Biodiversità e conservazione Cambiamenti climatici Cibo e alimentazione Mari e oceani Territorio e paesaggio

“Alziamo le vele”: documento conclusivo Congresso Conservazione Hawaii

alziamo le vele

Al World Conservation Congress della IUNC (Honolulu, 1-10 settembre 2016), sono stati adottati “The Hawai’i Committments” che tracciano la road map per i prossimi anni per garantire un Pianeta in buona salute e vivibile.

Oggi lasciamo le Hawaii dotati di una tabella di marcia molto più chiara per far progredire l’agenda post-2015, sicuri che abbiamo intrapreso i primi passi sulla strada per un futuro sostenibile in cui la natura e il progresso umano si sostengono a vicenda”.
Con questa dichiarazione di Inger Andersen, Direttrice generale della IUNC (International Union for Conservation of Nature) si è concluso il World Conservation Congress (Honolulu, 1-10 settembre 2016), adottando The Hawai’i Committments.

Più di 10.000 leader dei Governi, della società civile, delle comunità autoctone, delle tradizioni religiose e spirituali, del settore privato e del mondo universitario, provenienti da 192 Paesi, hanno preso parte ai lavori per intraprendere le azioni per affrontare le sfide di conservazione e sviluppo sostenibile più urgenti.
Sono state adottate più di 100 risoluzioni e raccomandazioni che invitano le parti coinvolte ad intervenire su una vasta gamma di urgenti questioni di conservazione, considerando che le possibilità per azioni e soluzioni per invertire il declino ambientale e garantire un pianeta in buona salute e vivibile vanno riducendosi (il tema del Congresso è stato “Pianeta al bivio”).
Il Congresso è stato un’occasione unica in cui voci diverse si sono confrontate ed hanno trovato un terreno di intesa in uno spirito di partenariato e collaborazione, sulla base dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, della “Promessa di Sidney” per la conservazione e gestione delle aree protette nel mondo, degli Obiettivi di Aichi sulla biodiversità, della Carta della Terra sui principi etici fondamentali per la costruzione di una società globale giusta, sostenibile e pacifica nel 21° secolo e sulla Sfida di Honolulu sulle specie esotiche invasive.

Le Hawaii – si legge nel Documento – hanno offerto un quadro unico al Congresso della IUNC, infondendogli lo “Spirito di Aloha ‘Āina” (Amore per la Terra, in polinesiano), a), parte integrante delle tradizioni e dei costumi dei nativi hawaiani, che incarna il reciproco rispetto per gli altri e l’impegno di mettersi al servizio del mondo naturale.
In questo contesto si sono messi in rilievo 3 aspetti critici per la conservazione nei prossimi decenni:
1. il rapporto tra diversità biologica e diversità culturale e in quale misura la loro salvaguardia e la loro sostenibilità richiede un mix di saggezza tradizionale e moderna conoscenza;
– 2. il valore degli oceani quale luoghi di conservazione della biodiversità e dei mezzi di sussistenza sostenibili;
– 3. le minacce alla biodiversità conseguenti alla perdita degli habitat, ai cambiamenti climatici, alle specie esotiche invasive, allo sfruttamento insostenibile  e all’inquinamento.

Queste problematiche sono condivise in tutto il mondo e il Congresso ha offerto l’opportunità per esaminare le soluzioni fondate sulla natura e basate sulla vita, come pure il ruolo dei Governi, della società civile e del settore privato nella loro formulazione e realizzazione. Lo “Spirito di Aloha ‘Āina” globalmente assunto, potrebbe aiutare ad affrontare le immense sfide ambientali che incombono.
Per realizzare le trasformazioni necessarie per promuovere una “cultura della trasformazione”, nel rispetto dei diritti umani e di uguaglianza di genere, abbiamo bisogno di sostenere e costruire delle alleanze per la natura e di affrontare il modo con cui le nostre società umane stanno cambiando la natura e il mondo.

Per coltivare una cultura della conservazione dobbiamo:
– 
Collegare spiritualità, religione, cultura e conservazione. La ricca diversità culturale e religiosa del mondo è una fonte essenziale dei nostri valori etici e ci fornisce le informazioni sui modi per valorizzare la natura. La saggezza delle tradizioni autoctone è particolarmente importante quando cominciamo a riapprendere come vivere in armonia, invece che in dominazione, con il mondo naturale.  L’Enciclica “Laudato Si’, la Dichiarazione Islamica sui cambiamenti climatici e la Dichiarazione interreligiosa sui cambiamenti climatici, oltre alle altre Dichiarazioni fatte dalle religioni di tutto il mondo indirizzate ai leader mondiali, forniscono importanti informazioni.
Soluzioni. Per creare una cultura della conservazione più forte, abbiamo bisogno di guardare oltre la tecnologia. I valori e le conoscenze dei popoli, degli anziani e delle comunità religiose mondiali offrono una più profonda comprensione delle nostre connessioni con la natura e possono indicarci i cambiamenti necessari nei sistemi finanziari, tecnologici, industriali, regolamentari e di governance delle nostre società. Per mutuare tali idee, i leader spirituali e le comunità della conservazione devono riunirsi per condividere i valori che ci uniscono. Gli artisti, gli educatori e gli innovatori possono tutti contribuire a questa visione allargata.

