “riporterà le aree rurali a nuova vita e attirerà le persone che, potendo lavorare da qualsiasi luogo, sceglieranno di trasferirsi in un piccolo centro”; e, anche in vista della prossima ripresa dei grandi flussi turistici internazionali, anche come un’ottima strategia per decongestionare le grandi città d’arte.

Al riguardo, l’Unione Nazionale Comunità Enti Montani (UNCEM) in una nota diffusa il 10 aprile 2021 considera l’interessamento del WEF per i borghi italiani una bella notizia, anche se fa osservare che l’affermazione che ci sono ci 2.000 borghi italiani “abbandonati” non corrisponde a verità.

Molte case piuttosto hanno proprietari che non utilizzano quegli immobili, ma poco agevolmente li vendono e affittano – si legge nella nota – solo in pochissimi casi le proprietà sono dell’Ente locale”.
Il World Economic Forum insiste sulla conversione di vecchie case abbandonate, anche in alberghi diffusi. E dice che i 5.500 villaggi italiani hanno meno di 5.000 abitanti, “l’identità italiana“, senza però citare la Legge 158/2017 sui Piccoli Comuni

Ma se non sono vivi, e sono solo ‘musei’, ben recuperati, tutti perfetti, pietre e legno lucici, se li consideriamo erroneamente ‘abbandonati’, se immaginiamo possano essere ‘destinazione’, se non hanno oggi (e non consideriamo le) ‘comunità vive’ che li plasmano, se sono solo destinazione turistica, se pensiamo che gli immobili non usati siano facilmente acquistabili o trasformabili in alberghi diffusi, se guardiamo solo ai ‘nomadi digitali’ e non all’agricoltura che rigenera versanti e crea economie vere, i borghi – sottolinea Marco Bussone, Presidente UNCEM- rischiano di essere effimeri, illusori, fumo negli occhi, astratta comunicazione e poco efficaci per la ripresa. Un miliardo finisce in fretta senza luoghi, spazi, forza delle, per le comunità. Le comunità devono essere al centro. Senza esse, altro che tesoro sarebbero e saranno, i borghi. Lavoriamo insieme, è la proposta UNCEM, al World Economic Forum, con i vostri preziosi supporto, impegno, visione, per i modelli di rigenerazione, tutela, promozione, crescita di cuore questi borghi italiani, in un forte patto tra piccoli Comuni e Città, come auspica anche la legge 158/2017 oltre che UNCEM da due decenni“.

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