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Agroecologia: il ruolo del cibo contro la crisi climatica

Nel corso del III Forum Agroecologia Circolare, Legambiente  ha presentato la sua road map per la creazione di un nuovo modello agroalimentare che ponga al centro la sostenibilità ambientale delle filiere, l’innovazione, la ricerca e la cura del territorio, e 10 azioni su cui occorre accelerare da qui ai prossimi anni, a partire dal maggiore impegno del Governo nella definizione di un adeguato el Piano Strategico Nazionale (PSN) sulla PAC che dovrà essere inviato alla Commissione UE entro il 31 dicembre e che ad oggi, secondo l’Associazione ambientalista, non sta andando nella giusta direzione.

La transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica passano anche attraverso un’agricoltura sostenibile e di qualità. Per questo è fondamentale creare un nuovo modello agricolo ed economico sostenibile e innovativo, capace di affrontare le sfide attuali e rispondere in maniera adeguata ai consumatori che chiedono sempre di più prodotti più sani e di qualità. Ma l’Italia è in forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei nella definizione di un Piano Strategico Nazionale per l’agricoltura (PSN), e deve accelerare su questo fronte.

È questo l’appello lanciato il 25 novembre 2021 da Legambiente in apertura del III Forum nazionale Agroecologia Circolare, organizzato a Roma dall’Associazione ambientalista, con il patrocinio del MiTE e della Regione Lazio, trasmesso in diretta streaming, nel corso del quale è stata presentata la road map sull’agroecologia al 2030 che ha al centro 4 temi chiave – sostenibilità ambientale delle filiere, innovazione, ricerca, cura del territorio – e 10 azioni su cui occorre accelerare da qui ai prossimi anni.
In particolare sarà fondamentale innalzare l’asticella:
– potenziando la diffusione della produzione biologica per ridurre l’uso dei pesticidi;
– creando dei biodistretti 
punto di svolta strategico per la transizione ecologica dell’intero comparto agroalimentare;
– replicando sul territorio le buone pratiche agronomiche;
– tutelando la biodiversità;
– garantendo la fertilità del suolo. 

Sarà poi importante
tagliare la dipendenza dalle fonti fossili utilizzando le rinnovabili (dal solare termico, al fotovoltaico, fino alla produzione di biogas e bio-metano);
– incentivare l’agrivoltaico come strumento per sviluppare energie rinnovabili abbinandolo in modo sinergico alle tecniche colturali, senza consumare suolo e nell’ottica della multifunzionalità;
contrastare gli sprechi idrici ed energetici (sia attraverso buone pratiche colturali e sistemi di microirrigazione che attraverso l’uso di acque reflue civili depurate sia attraverso gli impianti agrivoltaici integrati con la produzione agricola);
– spingere sull’innovazione tecnologica delle attrezzature agricole in chiave sostenibile e sulla diffusione di presidi territoriali adibiti alla formazione ed informazione degli agricoltori rispetto alle modalità tecniche di attuazione del modello agroecologico.

La road map tracciata da Legambiente invia anche un messaggio chiaro e diretto al Governo, all’indomani dell’approvazione definitiva della Politica Agricola Comune (PAC) da parte del Parlamento europeo, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023.

Secondo Legambiente, l’agroalimentare italiano, conosciuto in tutto il mondo, va accompagnato sulla strada dell’aroecologia, rispettando quanto previsto dalla Strategia europea Farm to Fork al 2030. Per questo è fondamentale che il nostro Paese dimostri, attraverso azioni e politiche agricole concrete, di voler puntare davvero sull’agroecologia, un tema peraltro dimenticato dal PNRR all’interno del quale manca purtroppo un qualsiasi riferimento puntuale e specifico.  A livello territoriale molti agricoltori stanno già percorrendo la strada dell’agricoltura sostenibile e di qualità e anche gran parte dei consumatori sono orientati su questo percorso e scelta dei prodotti, ma oltre a questo impegno dal basso è fondamentale un’azione più decisa anche da parte della politica nazionale e comunitaria.

