Dopo i comunicati dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia sulle probabilità in aumento nel secondo semestre 2017 del manifestarsi del fenomeno di riscaldamento del Pacifico tropicale, e di quello dell’Osservatorio di Mauna Loa sul superamento delle 410 ppm di CO2, anche il 2017, contrariamente a quanto anticipato, potrebbe risultare anch’esso, come quelli che l’hanno preceduto, uno dei più caldi di sempre.
Dopo che il 2016 a livello globale è risultato il più caldo di sempre, da quando esistono le rilevazioni, il 2017 contrariamente a quanto gli scienziati avevano in un primo momento previsto, non si discosterà dal precedente.
La World Meteorologial Organization (WMO), l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha comunicato che le probabilità per il manifestarsi di El Niño, che riscalda l’Oceano Pacifico tropicale, causando le variazioni a breve termine delle temperature medie globali, come avvenuto nel corso del 2015 e del suo protrarsi anche nei primi mesi del 2016, anche nella seconda metà del 2017 stanno aumentando di mese in mese, mentre il fenomeno opposto di La Niña, che si caratterizza per anomalie negative della temperature del mare, appare sempre più improbabile.
I modelli climatici che stimavano in febbraio il 35-40% di probabilità di svilupparsi di un El Niño nella seconda metà dell’anno, indicano ora il 50-60%, a seguito del perdurare delle condizioni di “neutralità” dell’ENSO (El Niño-Southern Oscillation). La WMO osserva, inoltre, che le temperature della superficie del Pacifico tropicale dell’estremo Oriente nei mesi di febbraio e marzo sono già aumentate fino a 2 °C oltre la media, dando luogo a forti precipitazioni e a un crollo degli alisei dalle Galapagos alle coste di Ecuador e Perù. Si tratta di un fenomeno distinto da El Niño, ma con effetti ugualmente intensi sulle zone interessate.
“Ricordiamo ancora il forte El Niño del 2015-2016, con conseguente siccità, inondazioni e sbiancamento dei coralli in diverse regioni del mondo e che, in combinazione con i cambiamenti climatici a lungo termine, ha causato record di calore sul Pianeta, nel 2015 come nel 2016 – ha affermato Maxx Dilley, Direttore dell’Ufficio di previsione del clima e adattamento ai cambiamenti climatici della WMO – L’affidabilità delle previsioni dell’ultimo El Niño ha salvato innumerevoli vite. Siamo in grado di prevedere con maggior precisione El Niño e La Niña, rappresentando un miglioramento di interesse pubblico essenziale nel settore agricolo e a sicurezza alimentare, nella gestione delle risorse idriche e della salute pubblica e nella prevenzione delle catastrofi“.
A corroborare l’ipotesi che anche il 2017 possa inserirsi nei primi posti della classifica degli anni più caldi, è giunta la notizia che il Mauna Loa Observatory, la stazione di rilevamento alle Hawaii che monitora dal 1958 i livelli di concentrazione in atmosfera di CO2, ha registrato il superamento della soglia “simbolo” di 410 parti per milione (412 ppm il 26 aprile scorso), in anticipo di un mese rispetto alle previsioni del Met Office (servizio meteorologico nazionale del Regno Unito).
Ricordiamo che la soglia limite di 400 ppm, oltre la quale gli scienziati si avrebbe un impatto irreversibile sul clima, era stata oltrepassata permanentemente nel settembre 2016.
La maggiore concentrazione di CO2 è la principale responsabile del riscaldamento globale e di diversi altri fattori che incidono sui cambiamenti climatici.
Stiamo ormai viaggiando verso i +3 °C, mentre l’Accordo di Parigi ha previsto che si debba rimanere sotto i +2 °C e di fare ogni sforzo affinché alla fine del secolo possa essere contenuto a +1,5 °C.