Biodiversità e conservazione

Biodiversità: soluzione alla crisi ambientale e socio-culturale

Durante il Forum Nazionale della Biodiversità (Palermo, 20-22 maggio 2024) è stato presentato il primo Rapporto Annuale del National Biodiversity Future Center (NBFC) sullo stato della biodiversità in Italia, un documento importante con cui la comunità scientifica si apre al dialogo con i cittadini e le istituzioni per orientare le pratiche e le politiche istituzionali, creando consapevolezza sulla biodiversità come possibile soluzione alla crisi ambientale e socio-culturale.

La biodiversità è la soluzione perché garantisce il funzionamento degli ecosistemi, mitiga gli effetti del cambiamento climatico e riduce l’impatto di fenomeni catastrofici come le inondazioni, le ondate di calore e gli smottamenti; inoltre è fondamentale per il benessere e la salute delle persone e la salvaguardia della cultura e delle tradizioni dell’Italia.

È quanto emerge dal primo Rapporto annuale sullo Stato della Biodiversità in Italia del National Biodiversity Future Center (NBFC), presentato in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità, nel corso del Forum Nazionale della Biodiversità (Palermo, 20-22 maggio 2024).

Nato nel 2023 con un finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di oltre 320 milioni di euro per tre anni, il progetto NBFC, coordinato dal CNR, aggrega 48 enti partner, selezionati tra Università, Centri di ricerca, Fondazioni e imprese, ed oltre 2000 ricercatori e ricercatrici impegnati a studiare e preservare gli ecosistemi e la biodiversità del nostro Paese.

Posizionato nel cuore del Mediterraneo, con hub a Palermo, il NBFC rappresenta uno dei 5 centri del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) dedicati alla ricerca di frontiera ed è il primo Centro nazionale dedicato alla biodiversità con focus sul Mediterraneo, hotspot di biodiversità al centro del quale sta il nostro Paese.

Secondo il Rapporto, è necessario creare un nuovo rapporto tra l’uomo e la biodiversità, passando dal semplice sfruttamento della natura a un modello in cui noi esseri umani siamo parte dei sistemi naturali. Questo significa uscire dall’Antropocene, un’epoca caratterizzata dalla conquista da parte dell’uomo del pianeta e per adattarlo alle sue esigenze dell’uomo, ed entrare nel Simbiocene, una nuova era nella quale gli esseri umani sviluppano relazioni di collaborazione e vantaggio reciproco con altre specie e con l’intera biosfera.

Degli 8 milioni di specie viventi presenti sulla Terra, un milione è a rischio estinzione. Più dell’80% degli habitat in Europa versa in cattivo stato di conservazione con conseguenze anche sui servizi e funzioni ecosistemici, come la capacità di assorbimento del carbonio o la resistenza ai disturbi climatici e antropici.

L’Italia è il paese europeo con maggior abbondanza di specie, di habitat e con il maggior tasso di specie endemiche. Ben oltre il 50% delle specie vegetali e il 30% delle specie animali di Interesse Conservazionistico a livello europeo sono endemismi italiani, ovvero si trovano solo all’interno dei nostri confini. Il nostro paese vanta 85 tipologie di ecosistemi terrestri, ma il 68% è in pericolo e oggi in Italia il 30% delle specie è a rischio di estinzione.

NBFC ha individuato nella conservazione della biodiversità vegetale e animale una delle sfide più importanti per il nostro Paese e per il Mediterraneo e i suoi scienziati e scienziate hanno evidenziato una serie di minacce tra cui l’alterazione, il degrado e la frammentazione degli habitat, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento e la diffusione delle specie invasive anche in contesti protetti. Attualmente, le Aree Protette italiane coprono il 17% della superficie terrestre nazionale e l’11% di quella marina.

Si rammenta che la Strategia sulla Biodiversità dell’UE per il 2030 prevede il restauro di almeno il 30% delle aree terrestri e marine, e che il Quadro sulla Biodiversità di Kunming-Montreal ha fissato al 30% l’obiettivo di estendere entro il 2030 le aree terrestri e marine protette.

