Anche se il ddl concernente la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico non ha potuto concludere il suo iter per la fine della legislatura, non c’è dubbio che l’argomento deve essere ripreso e regolamentato più ampiamente perché dalla ricetta medica la cannabis si sta diffondendo anche a livello alimentare e persino cosmetico, generando un business in continua espansione.
di Nicoletta Canapa
Il d.d.l. “Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico”, approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso autunno, ma che non ha potuto concludere il suo iter per la fine anticipata della legislatura, non intendeva di certo legalizzare la marijuana e far diventare le nostre città come Amsterdam, come qualcuno in maniera semplicistica potrebbe credere o far credere.
L’obiettivo era, bensì, di “garantire l’equità nell’accesso a medicinali vegetali a base di cannabis da parte dei pazienti mediante la fissazione di criteri uniformi sul territorio nazionale, a promuovere la ricerca scientifica sui possibili ulteriori impieghi della cannabis a uso medico nonché a sostenere lo sviluppo di tecniche di produzione e trasformazione della cannabis, per semplificare le modalità di assunzione dei medicinali a base di cannabis da parte dei pazienti”.
I benefici dei medicinali a base di cannabis sono oggi universalmente riconosciuti dalla scienza medica: “Riteniamo sia assolutamente necessario non solo esporre chiaramente lo stato attuale, ma proporre anche lo sviluppo del programma di ricerca scientifica all’interno della medicina, alla luce delle evidenti prove”.
Così si è espresso qualche giorno fa, Victor Novack, Professore dell’Università Ben-Gurion, in Israele all’interno del numero speciale dell’European Journal of Internal Medicine.
A supporto della sua tesi c’è lo studio condotto su 2.970 pazienti affetti da cancro, sottoposti a trattamento cannabinoide fra il 2015 ed il 2017. I due principali disturbi che Novack avrebbe voluto alleviare erano il dolore e problemi connessi al sonno: grazie alla cannabis terapeutica ben il 95,9% dei pazienti ha riportato sensibile miglioramento delle loro condizioni mediche.
“Il nostro studio dimostra che l’uso terapeutico della cannabis è sicuro ed efficace – ha sottolineato Nowack – Forse l’uso della cannabis potrebbe diminuire quello di altre prescrizioni mediche, inclusi gli oppioidi”.
Il ricercatore è convinto che solo attraverso una severa raccolta di dati utili allo studio scientifico, si potranno avere tutte le carte in regola per pretendere una normativa tanto seria quanto efficace.
“Il nostro obiettivo finale – ha concluso Novack – dovrebbe essere quello di stabilire scientificamente l’esatto ruolo dei prodotti derivati dalla cannabis terapeutica”.
I trattamenti terapeutici di cannabis potrebbero essere utilizzati anche in Italia, qualora si decidesse di riprendere subito in questa nuova legislatura il ddl inopinatamente rimasto fermo in Commissione al Senato.
Il loro uso potrebbe essere consentito anche per curare l’emicrania cronica, l’anoressia nervosa e la sindrome di Tourette, oltre che in chemioterapia, come hanno potuto constatare gli inviati del noto programma televisivo “Le Iene”. C’è da ricordare, tuttavia, che sin dal 2015 per patologie conclamate era possibile fare ricorso ad alcuni grammi di cannabis terapeutica, ma non in tutte le Regioni veniva consentito l’acquisto di preparati galenici contenenti THC (tetraidrocannabinolo), ovvero il principio attivo della cannabis.
“Nel 2017 abbiamo coltivato e distribuito a ospedali e farmacie circa 100 chili di cannabis [cfr: “La marijuana in farmacia”, di Monica Bogliardi su “Grazia”, Ed. Mondadori, n. 51 del 7 Dicembre 2017] – ha dichiarato Antonio Medica, farmacologo nonché colonnello dello Stabilimento Militare di Firenze, unico autorizzato a produrre cannabis terapeutica, e che con l’art. 18 quater del Decreto Fiscale del 16 ottobre scorso, ha ricevuto ulteriori finanziamenti proprio per far fronte alle richieste.
Infatti, se nel 2015 l’impianto fiorentino era chiamato a rispondere a una domanda di appena 50 chili di cannabis all’anno, nel giro di pochissimi anni la richiesta si è duplicata.
A questo punto sorge spontanea la domanda: “Quanto costa la cannabis farmaceutica?”
Comprarla dall’estero costa almeno 15 euro al grammo, mentre produrla in Italia appena 6,88 euro. Il costo finale nelle farmacie italiane non arriva a 10 euro al grammo.
Come è comprensibile non esiste ad oggi un dato ufficiale sul numero di consumatori di cannabis, ma la stima si aggira attorno ai 20 mila pazienti, e non di clienti, bisogna parlare se si tratta della cannabis che sta registrando un boom anche a livello commerciale.
L’incremento dei negozi per gli amanti della canapa nell’arco di una dozzina di anni è pari al 300%, ed alla luce della vigente normativa e di quella attesa non può che essere destinato ad aumentare. Dal 2005 al 2017 i negozi che forniscono legalmente cannabis e prodotti da essa derivati sono in costante aumento, di pari passo con la sensibilizzazione verso quella che viene tuttora confusa con “marijuana”.
Siccome in Italia la cosiddetta “cannabis ricreativa” ovvero quella i cui livelli di thc sono troppo elevati per poterne fare un uso medico, continua ad essere illegale, si è registrato un incremento dell’utilizzo della cannabis light.
Sospendendo il giudizio etico, è innegabile che il growshop costituisca ad oggi un vero e proprio business. Smantellando quello che fino a ieri veniva visto come un tabù, la rivista “Dolce Vita” ha censito 400 negozi in tutta Italia legati alla cannabis. Ma non è tutto: dall’utilizzo farmaceutico si è presto passati alla sfera alimentare (tisane, biscotti, pasta, farina) fino a quella cosmetica.
“I growshop non sono semplici attività commerciali. Oggi rappresentano dei punti di riferimento per gli amanti della cultura della canapa e dei veri e propri hotspot antiproibizionisti – ha commentato il Direttore Editoriale della rivista Matteo Gracis – Nel 2015 l’ISTAT ha documentato oltre 4 milioni di consumatori in Italia, è il momento di regolarizzare un settore che esiste. Sono i negozianti a chiedere leggi precise e chiare sui prodotti da commercializzare, meno bufale e fake news sul mondo della canapa e possibilità di lavorare senza pregiudizi”.
Fa bene alla salute, non è nociva e gli studi scientifici finora condotti non solo non hanno riscontrato controindicazioni, ma sono sempre più fermi nel richiederne una rapida legalizzazione medica.
Un mondo, quello della cannabis, che continua dunque a necessitare di una propria regolarizzazione, soprattutto nel rispetto dei pazienti che ne hanno davvero bisogno, pena il trionfo di pregiudizi e ipocrisie, a scapito di quello che potrebbe essere definito senza indugi come il farmaco naturale per eccellenza.
In copertina: La coltivazione della cannabis per scopi terapeutici (Fonte: AFP/La Stampa)