La rapida diffusione di una nuova forma di influenza aviaria in Europa sta minacciando il settore avicolo, specialmente nelle aree povere di risorse. La FAO e l’OIE sollecitano i paesi a rischio ad aumentare le misure di prevenzione tramite maggiore bio-sicurezza e tempestivi interventi veterinari.
Una nuova forma di influenza aviaria è stata rilevata in Europa nelle ultime settimane. A lanciare l’allarme, la FAO e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) che sottolineano come la minaccia sia particolarmente pericolosa per il settore avicolo, specialmente nei paesi poveri di risorse situati lungo le rotte migratorie degli uccelli selvatici sul Mar Nero e sull’Atlantico Orientale.
Simile alle forme rinvenute in Asia nel 2014, il nuovo virus dell’influenza aviaria H5N8 è stato riscontrato in alcuni allevamenti di pollame in Germania, Paesi Bassi e Regno Unito; ma, ancora più allarmante, le autorità tedesche hanno identificato l’H5N8 in alcuni uccelli selvatici esaminati in laboratorio.
“Se all’inizio dell’anno, la Repubblica Popolare Cinese, il Giappone e la Repubblica di Corea hanno riscontrato focolai di H5N8 nei pollami e in alcuni casi anche tra uccelli migratori e acquatici – hanno dichiarato gli esperti della FAO e dell’OIE – il fatto che dopo pochi mesi il virus sia stato rilevato in tre importanti paesi europei, sia nei sistemi di allevamento sia negli uccelli selvatici, suggerisce proprio che questi ultimi possano aver svolto un ruolo decisivo nella diffusione dell’agente patogeno”.
Sebbene non sia stato sinora riportato alcun caso di infezione umana da parte dell’H5N8, il virus è comunque altamente nocivo per il pollame d’allevamento domestico, in grado di causare alti tassi di mortalità tra polli e tacchini. Allo stesso tempo, può infettare gli uccelli selvatici e migratori, che possono così “trasportarlo” anche a lunghe distanze.
Nelle aree dove esiste una limitata risposta veterinaria e soprattutto i sistemi avicoli non garantiscono la massima igiene, il virus potrebbe diffondersi attraverso le aziende agricole, le fattorie e le case rurali con effetti devastanti, tanto sui mezzi di sostentamento quanto sull’economia ed il commercio a livello nazionale.
“La nuova forma dell’H5N8 che oggi ha raggiunto anche l’Europa deve ricordare al mondo il fatto che i virus dell’influenza aviaria non sono affatto debellati – afferma Catherine Bertrand Ferrandis, capo dell’Unità di Comunicazione dell’OIE – ma continuano ad evolversi e a manifestarsi con potenziali minacce per la salute pubblica, la sicurezza alimentare, la nutrizione, i mezzi di sostentamento degli allevatori di pollame, nonché il commercio e le economie nazionali. Per questo raccomandiamo di mantenere alto lo stato di allerta e al tempo stesso di sostenere e finanziare gli sforzi per garantire la massima sorveglianza”.
In particolare, per proteggere e salvaguardare i mezzi di sostentamento e il commercio legati al pollame, la FAO e l’OIE raccomandano i paesi a rischio di seguire alcune linee guida fondamentali:
• aumentare il monitoraggio e i sistemi di sorveglianza per individuare in anticipo i focolai dell’H5N8 e di altri virus influenzali, includendo anche test di laboratorio “sul campo”;
• assicurare una rapida capacità di risposta dei servizi veterinari;
• rafforzare le misure di bio-sicurezza, con particolare enfasi sulla riduzione dei contatti tra pollame d’allevamento ed uccelli selvatici;
• aumentare la consapevolezza dei cacciatori e di chiunque entri in contatto con gli uccelli selvatici, affinché possano fornire informazioni preventive sui casi di animali malati o morti.
“La nuova forma di influenza aviaria H5N8 non ha ad oggi infettato esseri umani – concludono dalla FAO – ma è strettamente collegata al virus H5N1, che si è propagato dall’Asia all’Europa e all’Africa nel 2005-2006. L’epidemia di H5N1, che ha colpito anche gli uccelli selvatici, ha causato la morte di circa 400 persone e di centinaia di milioni di capi di pollame. Per questo, raccomandiamo la massima attenzione e tutti gli interventi precauzionali a livello animale necessari al fine di limitare il contagio”.