Il Report di NFBC ha evidenziato casi in cui le pratiche virtuose legate alla biodiversità hanno prodotto risultati concreti come la sperimentazione di approcci e tecnologie per ripristinare la biodiversità in aree degradate (ad es. interventi di forestazione urbane oppure il ripristino di praterie di posidonie); l’innovazione tecnologica per il monitoraggio di aree a rischio, linee guida per conservare le specie a rischio e per prevenire la diffusione di specie infestanti.

NBFC ha anche un ruolo chiave nel condividere con i cittadini le grandi emergenze, ma anche le soluzioni da adottare tutti insieme. Emerge chiaramente che la maggior proporzione di habitat soggetta a degrado in Europa si trova nel Mar Mediterraneo (32%). Per salvaguardare le nostre coste e il nostro mare è fondamentale anche il ruolo dei Citizen scientist che osservando i fondali, monitorando le coste e promuovendo azioni di recupero possono fare il primo passo. Insieme a loro, i ricercatori di NBFC hanno sviluppato strategie per la salvaguardia degli ecosistemi marini che richiedono: l’ampliamento delle zone marine protette in aree strategiche del Paese per arrivare al 30%, implementando le pratiche di pesca sostenibili; una drastica limitazione dell’inquinamento marino, specialmente da plastiche e da contaminanti chimici; lo sviluppo di una economia blu sostenibile, incentrata sull’utilizzo responsabile delle risorse marine per alimenti, energia e materiali. Le ricette sono pronte, le tecnologie sono in fase di test in tutto il territorio nazionale.

Il rapporto sottolinea come la nostra salute e il nostro benessere sono intrinsecamente legati alla salute degli ecosistemi da cui attingiamo non solo l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo ma anche gli alimenti che costituiscono la base della nostra nutrizione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 24% circa delle malattie dell’uomo è attribuibile a fattori ambientali e in un prossimo futuro il cambiamento climatico potrebbe essere responsabile di 14,5 milioni di decessi entro il 2050.

La scorsa settimana un Gruppo di collaboratori del NBFC ha lanciato su The Lancet un’ampia “chiamata all’azione (Biodiversity and Planetari Health: a call for integrated action), evidenziando lo stretto legame tra biodiversità e salute e l’urgente necessità di una cooperazione globale per preservare il nostro patrimonio naturale, secondo l’approccio One Health.

Tra le azioni che riguardano il futuro, NBFC sottolinea quella di educare una nuova generazione di scienziati. Grazie anche all’impiego di nuove tecnologie come la bio-robotica, l’intelligenza artificiale e le biotecnologie, NBFC sta formando giovani ricercatori flessibili e aperti alla relazione con diversi stakeholder, permeabili all’impatto del contesto internazionale, oltre che in grado di adottare nuove tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale o la Bioinformatica, capaci insomma di guardare alla biodiversità secondo modelli nuovi, un po’ meno antropocentrici e un po’ più sostenibili.

Nonostante negli ultimi decenni la comunità scientifica nazionale e internazionale si siano dedicate allo studio della biodiversità e a proporre soluzioni efficaci per la conservazione, ripristino, monitoraggio e valorizzazione, mancava una struttura di coordinamento come il NBCF che raccogliesse e valorizzasse gli sforzi della ricerca e dall’altro rendesse accessibili le conoscenze e le tecnologie agli enti preposti ad agire sul territorio.

Al fine di parlare ad un pubblico sempre più vasto, NBFC si è dotato di una porta di accesso, il cosiddetto Gateway della biodiversità, un luogo fisico e virtuale dove i prodotti ottenuti grazie alla ricerca e le innovazioni tecnologiche, come i nuovi sensori, le tecnologie informatiche e di AI, possano diventare, da un lato, strumenti al servizio dei cittadini per concorrere alla conservazione della biodiversità e, dall’altro lato, basi di innovazione per le imprese per generare valore economico e sociale – ha affermato nella Prefazione al Rapporto la Presidente del CNR, Maria Chiara CarrozzaOggi, NBFC si sta radicando progressivamente a livello europeo ed internazionale, divenendo un vero e proprio riferimento mondiale: il centro, riconosciuto dall’OCSE come partner strategico, collabora alle grandi iniziative europee e sta siglando accordi con Paesi in tutto il mondo, a partire da quelli del bacino del Mediterraneo, con cui condivide strategie e progettualità per contrastare gli effetti del cambiamento

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