Il Rapporto sugli impatti e la vulnerabilità dell’Europa per effetto dei cambiamenti climatici che l’Agenzia Europea dell’Ambiente redige ogni 4 anni, indica che molte aree sono destinate a subire danni sempre più pesanti, sia in termini economici che di salute umana e benessere, con la regione Mediterranea e quella sud-orientale indicate tra quelle più vulnerabili.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 25 gennaio il suo primo Rapporto del 2017 che analizza, sulla base di indicatori del passato, gli impatti dei cambiamenti climatici in corso sulla società e sugli ecosistemi dell’Europa.
“Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016” è il quarto Rapporto sull’argomento che viene pubblicato ogni 4 anni e quest’ultimo si propone di supportare l’attuazione della Strategia di adattamento dell’UE (2013) e il processo della sua revisione prevista per il 2018.
“I cambiamenti climatici continueranno per molti decenni a venire – ha affermato il Direttore esecutivo dell’AEA, Hans Bruyninckx – La portata dei futuri cambiamenti climatici e i loro impatti dipenderanno dall’efficacia di attuazione dei nostri accordi globali per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, come pure dall’esserci assicurati di aver intrapreso le giuste strategie e politiche di adattamento in grado di ridurre i rischi correlati agli eventi climatici estremi sia attuali che previsti“.
Secondo il Rapporto, i cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto ad ampio spettro sugli ecosistemi, sull’economia e sulla salute umana e il benessere in Europa, mentre si annunciano continui record per le temperature globali ed europee, sull’innalzamento del livello dei mari e della riduzione della banchisa artica. Il regime delle precipitazioni cambia, distribuendo una maggiore quantità di piogge nelle regioni già umide e provocando siccità nelle regioni che già avevano uno scarso apporto pluviometrico. I volumi dei ghiacciai e del manto nevoso stanno diminuendo, mentre stanno aumentando in frequenza ed intensità in molte regioni gli eventi climatici, come ondate di calore, intense precipitazioni e prolungate siccità.
Tutte le regioni d’Europa sono vunerabili ai cambiamenti climatici, ma alcune regioni sperimenteranno effetti più pesanti rispetto ad altre. L’Europa meridionale e quella sud-orientale, sono destinate a diventare aree critiche, in quanto si prevede che dovranno affrontare il maggior numero di effetti negativi. Queste regioni stanno già sperimentando forti aumenti degli eventi estremi per quanto attiene alle all’aumento delle temperature e alla diminuzione delle precipitazioni e delle portate dei fiumi, accrescendo il rischio di siccità più gravi, di riduzione dei raccolti, di perdita di biodiversità e di incendi boschivi. Le ondate di calore più frequenti e i cambiamenti nella distribuzione delle malattie infettive sensibili al clima dovrebbero far aumentare i rischi per la salute umana e il benessere.
Anche le zone costiere e le pianure alluvionali nelle regioni occidentali d’Europa sono aree critiche dal momento che devono fronteggiare un aumento del rischio di inondazioni determinate dall’innalzamento del livello del mare e da un probabile incremento delle forti mareggiate. I cambiamenti climatici stanno provocando anche notevoli mutamenti degli ecosistemi marini a causa dell’acidificazione degli oceani, del riscaldamento e dell’espansione delle dead zone per la riduzione dell’ossigeno.
Gli ecosistemi e le attività umane nelle aree dell’Artico saranno fortemente influenzate dall’aumento particolarmente rapido delle temperature dell’aria e del mare e dal conseguente scioglimento del ghiaccio sia a terra che in mare.
lo scioglimento associato di terra e di mare di ghiaccio.
Quantunque in alcune regioni potrebbero verificarsi alcuni effetti positivi, come il miglioramento delle produzioni agricole nelle aree dell’Europa settentrionale, in generale gli impatti saranno negativi.
Gli ecosistemi e le aree protette di tutta Europa sono sotto pressione per l’impatto dei cambiamenti climatici e di altri fattori, quali il cambio d’uso dei suoli. Il Rapporto sottolinea che gli impatti dei cambiamenti climatici sono una minaccia per la biodiversità sia a terra che nei mari. Molte specie animali e vegetali stanno mostrando cambiamenti del loro ciclo di vita e stanno migrando verso nord e ad altitudini più elevate, mentre diverse specie invasive si sono insediate o hanno ampliato il loro raggio d’azione. Le specie marine, inclusi gli stock ittici commercialmente più importanti, stanno migrando verso nord.
Questi cambiamenti influenzano i vari servizi ecosistemici e alcuni settori economici come l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca.
I principali effetti dei cambiamenti climatici sulla salute sono legati ad eventi meteorologici estremi, alle variazioni nella distribuzione delle malattie sensibili al clima e alle mutate condizioni ambientali e sociali. Le inondazioni alluvionali e lungo le fasce costiere hanno colpito milioni di individui in Europa negli ultimi dieci anni. Gli effetti sulla salute sono ferite, infezioni, esposizione ai rischi chimici e conseguenze per la salute mentale. Le ondate di calore sono diventate più frequenti e intense, provocando decine di migliaia di morti premature in Europa. Questa tendenza dovrebbe aumentare e intensificarsi, se non fossero intraprese adeguate misure di adattamento. La diffusione di alcune specie di zecche, della zanzara tigre asiatica e di altri vettori di malattie fa aumentare il rischio della malattia di Lyme, di encefalite da zecche, della febbre del Nilo occidentale, della dengue, chikungunya e leishmaniosi.
I costi economici legati ai cambiamenti climatici possono essere molto elevati. Solo quelli causati dagli eventi estremi del clima che cambia sono costati ai Paesi membri dell’UE oltre 400 miliardi di dollari dal 1980 ad oggi, mentre le stime disponibili dei futuri costi considerano solo alcuni settori e indicano una notevole incertezza. Comunque, i costi dei danni previsti per i cambiamenti climatici sono più alti nella regione del Mediterraneo. L’Europa subisce anche gli effetti dei cambiamenti climatici che si verificano al di fuori dell’Europa sui commerci, nelle infrastrutture, sui rischi geopolitici e di sicurezza e sui flussi migratori.
L’inclusione nelle politiche delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici è attualmente in corso, ma può essere ulteriormente migliorata. Altre possibili ulteriori azioni comprendono il miglioramento della loro coerenza tra i diversi settori di intervento e i livelli di governo (UE, transnazionale, nazionale e sub-nazionale), una gestione adattativa più flessibile, la combinazione delle soluzioni tecnologiche e approcci basati sugli ecosistemi e su misure “soft”.
Lo sviluppo e l’utilizzo di servizi di adattamento al clima sono in aumento in Europa. Il miglioramento della conoscenza sarebbe utile in vari settori, per esempio, sulle valutazioni di vulnerabilità e rischio a diverse scale e in materia di monitoraggio, rendicontazione e valutazione delle azioni di adattamento, dei loro costi e benefici e delle sinergie e delle integrazioni con le altre politiche.