Per questo Legambiente, oltre a tracciare la road map al 2030 sull’agroecologia, torna anche a sottolineare l’urgenza di approvare al più presto la Legge sul biologico, ancora ferma alla Camera,  un nuovo PAN (Piano di Azione Nazionale) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, e un maggiore impegno da parte dell’Esecutivo nella definizione del Piano Strategico Nazionale per l’agricoltura italiana (PSN):
destinando il 30% del budget del primo pilastro agli eco-schemi;
– ponendo l’obiettivo del 40% di superficie biologica entro il 2030;
– puntando sul sostegno mirato alle scelte agroecologiche che favoriscono la transizione
.
I PSN, che gli Stati membri devono definire e inviare alla Commissione UE entro il 31 dicembre 2021, consentiranno la gestione dell’intero blocco finanziario della PAC e non più, come ora, la sola gestione dei fondi dello Sviluppo Rurale. I PSN dovranno definire misure, azioni e priorità, attingendo da un ampio menù predisposto dalla Commissione Europea.

Il settore agricolo è responsabile di circa il 10% delle emissioni di gas serra dell’Unione europea – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente La transizione ecologica può e deve passare anche attraverso questo comparto, intraprendendo con determinazione la strada per ridurre gli input negativi chimici, idrici ed energetici e i metodi intensivi in ambito agricolo e zootecnico. Proprio l’allevamento incide per 2/3 sulle emissioni dell’intero settore: occorre favorire e incentivare gli esempi e i modelli di buone pratiche sostenibili, che pongono al centro la riduzione dei carichi emissivi, l’indipendenza mangimistica, puntando sull’approvazione di un’etichetta specifica che definisca chiaramente il rispetto del benessere animale quale indicatore ombrello per i consumatori. Siamo convinti che dall’agroecologia arrivi la ricetta per garantire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera agroalimentare. Per questo è importante che l’Italia creda e scommetta senza indugi e con coraggio in questo nuovo modello di sviluppo agricolo, avviando la riconversione ambientale e la transizione ecologica di settori produttivi cruciali, proprio a partire dal Piano Strategico Nazionale sulla PAC che ad oggi non sta andando nella giusta direzione. Occorre, inoltre, sostenere con forza la diffusione delle produzioni bio e la creazione dei biodistretti e approvare, superando i forti ritardi, la legge sul biologico. Coltivare e produrre alimenti contrassegnati dal marchio bio, rappresenta una grande opportunità per la nostra Penisola alla luce degli obiettivi del Green deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità”.

L’Italia è tra i 10 maggiori produttori di cibo biologico a livello mondiale, si colloca al 1°posto in Europa per numero di occupati nel settore con i suoi 80.000 operatori biologici e con gli attuali 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,8% della superficie agricola, circa il doppio della media europea che si attesta all’8,1%. Non solo: dal 2010, la superficie coltivata ad agricoltura biologica nel nostro Paese è aumentata di oltre il 79%, il numero degli operatori del settore di oltre il 69% e nel 2020 il mercato del biologico ha raggiunto i 6,9 miliardi, di cui 4,3 miliardi relativi al mercato interno, più che raddoppiato negli ultimi 10 anni.

I numeri parlano chiaro e ci stimolano ad alzare ancora di più l’asticella, sollecitando i decisori politici nazionali e comunitari a mettere in atto politiche incentivanti – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente In particolare a livello europeo, le strategie europee Farm to Fork e Biodiversità chiariscono in modo evidente gli obiettivi da raggiungere entro il 2030: dalla riduzione del 50% dei pesticidi, del 20% dei fertilizzanti, del 50% degli antibiotici, al raggiungimento del 10% delle aree agricole destinate ai corridoi ecologici per tutelare la biodiversità. Occorre anche una sempre maggiore attenzione ai reati che l’agromafia continua a perpetrare in alcune zone del nostro Paese. Infine per mettere in atto una vera transizione occorre sanare due criticità: il fenomeno dell’abbandono delle terre coltivate (5,4 milioni di ettari perduti negli ultimi 20 anni, pari alle superfici di Liguria, Piemonte e Lombardia messe insieme) e la mancanza di giovani agricoltura (in Europa, il 56% degli agricoltori ha più di 55 anni, mentre solo il 6% ne ha meno di 35). L’agricoltura è un settore strategico per la Penisola e per l’intera Unione, da qua passa il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno. Serve che ciascuno faccia la propria parte, tenendo sempre presente che le nostre scelte alimentari sono responsabili del 37% delle emissioni globali di gas serra”.

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