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Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile: obiettivi e proposte

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In occasione di “Habitat III” (Quito, 17-20 ottobre 2016), la Conferenza ONU per orientare le politiche urbane globali per il prossimo ventennio, il nostro Paese trasmise il suo “Habitat III. Italy’s National Report”, con la descrizione delle peculiarità delle nostre aree urbane e delle trasformazioni in atto, attraverso l’approfondimento di ambiti tematici capaci di restituire significativamente la complessità del sistema insediativo italiano e fornire un utile supporto per le scelte strategiche che si vorranno intraprendere per lo sviluppo delle nostre città e per la costituzione, appunto, di una Agenda urbana nazionale.

In questo contesto, coordinare le politiche urbane per “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”, come previsto dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile. 11 dell’Agenda 2030 dell’ONU, è il fine della proposta di Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile, pubblicata il 14 marzo 2018 dall’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che riunisce 185 tra le più importanti organizzazioni, istituzioni e reti, e dal Centro nazionale di studi per le politiche urbane (Urban@it), un’associazione a cui aderiscono numerose Università italiane e la Società Italiana degli Urbanisti.

Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile nasce da un processo complesso. Il gruppo di lavoro dell’ASviS che ha elaborato il documento è stato composto nelle diverse fasi da 53 ricercatori e rappresentanti dei 31 enti e associazioni che ne fanno parte. Dal 29 maggio al 10 settembre 2017 una bozza del documento è stata sottoposta a Consultazione e sulla base delle proposte emerse, e con gli aggiornamenti necessari, è stata elaborata la versione definitiva coordinata da Walter Vitali, con la collaborazione di Giovanni Fini e Gianluigi Bovini.

Agenda Urbana, mostra come i Sindaci possano trarre ispirazione dall’Agenda 2030 per affrontare in modo coordinato problemi cruciali delle nostre città, dalla lotta alla povertà all’efficienza energetica, dalla mobilità sostenibile all’inclusione sociale.

In particolare, adottando gli indicatori Eurostat sul grado di urbanizzazione e legando i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 ai 12 temi prioritari dell’Agenda urbana per l’Unione Europea, il documento illustra, come le amministrazioni delle città, e specialmente delle città metropolitane, possano utilizzare la ricerca della sostenibilità economica, sociale e ambientale come quadro di riferimento per gestire le politiche di loro competenza in modo innovativo, superando quelle logiche settoriali che spesso caratterizzano gli interventi, pur utili per migliorare la qualità della vita dei cittadini, realizzati sul medesimo territorio da soggetti diversi.

Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile si articola in tre capitoli.

Il primo mostra la necessità che il Governo definisca, in collaborazione con gli enti locali, una Agenda urbana nazionale basata sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e su target quantitativi definiti per le aree urbane. In questo modo, sarebbe possibile definire un’articolazione urbana della “Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”.

Il secondo capitolo richiama le varie definizioni di territorio urbano e motiva la scelta di utilizzare la definizione dell’Eurostat basata sul “grado di urbanizzazione” (Degree of urbanisation), la quale consente di superare le classiche separazioni tra grandi e piccole città.

Il terzo capitolo è articolato in paragrafi corrispondenti ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, per ognuno dei quali vengono individuate le corrispondenze con i 12 temi prioritari dell’Agenda urbana per l’Unione Europea (il cosiddetto “Patto di Amsterdam”) e con gli obiettivi della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Per ogni Obiettivo vengono illustrati i target internazionali, la posizione attuale dell’Italia, gli obiettivi nazionali (sono 23) e le azioni necessarie per raggiungerli.

Agenda Urbana per lo sviluppo sostenibile non solo rappresenta una straordinaria fonte di dati per chi vuole valutare lo stato delle città del nostro Paese rispetto agli obiettivi sui quali l’Italia si è impegnata in sede internazionale, ma soprattutto propone uno strumento di lavoro concreto al Governo, alle amministrazioni locali e alle organizzazioni della società civile che operano, spesso a fianco di queste ultime, per rendere migliori le nostre città.

Ecco alcuni esempi su temi particolarmente sentiti dai cittadini.

Per quanto riguarda la qualità dell’aria, il 20,1% della popolazione urbana italiana nel 2014 era esposto a concentrazioni eccessive di polveri sottili (Pm 2,5 e Pm 10), al di sopra delle media delle città della UE che nel 2013 era stato del 15,9%. Nello stesso anno l’Italia aveva il più alto numero di morti premature correlate al Pm 2,5 (quasi 59.630) e agli altri inquinanti atmosferici come l’ozono e il biossido d’azoto. L’Agenda propone entro il 2025 come obiettivo per le aree urbane il rispetto del limite massimo stabilito dall’OMS per il particolato sottile (2,5 µg/mc, più restrittivo di quello europeo).

Le azioni suggerite per raggiungerlo sono:
a) un Piano di azione nazionale integrato che coinvolga i trasporti, gli impianti di riscaldamento delle abitazioni, l’industria e le infrastrutture verdi;
b) la concertazione interistituzionale con il Tavolo per la qualità dell’aria al Ministero dell’Ambiente;
c) il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio locale;
d) gli interventi coordinati sull’hot spot della Pianura Padana.

La situazione dell’Italia per la povertà e l’esclusione sociale è peggiore della media europea, con 3 milioni di persone in tali condizioni in più rispetto al 2008, mentre l’obiettivo nazionale della Strategia Europa 2020 è la loro riduzione di 2,2 milioni.
L’Agenda propone come obiettivo per le aree urbane, 1,7 milioni di persone in tali condizioni in meno rispetto al 2008 entro il 2025, in modo da contribuire al raggiungimento dell’obiettivo nazionale della Strategia Europa 2020 con soli cinque anni di ritardo, il che comporta comunque uno sforzo straordinario per ridurre di 5,2 milioni le persone in tali condizioni rispetto al 2016.

Le azioni suggerite per raggiungerlo sono:
a) l’attuazione della legge che introduce il Reddito di inclusione (REI), assicurando l’omogeneità tra nord e sud;
b) lo sviluppo del welfare locale come fondamentale pilastro complementare;
c) il Piano nazionale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale come previsto dalla legge di stabilità per il 2016;
d) la valutazione dell’efficacia del nuovo sistema di interventi.

L’ultimo esempio riguarda le abitazioni.
La popolazione in condizione di grave disagio abitativo nelle città italiane era l’11,3% nel 2015 mentre la media europea era del 5,2%.L’obiettivo per le città è portare al di sotto del 4% la popolazione in condizione di grave disagio abitativo entro il 2030, riducendola di 2/3 rispetto al 2015.

Le azioni suggerite per raggiungerlo sono:
a) un Piano strategico per le città italiane (6-10 anni), come evoluzione dell’esperienza dei bandi per le periferie;
b) una Strategia nazionale per la rigenerazione urbana e le periferie per gli aspetti sociali, di sicurezza e di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente;
c) maggiori risorse per il Piano casa (legge n. 80 del 2014);
d) attuazione dell’accordo Governo-Anci per l’accoglienza dei rifugiati.

Quelli proposti dall’Agenda sono obiettivi ambiziosi e ai quali il sistema dei Comuni guarda con attenzione, anche a partire da un patrimonio di pratiche ed esperienze che possono contribuire al perseguimento di essi – sottolinea nell’introduzione Antonio Decaro, Sindaco di Bari e Presidente dell’ANCI – Dal contrasto alla povertà all’efficienza energetica, dalla cultura alla mobilità sostenibile gli enti locali sono quotidianamente in prima fila nella produzione di servizi e politiche orientati verso la sostenibilità”.

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