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L’arte come riciclo: intervista a Roberto Capocasa, artista-imprenditore

arte come riciclo Roberto Capocasa

Intervista a Roberto Capocasa, l’artista-imprenditore marchigiano che fa del riciclo la base della sua arte, prediligendo per le proprie creazioni l’utilizzo di materiale di recupero proveniente dalla sua professione di autodemolitore.

Dedichiamo le pagine del nostro portale ad un artista-imprenditore marchigiano che da sempre coniuga rispetto dell’ambiente e della natura sia nella sua professione quotidiana sia nelle opere artistiche che realizza. Roberto Capocasa è fondatore della Recfer Autodemolizioni di San Benedetto del Tronto e al tempo stesso pittore/scultore contemporaneo, e grazie alle opportunità offerte dal suo lavoro fa del riciclo la base della propria arte, prediligendo l’utilizzo di materiale di recupero per le proprie creazioni. Ma non solo. In Capocasa è forte anche il richiamo sociale: il ricavato della vendita delle sue opere va da sempre alla Cooperativa Sociale Biancazzurro che svolge da anni un’attività importante nel campo dei servizi sociali rivolta a persone svantaggiate e orientata al recupero e all’integrazione delle stesse.

Abbiamo chiesto a Roberto Capocasa di raccontarci qualcosa in più delle sua arte e della sua professione, e di quanto siano entrambe connesse all’importanza del riciclo e della consapevolezza ambientale.

Chi è Roberto Capocasa?

Mi definisco pittore e scultore di strada. Tutto quello che riciclo e recupero attraverso il mio lavoro quotidiano come autodemolitore, lo ricompongo e lo utilizzo per creare un “mondo di arte”. Amo la pittura, e dipingo con uno scopo ben preciso: ciò che realizzo, lo dono ai bambini disabili. Faccio parte di una grande famiglia, la Cooperativa Sociale Biancazzurro a San Benedetto del Tronto, che ha adottato dieci ragazzi disabili, e quello che riesco a ricavare dalla vendita dei miei quadri lo devolvo a loro. Credo di essere, inoltre, uno tra i più grandi collezionisti di papere al mondo: veri e propri pezzi di antiquariato che vanno dall’arte antica ad oggi. Ne possiedo circa 14.000 di grandezze varie, da un pollice a due metri.

Ma qual è il tuo “vero” lavoro?

Ho un’azienda di autodemolizioni alla quale rubo sempre un po’ di tempo per dedicarmi alla pittura o alla scultura, e dove trovo sempre un pezzo nuovo che mi possa ispirare. Sono tanti gli oggetti che poi converto in arte.

Possiamo parlare di vera e propria sostenibilità ambientale: non si spreca nulla ma si ricicla anche nell’arte…

Io ho sempre lavorato nel mondo dei rifiuti. L’ambiente mi sta molto a cuore: rispettarlo significa sopravvivere. Quello che vedo, invece, oggi è la sua lenta distruzione: inquiniamo sempre più, c’è menefreghismo e narcisismo totale, pensiamo solo ad apparire. Anche da parte dei vari interlocutori di settore o dei politici non c’è grande sostegno. E poi tutte queste guerre, compresa l’ultima psicosi per una probabile guerra nucleare mondiale… non faremo altro che inquinare ancora di più, per distruggere definitivamente il nostro Pianeta.

Nelle sue opere compare spesso il tema della ricerca dell’uomo, l’uomo come persona, come individuo o identità che oggi sembriamo aver perduto. In una sua opera colpiscono in particolare i visi vuoti delle persone dipinte…

Vengo da una scuola molto dura, da una famiglia poverissima. Ho ritirato il pacco dei poveri fino a 14 anni e mezzo. L’unica cosa che mio padre mi ha lasciato in eredità è stata l’umiltà. E con l’umiltà ho creato il mio “impero”. Però l’ho sempre diviso con gli altri rispettando i valori della vita. Intorno a me, invece, oggi non percepisco più tali valori. Le persone si perdono nel gioco d’azzardo, la droga, le stupidità più assurde. Per non parlare della violenza che ci circonda: donne sfigurate, violentate, ammazzate; figli che uccidono padri, madri che uccidono figli, mariti che sterminano mogli e figli. Vorrei che la mia arte fosse messaggera di colori, di pace e di umiltà. Se apprezzassimo di più queste virtù probabilmente il mondo diventerebbe migliore.

Lei è anche un grande collezionista. Colleziona papere soprattutto, ma anche altro. E’ un bisogno o soltanto un hobby?

Tutto è nato per sbaglio con alcuni amici, e poi si è trasformato in un bisogno. Oggi si è aggiunto anche il sogno di costruire un vero e proprio museo per i bambini disabili. L’idea fa parte di un più ampio progetto “ambientale” che prevede di realizzare la prima stazione di servizio per auto, moto e biciclette elettriche. Per caricare una macchina impieghiamo mezz’ora; si potrebbe sfruttare l’attesa per visitare il Museo delle Papere. Così, nel frattempo che essa si carica, diamo anche un contributo ai miei bambini disabili. Non solo. Chi viene da fuori con il proprio veicolo a benzina o a gasolio e vuole entrare in città, può affittare un’auto, una bici o un motorino elettrico. D’altra parte, il futuro sarà dell’ibrido o delle auto elettriche che non inquinano. Attraverso un accordo di programma ben preciso con i vari Comuni, inoltre, si potrebbe concordare la libera circolazione e la libera sosta nelle zone dove le auto inquinanti non possono andare. Nel Museo vorrei realizzare anche un ristorante che guarda su un piccolo laghetto con papere vere per dare l’opportunità ai più piccoli di vivere una giornata piena tra le bellezze della natura, dell’ambiente e della cultura. Abbiamo distrutto il mondo in 50 anni. Se posso fare qualcosa per fermare questo disastro lo faccio con tutto il cuore.

Se potessimo riassumere ciò che ci ha raccontato attraverso un dipinto, come sarebbe?

Io sono un amante dei colori. Ultimamente ho fatto un quadro per il quale sono stato premiato e che rappresentava la chiesa di San Benedetto di Norcia crollata a causa del recente sisma. Ci sono anche tre suore che di fronte a tanta tragedia non perdono la fede. E il quadro è pieno di colori, i colori che vorrei che tutti vedessero ogni mattina alzandosi e guardando l’aurora. Non dobbiamo perdere mai la speranza e la fede, ma continuare a lasciare un messaggio di vita, di rispetto per l’ambiente, per la natura. Mi piacerebbe che tutti potessero riempirsi gli occhi di gioia con i miei colori per poter proseguire la vita nel miglior modo possibile.

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