– Coinvolgere e responsabilizzare la gioventù. Abbiamo bisogno di un movimento globale che allevi una nuova generazione in tutti i settori della società, per connettersi con la natura e assumere misure per sostenere la conservazione. Dobbiamo coinvolgere e rendere autonomi i giovani perchè lavorino per il pianeta, creando insieme una cultura della conservazione che saranno in grado di supportare. In un mondo sempre più urbanizzato, gli individui, soprattutto I bambini, hanno spesso poche possibilità di scoprire e connettersi con il mondo naturale. I giovani adulti intravedono un impegno maggiore nella sostenibilità a lungo termine, ma questo potrebbe far credere che la conservazione al momento non li riguardi.
Soluzioni
. “La navigazione attorno all’isola Terra” (è questo il titolo degli “Hawaii Committments”) necessita dei venti dei giovani per gonfiare le vele. La loro vitalità e carica innovativa catalizzano e sostengono le misure in favore della conservazione. Coltivare la gioventù presuppone un accesso alla natura e un investimento nelle aree protette e nei parchi, in particolare all’interno o in prossimità delle aree urbane, in modo da fornire esperienze determinanti che inducano alla conservazione. La tecnologia può contribuire ad offrire i mezzi per connettersi e sviluppare delle reti. La comunità della conservazione ha la responsabilità di aiutare i giovani, ispirando coloro che non sono ancora interessati alla natura e responsabilizzando i giovani professionisti già ispirati affinché sviluppino le loro capacità e reti,  offrendo loro il nostro tempo e la nostra esperienza come mentori e riconoscendo che i giovani possono apprendere da noi e, al contempo, insegnarci.

Le sfide di un pianeta al bivio:
– 
La sfida di mantenere l’approvvigionamento alimentare mondiale e conservare  la natura. La necessità di fornire cibo alle popolazioni ha comportato l’intensificazione e l’industrializzazione dell’agricoltura, compresa l’acquacoltura, mentre le aree coltivate tradizionalmente, la gli ecosistemi naturali sono andati perduti e le risorse idriche si sono via via ridotte e si sono degradate.
Le comunità ecologiche e i processi evolutivi sono stati interrotti.  L’uso continuo di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti si ripercuotono sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici che sostengono i nostri sistemi di produzione alimentare ed abbiamo ridotto la diversità genetica delle colture e abbiamo azotato i nostri corsi d’acqua e gli ecosistemi costieri e perturbato i sistemi di impollinazione. Le pratiche e le conoscenze agricole tradizionali sono sotto pressione e scompaiono. Le pratiche agricole tradizionali e le relative conoscenze sono sotto pressione e stanno scomparendo.
Soluzioni
. Garantire la sicurezza alimentare globale richiede un aumento dell’efficienza della produzione di cibo, la riduzione delle perdite lungo la catena di distribuzione, la diminuzione degli sprechi alimentari, la modifica delle preferenze alimentari e la garanzia che le risorse idriche siano gestite in modo sostenibile. Dobbiamo produrre, e urgentemente, le conoscenze per dar vita ad una “tabella di marcia” in grado di trasformare i nostri complessi sistemi di produzione/consumo alimentari in modo che non degradino la biodiversità e i servizi ecosistemici da cui dipendono. Ciò richiederà di riunire le organizzazioni e le iniziative attualmente frammentate e di riformare gli attuali sistemi di sussidi, le tassazioni e gli altri incentivi controproducenti e perversi, secondo le situazioni nazionali. Dobbiamo rafforzare il sistema di governance su cui si basa il sistema di produzione alimentare, pur aumentando complessivamente alimentare, e mantenere al contempo la diversità genetica delle colture e i locali sistemi di produzione.

