Energia Fonti rinnovabili

Decreto FER non fotovoltaiche: le lancette del GSE corrono più veloci

Decreto FER non fotovoltaiche

Se nei mesi precedenti le polemiche sulla mancata emanazione del Decreto sugli incentivi alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche si erano concentrate sulla inadeguatezza delle misure, ora è l’allungamento dei tempi a rischiare di bloccare lo sviluppo del settore.

Il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), dopo le critiche delle Associazioni delle Rinnovabili per i ritardi nell’emanazione del nuovo Decreto sugli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili (FER) non fotovoltaiche, atteso da dicembre 2014 e annunciato come imminente in primavera, che rischiano di creare ulteriori incertezze normative e bloccare lo sviluppo del settore, ha pubblicato on line il testo dell’ultima versione, concordato con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e quello delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF).

Il testo è stato trasmesso all’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) e alla Conferenza unificata Stato-Regioni per l’acquisizione dei relativi pareri. Anche ammesso che non vengano proposte modifiche e che il MiSE abbia la possibilità di riformulare il testo finale entro ottobre, c’è il rischio, comunque, che il tetto di spesa di 5,8 miliardi di euro previsto dal Decreto del 2012 venga raggiunto prima che il nuovo Decreto entri in vigore (secondo il contatore del GSE mancano solo 64 milioni), con conseguente possibile vuoto normativo.

Più che “come”, a questo punto è importante “quando” si potrà accedere ai nuovi incentivi, anche in considerazione che non ci sono modifiche sostanziali rispetto all’attuale meccanismo.

Il Decreto ha la finalità di sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso la definizione di incentivi e modalità di accesso semplici, che promuovano l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità degli oneri di incentivazione nell’ambito degli obiettivi della Strategia Energetica Nazionale – si legge nel Comunicato del MiSE – nonché il graduale adattamento alle Linee guida in materia di aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente di cui alla comunicazione della Commissione europea (2014/C 200/01)”.

Proprio la coerenza delle misure previste nel Decreto con le succitate Linee Guida, che dovrà essere valutata dalla Commissione UE, potrebbe costituire ulteriore motivo di rallentamento dell’iter, anche se il 18 settembre 2015, su richiesta del MiSE, c’è stato un incontro tecnico con la Direzione Generale Concorrenza della Commissione UE “al fine di accelerare le decisioni in merito ai dossier più urgenti in materia di aiuti di Stato, legati in particolare al comparto dell’energia”.

Nell’ultima versione il tetto resta fermo a 5,8 miliardi di euro all’anno come nel Decreto precedente, ma vengono aggiornate le modalità di calcolo, stabilendo che l’accettazione di richieste di accesso ai meccanismi di incentivazione cessi al raggiungimento del tetto o, comunque, al 31 dicembre 2016.

Mentre nel vecchio Decreto la spesa misurata era comprensiva della spesa relativa agli impianti in esercizio (maturata) che quella degli impianti ammessi agli incentivi ma non ancora in esercizio (presunta), per questi ultimi il nuovo Decreto misurerà la spesa “presumibilmente effettiva”, attribuendo cioè agli impianti una data di entrata in esercizio.

L’accesso ai meccanismi incentivanti avverrà anche attraverso aste (per gli impianti la cui potenza è superiore alla pertinente potenza di soglia), registri e accesso diretto:
Per quanto riguarda le aste, i contingenti di potenza saranno ripartiti in:
– 800 MWatt per l’eolico onshore;
– 30 MW per l’eolico offshore;
– 20 MW per la geotermia;
– 110 MW per il solare termodinamico.
Nelle procedure per accedere agli incentivi, saranno escluse le offerte di riduzione inferiori al 2% della base d’asta e quelle superiori al 40%.

Con riferimento ai registri, i contingenti saranno:
– 60 MW per l’eolico a terra;
– 80 MW per l’idroelettrico;
– 30 MW per la geotermia;
– 90 MW per le biomasse;
– 6 MW per gli impianti a moto ondoso;
– 10 MW per il solare termodinamico;
– 120,5 MW per gli ex zuccherifici.

Per quanto attiene all’accesso diretto:
a) gli impianti eolici e alimentati dalla fonte oceanica (maree e moto ondoso) di potenza fino a 60 kW;
b) gli impianti idroelettrici di potenza nominale di concessione fino a 50 kW, la cui soglia è elevata a 250 kW per gli impianti che rientrano in una delle seguenti casistiche:
– realizzati su canali o condotte esistenti, senza incremento di portata derivata;
– che utilizzano acque di restituzioni o di scarico;
– che utilizzano il deflusso minimo vitale al netto della quota destinata alla scala di risalita, senza sottensione di alveo naturale;
c) gli impianti alimentati a biomassa di cui all’articolo 8 comma 4, lettere a) e b), di potenza fino a 200 kW e gli impianti alimentati a biogas di potenza fino a 100 kW;
d) gli impianti oggetto di un intervento di potenziamento, qualora la differenza tra il valore della potenza dopo l’intervento e quello della potenza prima dell’intervento non sia superiore ai valori massimi di potenza di cui alle lettera a), b) e c);
e) gli impianti oggetto di rifacimento aventi potenza complessiva, a valle dell’intervento, non superiore ai valori massimi di potenza di cui alle lettere a), b) e c);
f) gli impianti realizzati con procedure ad evidenza pubblica da Amministrazioni pubbliche ivi inclusi i Consorzi di Bonifica, aventi potenza fino al doppio del livello massimo indicato alle lettere da a) a c);
g) gli impianti solari termodinamici di potenza fino a 100 kW.

Quanto alle tempistiche di pubblicazione dei bandi, vengono eliminate le date: “I bandi sono pubblicati dieci giorni prima dell’inizio del periodo di presentazione delle domande di partecipazione, fissato in 60 giorni”.

Infine, entro 45 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il GSE pubblica o aggiorna le procedure per l’effettuazione di interventi di manutenzione e ammodernamento degli impianti incentivati, inclusi i fotovoltaici, con le finalità di salvaguardare l’efficienza del parco di generazione e, al contempo, di evitare comportamenti che possano causare indebiti incrementi della spesa di incentivazione.

Non ci sembra che questa ultima versione abbia accolto le richieste avanzate delle varie Associazioni del settore e non modificherà di certo le critiche mosse alle precedenti da gran parte del mondo ambientalista che giudica contraddittorie tali misure rispetto alle dichiarate volontà di combattere i cambiamenti climatici.

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