Acqua Cambiamenti climatici

AEA: l’Italia ha il più alto numero di popolazione a rischio di alluvioni

AEA Italia rischio alluvioni

La pianura alluvionale è l’area accanto al letto di un fiume che è più o meno frequentemente ricoperta di acqua che tracima durante le elevate portate dei corsi adiacenti, mentre le zone umide (wetland) sono tipi particolari di pianure alluvionali.

Trattenendo le acque, le pianure alluvionali possono attenuare gli effetti delle precipitazioni abbondanti e, in questo modo, proteggere dai danni provocati dalle inondazioni le attività economiche e le comunità che si trovano più a valle.

Un tempo, queste pianure occupavano ampie distese lungo i fiumi europei, ma oggi ne rimangono solo delle porzioni sotto la continua pressione dello sprawl urbano, dello sviluppo infrastrutturale, dell’agricoltura. In Europa, più del 90% delle pianure alluvionali sono andate perdute nel corso dei secoli passati o non sono più in grado svolgere servizi quali il funzionamento degli ecosistemi naturali, riduzione dei rischi delle alluvioni e habitat che offrono un’elevata biodiversità.

Un nuovo rapporto, pubblicato il 26 gennaio 2016 dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), attingendo alla banca dati europea delle inondazioni verificatesi tra il 1980 e il 2010, mette a fuoco il ruolo delle pianure alluvionali di protezione dalle alluvioni, di gestione delle acque, di salvaguardia della natura o dell’agricoltura, e l’impatto delle alterazioni idromorfologiche sui servizi ecosistemici forniti, con l’obiettivo di supportare la Direttiva UE sulle Alluvioni (2007/60/CE).

In particolare, “Flood risks and environmental vulnerability – Exploring the synergies between floodplain restoration, water policies and thematic policies” analizza gli impatti ambientali e come questi possano essere correlati alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici e alla riduzione del rischio di catastrofi. Inoltre, mostra le sinergie tra gestione delle risorse idriche, conservazione della natura e sviluppi economici sia sul campo che a livello politico.

Il ripristino di ecosistemi sani, ad esempio attraverso le reti Natura 2000, costituisce spesso un modo molto efficace per prevenire e mitigare le inondazioni. Anche quando per proteggere le comunità da alluvioni “pesanti” sono necessarie difese, come le dighe, tali misure dovrebbero essere integrate con soluzioni a lungo termine legate alla natura, come il ripristino della pianura alluvionale. Attraverso il “greening the grey” (rinverdire il grigio) e le reti di infrastrutture verdi, i livelli di protezione necessari possono essere abbinati a una perdita minima di habitat e a una buona conservazione dei servizi ecosistemici.

Ecco di seguito alcuni risultati chiave del Report.
– Tra il 1980 e il 2010, 37 Paesi europei hanno registrato un totale di 3.563 alluvioni, con un picco nel 2010 (321), quando sono stati colpiti 27 Paesi, soprattutto quelli dell’Europa centrale, tra i mesi di maggio e giugno.

– Sulla base delle segnalazioni pervenuta da 9 Paesi (Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Romania e Slovenia), è stata costruita la mappa della popolazione che vive nelle aeree alluvionali da cui si evince che è l’Italia il Paese che ha il numero più elevato di popolazione soggetta a rischio di inondazioni (6,7 milioni di persone, l’11% della popolazione), mentre l’Ungheria ha la più alta percentuale sul totale della popolazione (18% della popolazione).

– I danni previsti per le inondazioni annuali possono aumentare di 5 volte al 2050, rispetto al periodo 1985-2013, e fino a 17 volte al 2080, con la quota principale (70-90%) attribuibile allo sviluppo socio-economico come aumenta il valore economico dei beni nelle pianure alluvionali, e il resto (10-30%) ai cambiamenti climatici.

– Le future “pesanti” inondazioni potrebbero spingere a misure di adattamento delle infrastrutture, con soluzioni volte al ripristino degli ecosistemi, con soluzioni basate sulla natura e infrastrutture verdi, che sono, in molti casi, fondamentali per garantire un approccio vantaggioso in termini di costi rispetto ad uno scenario incerto, ritardando o evitando i blocchi di costruzione delle solite infrastrutture di gestione delle acque. Nel rapporto si rileva, inoltre, che, anche se le strategie per la gestione del rischio di alluvione richiedono misure specifiche per le situazioni locali, utilizzando un approccio di bacino idrografico, si evita di trasmettere conseguenze negative più a valle.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.