– La sfida di preservare la salute degli oceani del mondo.
Gli oceani del mondo e le comunità che da loro dipendono, subiscono delle pressioni molto forti e senza precedenti di origine antropica. L’aumento dei livelli del mare e le catastrofi naturali non incidono solo sui mezzi di sussistenza, ma minacciano la stessa sicurezza umana. Le pratiche di pesca distruttive, illegali e non sostenibili riducono le popolazioni di pesce, degradando i loro habitat e zone di riproduzione. Le attività estrattive, l’inquinamento e i rifiuti di plastica minacciano gli ecosistemi marini e le specie che vi vivono, distruggendo la vita e mettendo a repentaglio il conseguimento gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile a lungo termine. L’integrità e la resilienza di ecosistemi chiave come le barriere coralline e delle altre forme di vita oceanica sono minacciate dall’aumento delle temperature, dall’esaurimento ed inquinamento dei corsi d’acqua terrestri, dalla pesca eccessiva e dall’acidificazione degli oceani.
Soluzioni
. In tutto il mondo, i Paesi stanno creando vaste aree marine protette come approccio per sostenere la resilienza e assicurare il futuro del genere umano. Tuttavia, l’ampiezza del processo ecologico e biologico degli oceani richiede corrispondenti sforzi di conservazione. Gli Stati Uniti hanno annunciato il 31 agosto l’ampliamento del Papahānaumokuākea Marine National Monument che diviene così la più grande area marina protetta del pianeta con 1.508.670km2. La Polinesia francese ha annunciato la reazione di Taini Atea, un’area marina che copre l’intera sua zona economica esclusiva di 5.000.000km2, cioè quasi la metà della superficie dell’Europa, che sarà gestita secondo il sistema tradizionale l rāhui [ndr: in lingua maori è la chiusura stagionale o il divieto di pesca su uno specchio d’acqua come misura di conservazione o come mezzo di controllo sociale e politico]. La Colombia ha annunciato la quadruplicazione delle dimensioni del suo Santuario floro-faunistico di Malpelo, portando la superficie di questo sito del Patrimonio mondiale dell’UNESCO a 27.000km2. Questi annunci sono stati preceduti da altri relativi alla creazione di grandi aree marine protette nazionali, come per esempio quello del Governo di Palau. A scala ridotta, si trova una proliferazione di aree marine gestite localmente. La superficie delle aree marine protette supera ora quella delle aree marine terrestri e il loro tasso di accrescimento è più rapido. Ma l’approccio dell’area marina protetta non è sufficiente e si dovrebbe utilizzare diversi metodi e strumenti, come la gestione della pesca e delle aree costiere, che sono determinanti se si vuole risolvere le molteplici sfide connesse agli oceani. Il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani non possono essere ignorati oltre. La diffusione dei rifiuti plastici nell’oceano e i suoi effetti sulle catene alimentari marine, esige che troviamo soluzioni per “chiudere il rubinetto delle plastiche”.

– La sfida di fermare il traffico di specie selvatiche
Il commercio illegale di specie selvatiche genera ogni anno decine di miliardi di dollari di per i criminali e continua ad aumentare a ad un ritmo allarmante. Il coinvolgimento di milizie e di reti criminali organizzate rappresentano una minaccia la sicurezza nazionale e internazionale, nonché allo sviluppo economico e sociale. Il commercio illegale di specie selvatiche sta portando al declino le popolazioni delle specie prese di mira e al rischio della loro scomparsa, sospingendo certe specie al limite dell’estinzione. Le popolazioni locali perdono l’accesso alle risorse naturali da cui dipendono per il loro sostentamento sussistenza, l’integrità della comunità e i posti di lavoro.
Soluzioni. Fermare a questo commercio illegale richiede degli sforzi concertati su più fronti: una migliore protezione delle popolazioni selvatiche, sia attraverso le leggi e la loro efficace applicazione che tramite un cambiamento dei comportamenti per ridurre la domanda di questi prodotti illegali e il maggior coinvolgimento delle popolazioni locali. La soluzione di tale problema richiede un approccio integrato che includa l’insieme della catena di approvvigionamento dei prodotti illegali – dalla fonte al consumatore – e che coinvolga tutte le parti interessate, dai Governi locali e nazionali fino alle comunità locali. Risultati concreti potranno essere conseguiti solo rispondendo ai bisogni delle popolazioni locali e vigilando affinché i vantaggi dell’economia legale superino quelli dell’economia illegale.

– La sfida di impegnarsi con il settore privato
Il settore finanziario è sempre più cosciente delle potenzialità di investire nella natura per avere guadagni, sia nel capitale naturale che nel settore economico. Le imprese sono anche consapevoli dell’importanza di preservare la natura per garantire le catene di rifornimento e gestire i rischi istituzionali, soprattutto per l’incertezza che comportano i cambiamenti climatici. La comunità della conservazione sta premendo affinché il mondo riconosca l’urgenza innegabile di sostenere la natura per il futuro dell’umanità.
Soluzioni. Sono necessari sistemi economici e giuridici che ricompensino le comunità e le imprese che hanno investito e intrapreso azioni di protezione e ripristino della natura. Al contempo, le attività economiche che distruggono e degradano la natura devono essere considerate come un costo economico imposto alle capacità dell’umanità e della comunità di sopravvivere e prosperare. C’è il bisogno concreto e urgente di aumentare significativamente gli investimenti nelle misure a favore della conservazione sia da fonti pubbliche che private. Una precondizione per attrarre gli investimenti privati è che le opportunità di conservazione siano a livello di scala e che i sistemi regolamentari e politici creino situazioni per le attività economiche e che incentivino gli investimenti privati favorevoli alla conservazione. Infine, essenziale per il successo è un approccio collaborativo che includa Governi, società civile e settore privato.

