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Famiglia, tradizione e territorio nel segno del vino di qualità

La nuova avventura dell’Azienda Vinicola Furnari: dall’intuizione del fondatore alla terza generazione l’eccellenza enologica siciliana fonda saperi e sapori nell’esaltazione e promozione dei vitigni autoctoni nel rispetto del territorio e dell’ambiente.

Un’azienda giovanissima, ma dalle solide tradizioni familiari che affondano nel recente passato della storia locale siciliana, di cui ha saputo, al tempo, con sguardo profetico e innovatore, traghettare le eccellenze enologiche oltre lo Stretto e conseguire risultati notevoli nel mercato internazionale del vino di qualità.

É la storia dell’Azienda Vinicola Furnari, che, rinata dopo un oblio ventennale grazie alla tenacia di un gruppo di giovani imprenditori tutti legati da forti vincoli familiari, riparte all’avventura inseguendo il filo sottile che lega il territorio, la produzione agricola, la sapienza artigianale distillata dal tempo, alla quella misteriosa e “magica” alchimia che è la produzione del vino; nobile prodotto della terra e del lavoro dell’uomo capace di evocare sensazioni e gusti complessi e sempre nuovi.

Per saperne di più e meglio conoscere il lavoro e i prodotti dell’azienda, abbiamo intervistato uno dei titolari, Cristiano Furnari.

Dott. Furnari, può raccontarci la storia della sua azienda vinicola?
Più che di storia vorrei parlare di tradizione e di famiglia, perché sono questi i valori dai quali io e i miei Soci, la mia famiglia, in realtà, siamo voluti partire per ricominciare quell’avventura che si era interrotta più di trent’anni fa.
La tradizione vinicola nella nostra famiglia nasce nel 1962 a Piazza Armerina allorquando mio nonno, Francesco Furnari, aprì quella che nel giro di pochi anni divenne una delle aziende leader nel settore enologico italiano; un traguardo non da poco se si considera che in quegli anni i vini siciliani non godevano ancora del prestigio cui sono giunti oggi.

In questo senso mi piace sottolineare come il lavoro di mio nonno fece da apripista per il successo di cui ora godono in tutto il mondo i vini di questa splendida regione.

Quell’intuizione, frutto di un’attenta valutazione del patrimonio vitivinicolo esistente, di studi enologici e ampelografici sui vitigni autoctoni e sulla selezione degli stessi, fece dell’azienda una delle prime, in Sicilia, a produrre vini locali di qualità aprendo un mercato diverso per quelli che, fino ad allora, erano utilizzati per lo più come vini da taglio e quindi totalmente asserviti alla produzione delle altre regioni d’Italia. I tre principali vini prodotti erano il “Flaming” (rosso ottenuto da uve Calabrese – oggi meglio conosciuto come Nero D’Avola – e Nero Cappuccio) il “Prima Goccia” (bianco frutto di un blend di Inzolia e Cataratto) e il “Velvety” (rosato di Nero D’Avola).

Alla fine degli anni ‘60, nella nostra Azienda, mosse i suoi primi passi un giovane enologo di Alba: mio nonno lo prese a cuore, così rimase alla Vinicola Furnari per sette anni. Franco Giacosa oggi è considerato uno dei più importanti enologi italiani, nonché il padre del “Nero D’Avola”, da lui consacrato negli anni ‘80 alla Duca di Salaparuta.

Il vino prodotto dalla mia famiglia, in quegli anni era esportato in tutto il mondo arrivando a vincere prestigiosi riconoscimenti nelle più importanti competizioni enologiche internazionali: a Francoforte sul Meno, come a Los Angeles, fino a Berlino e già allora godeva del marchio di qualità della regione Sicilia.

Purtroppo mio nonno venne a mancare all’inizio degli anni ’80 proprio in un periodo non facile per la storia del Paese in generale e della Sicilia in particolare e la conseguenza diretta di questa scomparsa fu la chiusura dell’azienda.
Tuttavia, un paio di anni fa, abbiamo deciso con la nostra famiglia, ed in particolare con il supporto di mio padre Fabio, che ha conservato l’eredità di mio nonno, di riaprire l’azienda

Come si presenta oggi l’Azienda Vinicola Furnari?
La nostra è una società ovviamente giovane, seppur solidamente radicata nel passato in termini di competenze e tradizioni; per il momento abbiamo deciso di ripartire con una piccola produzione con volumi distanti da quelli di quarant’anni fa; al momento ci attestiamo sulle 10.000 – 12.000 bottiglie che rappresentano la volontà di ripartire puntando più sulla qualità che non sulla quantità.

