Cibo e alimentazione

La banana rischia di sparire dalle nostre tavole per una patologia letale

banana rischia di sparire dalle nostre tavole

A lanciare l’allarme è l’Università di Washington in collaborazione con la Wageningen University dei Paesi Bassi: la “peste delle banane” si sta diffondendo a macchia d’olio in ben tre continenti minacciando tutte le coltivazioni, con il rischio di far sparire per sempre dalle nostre tavole il dolce e morbido frutto appartenente alla famiglia delle Musaceae.

Stando ai ricercatori, la causa di tutto è un fungo, il Fusarium oxysporum, detto anche Tropical Race 4 (TR4) e meglio conosciuto come “Malattia di Panama”, una patologia letale che dagli anni Cinquanta torna periodicamente a minacciare le piantagioni di banane e che ha determinato ad esempio la cancellazione della varietà Gros Michel (Big Mike), una delle prime ad essere coltivata.

Nel giro di poco tempo, il ceppo di fungo parassita potrebbe raggiungere il Sud America, dove si concentrano i tre quinti della produzione mondiale, e diffondersi pesantemente. A rischio sono soprattutto i frutti della varietà Cavendish, presenti nella maggior parte dei supermercati italiani e del mondo occidentale, che muovono 13 miliardi di fatturato l’anno pari al 95% del mercato totale. La varietà negli anni Settanta ha preso il posto delle Gros Micheal, ma il problema è che, essendo una monocoltura, l’assenza di biodiversità la rende facile preda dei parassiti che possono diffondersi indisturbati tra gli alberi senza incontrare resistenze. E allo stato attuale non esiste una pianta che possa sostituirla.

Nelle coltivazioni industriali – spiegano dall’Università – le piante sono vicinissime come non accadrebbe mai in natura e per questo aumenta a livello esponenziale il rischio di contagio. Il fungo colpisce le radici e si espande su una pianta, impedendo il flusso dell’acqua e degli elementi che la nutrono. In questo modo il destino è segnato: l’agente patogeno la conduce gradualmente e inesorabilmente alla morte, contagiando allo stesso tempo quelle vicine. Inoltre, a rendere così pericoloso il Fusarium oxysporum ci sono anche altri due fattori: per prima cosa esso si è mostrato resistente a qualsiasi tipo di agente chimico; in più le varietà prodotte per il consumo alimentare derivano da ibridazioni che producono un frutto sterile, e devono quindi essere riprodotte per talea. Ecco perché presentano una scarsa variabilità genetica e risultano vulnerabili all’azione dei parassiti”.

Per quel che ci riguarda, secondo gli ultimi dati ISTAT, l’Italia (i cui maggiori fornitori di banane sono Ecuador, Colombia e Costarica) ha importato nel solo 2014 più di 690 milioni di chili di questo frutto, segnando un aumento dei consumi rispetto all’anno precedente del 7%. Che il frutto giallo piaccia di più rispetto al passato non è un fenomeno solo nostrano: i numeri della FAO dicono che la produzione mondiale è quintuplicata rispetto al 1960, arrivando a sfiorare le 110 tonnellate di banane l’anno per un giro d’affari in continua crescita. Che, però, ora rischia di crollare sotto i colpi del Tropical Race 4, come è avvenuto ad esempio a Taiwan, dove l’attacco del fungo ha condotto a un lento declino delle esportazioni, pari al 2% di quanto si vendeva negli anni di gloria. Se il flagello si abbattesse anche nelle aree finora immuni, oltre a portare alla scomparsa definitiva delle banane dalle nostre tavole, il danno interesserebbe 400 milioni di persone, tra lavoratori e popolazioni che organizzano la propria economia intorno al loro consumo.

Il fungo è capace di sterminare, nel giro di due o tre anni, ettari ed ettari di coltivazioni di banane – continuano dall’Università – Basta pensare che in poco più di mezzo secolo il killer ha invaso ed espugnato tre continenti, e l’avanzata non si è ancora arrestata. Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLoS Pathogens le piantagioni di banane sono destinate a una lenta ma certa estinzione. Tuttavia, se pensiamo che nei paesi meno sviluppati la banana è il quarto alimento di maggior consumo, dopo riso, grano e latte, in grado di fornire un terzo delle calorie giornaliere a 410 milioni di persone, è subito chiara la gravità del danno”.

E’ vero che da sempre i grandi coltivatori di banane si trovano a combattere numerose malattie che affliggono questo frutto. Ma adesso la situazione sta diventando drammatica: non c’è solo la malattia di Panama, ma da qualche tempo si è aggiunta anche la Sigatoka Nera, un altro fungo pericolosissimo e sempre più refrattario ai pesticidi. Per questo gli scienziati si sono messi al lavoro per sviluppare nuove varietà, capaci di resistere alle tante diversità patogene e ricorrendo anche all’ingegneria genetica. Per cui, se la Cavendish ha i giorni contati, c’è da sperare che arrivi presto un nuovo tipo di banana più resistente, proprio come accadde mezzo secolo fa.

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