– La sfida dei cambiamenti climatici
Attualmente i cambiamenti climatici sono una delle sfide mondiali più urgenti dell’umanità. Ecosistemi sani – terrestri, di acqua dolce, marini e costieri – possono agire come potenti pozzi  e serbatoi di carbonio, costituendo la base della resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici. Il miglioramento della loro gestione, della loro conservazione e del loro ripristino può fare una differenza fondamentale per consentire che il mondo abbia un basso livello di carbonio, salvaguardando anche la biodiversità e favorendo lo sviluppo sostenibile. Inoltre, l’adattamento basato sugli ecosistemi aiuta a ridurre la vulnerabilità delle popolazioni agli impatti dei cambiamenti climatici, offrendo dei co-benefici significativi per le comunità locali. I cambiamenti climatici esacerbano la sfida delle specie esotiche invasive. L’Accordo di Parigi riconosce il valore di questi servizi ecosistemici e l’importanza di garantire l’integrità di tutti gli ecosistemi, compresi gli oceani e la protezione della biodiversità.
Soluzioni
L’Accordo di Parigi conferma che la comunità mondiale adesso riconosce la realtà dei cambiamenti climatici, i loro impatti attuali e quelli prevedibili e la dura condizione delle emissioni che, provenienti da varie fonti, devono essere ridotte, in accordo con le prescrizioni scientifiche per rispondere agli obiettivi prefissati. Le soluzioni basate sulla natura, come le aree protette, sono ampiamente riconosciute come una componente essenziale per un approccio globale per l’adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici. a all’attenuazione dei loro effetti. Il ripristino delle foreste e delle torbiere ne sono un esempio. Il ripristino delle foreste e torbiere sono esempi di tali soluzioni. Affinché l’Accordo di Parigi abbia successo, bisogna costruire la fiducia in tutta la gamma delle parti interessate, soprattutto dei popoli autoctoni e delle donne delle comunità locali, perché siano coinvolti direttamente nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. In tal senso, i contributi della comunità della conservazione sono vitali, fornendo le soluzioni che riducono le emissioni, aiutando le comunità umane vulnerabili ad adattarsi, gestendo gli impatti sulle specie autoctone, rafforzando le misure di biosicurezza per il controllo e l’eradicazione delle specie esotiche invasive e producendo co-benefici per la sostenibilità.

Alziamo le vele
L’entità dell’impronta ecologica umana è tale che i sistemi che supportano la vita naturale dell’ “Isola Terra” sono prossimi al punto di rottura, mettendo in pericolo il benessere e la resilienza di tutta la vita. Le comunità lottano in tutto il mondo per salvaguardare ciò che è più prezioso per la natura e la cultura. Le forze del cambiamento possono sembrare inarrestabili.
La situazione è urgente e occorre trasformare in audacia le nostre aspirazioni, la forza dei nostri sforzi e il peso dei nostri investimenti. Gli ambientalisti, agendo con responsabilità e solidarietà per il nostro pianeta, offrono soluzioni ad alcune delle sfide ambientali più urgenti del nostro tempo.
Le soluzioni basate sulla natura hanno dimostrato – in molti contesti, sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo – che potrebbero ridurre le emissioni di gas erra, aiutare le comunità ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici, ridurre il rischio di disastri naturali e sostenere i mezzi di sussistenza sostenibili.
Le aree protette connesse, sia a terra che in mare sono, se gestite e governate correttamente, sono rifugi per la biodiversità e offrono una serie incredibile di benefici alla popolazione. I servizi ecosistemici di queste aree protette contribuiscono alla salute e al benessere umano.
I nostri problemi sono complessi, i nostri valori vengono messi in discussione e il futuro è incerto. Sono  necessari forti partenariati per implementare la conservazione alle scale richieste. Dobbiamo ampliare e approfondire il dialogo globale per comprendere il nostro rapporto con la natura,  motivare l’azione collettiva in modo che le soluzioni basate sulla siano eque, giusta e sostenibili. La comunità della conservazione affronterà queste sfide, incoraggiata dalla creatività della fantasia umana, rafforzata dalla scienza e dalla conoscenza tradizionale e ispirata dall’ “Aloha ‘Āina“.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.