Quali sono i vitigni che utilizzate per i vostri vini?
Per il rosso utilizziamo Nero d’Avola, per il bianco l’Inzolia e per il rosato, sempre Nero d’Avola.
Sono tutte Denominazioni di Origine Controllata provenienti da vigneti e terrroir di pregio situati, in particolare, nel territorio di Butera (Caltanissetta), già noto per la produzione di ottimi vini.

In questo senso il supporto di una realtà come Pietracava, specialmente nella cura dei vigneti di cui ci serviamo, è un aspetto qualitativo fondamentale. Mentre il processo di vinificazione riprende in parte le indicazioni lasciate scritte da mio nonno e riprese da mio padre sotto la supervisione dell’enologo Donato Lo Vecchio, seppur con qualche novità.

Quali sono le caratteristiche dei vostri vini?
Cerchiamo di proporre dei prodotti che rappresentino realmente il territorio e le caratteristiche proprie dei vitigni della regione.
Per quanto riguarda il Nero D’Avola, la sua  permanenza in acciaio consente di mantenere intatte tutte le caratteristiche aromatiche proprie del vitigno e dei processi fermentativi, il cui aroma sprigiona un bouquet di bacche rosse e nere in un connubio fra la dolcezza olfattiva del fruttato e la robustezza di un corpo importante dove tutte le componenti sono armonicamente bilanciate in un prodotto di ottima beva e di grande qualità.

Per quanto riguarda il nostro bianco Inzolia posso dire che porta in seno tutte le tipiche caratteristiche dei vini bianchi siciliani e del vitigno: aromi, sapidità e struttura. La sua vinificazione classica, in bianco, e l’affinamento in acciaio, consentono di mantenere intatte e di esaltare tutte le caratteristiche del vitigno.

Il nostro rosato di Nero d’Avola viene dapprima pressato delicatamente e poi lasciato riposare qualche ora sulle bucce, lavorando con il metodo che una volta in Sicilia era chiamato “pesta in botte“. Anche questo subisce una affinamento in acciaio che ne conserva il carattere fresco e ne fa un ottimo prodotto per la gradevolezza del bouquet.



Dove si possono acquistare i vostri vini; qual è la strategia di vendita che avete scelto?
Puntando sulla qualità, ci rivolgiamo principalmente al settore HO.RE.CA., quindi ristoranti, bistrot, enoteche etc. Abbiamo attivato anche vari canali di vendita sul web, ché in questo momento storico non guasta.

Qual è l’importanza della dimensione ambientale nel vostro approccio alla produzione enologica?
L’attenzione all’ambiente è un aspetto sul quale vogliamo puntare molto, ovviamente a partire dalla qualità della materia prima e alla modalità di coltivazione delle uve: più il terreno e la pianta vengono trattati con rispetto, migliore sarà il prodotto e minore l’intervento anche in cantina. Questo è importante anche per salvaguardare la biodiversità locale.

Dal suo punto di vista come giudica il mercato di vini di qualità in Italia?
Credo di poter affermare senza tema di smentita che c’è un diffuso desiderio da parte del pubblico, non solo degli estimatori, di entrare nel mondo del vino dalla porta della qualità.
Indubbiamente l’approccio alla cultura del vino è cambiato nel nostro Paese rispetto negli ultimi cinquant’anni e questo è frutto dell’ottimo lavoro di tante cantine e di tanti professionisti del settore cui, nel tempo, si è sposata una maggiore sensibilità comune verso le eccellenze locali e le piccole/medie produzioni dalle quali, spesso, emergono veri e propri capolavori giustamente riconosciuti a livello internazionale.
Certamente esiste una clientela più esigente che sceglie in base a parametri che, fino a pochi anni fa, erano appannaggio di pochi esperti e di questo bisogna ringraziare anche un certo costume che ha reso più popolare l’approccio culturale al food e al beverage di qualità.

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