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Violenza contro le donne: aumenta con il Covid quella in famiglia

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), la Campagna UNiTE del Segretario ONU si prefigge di aumentare il livello di consapevolezza pubblica, nonché la volontà politica e le risorse a disposizione per contrastare il fenomeno che, soprattutto nell’ambito domestico, ha avuto un’impennata nel contesto della convivenza forzata imposta dalle misure di contenimento della pandemia.

Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (International Day for the Elimination of Violence against Women), adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con risoluzione del 17 dicembre 1999, che ha definito la violenza contro le donne qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca, o che possa comportare come risultato, un danno o una sofferenza fisica e psicologica per le donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che si verifichi nella vita pubblica o privata”.

La data del 25 novembre è stata adottata, ufficializzando di fatto quella che era stata scelta da un gruppo di donne attiviste che, riunitesi nell’Incontro Femminista Latino-americano e dei Carabi (Bogotà, 1981), avevano voluto ricordare il giorno del brutale assassinio nel 1960 delle 3 sorelle Mirabal, tenaci oppositrici del regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

La Giornata rappresenta un momento di riflessione, di dibattito e di impegno sul tema, per azioni concrete di contrasto agli atti di violenza e di maltrattamenti di cui le donne sono vittime in tutto il mondo.

Le conseguenze negative sulla salute psicologica, sessuale e riproduttiva della violenza di genere affliggono le donne in tutte le fasi della loro vita. Ad esempio, gli svantaggi educativi precoci non rappresentano solo l’ostacolo principale all’istruzione universale e al diritto all’istruzione per le ragazze, ma sono anche responsabili della limitazione dell’accesso all’istruzione superiore e si traducono persino in opportunità limitate per le donne nel mercato del lavoro.

Sebbene la violenza di genere possa colpire chiunque, ovunque, alcune donne e ragazze sono particolarmente vulnerabili, ad esempio ragazze e donne anziane, donne che si identificano come lesbiche, bisessuali, transgender o intersessuali, migranti e rifugiate, donne indigene e minoranze etniche, o donne e ragazze con l’AIDS e disabilità e quelle che vivono crisi umanitarie.

La violenza contro le donne continua a essere un ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo, della pace e al rispetto dei diritti umani delle donne e delle ragazze. In definitiva, il principio base degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030 “nessuno venga lasciato indietronon può essere affermato senza porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze.

Nel corso del 2020, il Covid-19 ha avuto gravi ripercussioni sulle nostre vite in molti modi, in particolare su bambine e ragazze, e ha provocato ripercussioni anche sul fenomeno della violenza contro le donne. Da quando sono iniziate le misure di blocco e isolamento che impongono convivenze forzate, i dati e le segnalazioni di gruppi e associazioni che sono in prima linea nel contrasto al fenomeno, ma anche le notizie riportate dai media, indicano che sono aumentate tutte le forme di violenza contro donne e ragazze, soprattutto quelle all’interno dell’ambiente familiare.

Secondo UN Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne (United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women ) che lavora per favorire il processo di crescita e sviluppo della condizione delle donne e della loro partecipazione pubblica, le richieste di assistenza alla violenza contro le donne sono aumentate fino a cinque volte nelle prime settimane della pandemia. Per ogni 3 mesi di ulteriore blocco si prevede che altri 15 milioni di donne saranno colpite da forme di violenza.

In Italia, secondo l’Istat, durante il lockdown della scorsa primavera sono state 5.031 le telefonate valide al numero 1522 anti violenza e stalking, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019

Nel contesto del Covid-19 che mette a dura prova i servizi sanitari e ospedalieri, altrettanto la pandemia “ombra” della violenza contro le donne si ripercuote sui servizi di contrasto al fenomeno come i centri antiviolenza, le case rifugio e i numeri di emergenza, che non sono più in grado di rispondere all’aumento dei casi e che devono, quindi, essere potenziati come le altre strutture di contrasto al Covid-19.

Per questo il tema 2020 della Campagna del Segretario delle Nazioni Unite “UNiTE” che si prefigge di aumentare il livello di consapevolezza pubblica, nonché la volontà politica e le risorse a disposizione per eliminare la violenza contro le donne, è “Orange the World: Fund, Respond, Prevent, Collect!” , volto a fornire un aiuto concreto a tutti coloro che concorrono ad aiutare le vittime della violenza di genere.

Il 25 novembre 2020 è anche l’Orange Day che come le precedenti edizioni segna la data del lancio di 16 giorni di sensibilizzazione che si concluderà il 10 dicembre 2020 Giornata per i Diritti Umani”, proprio per sottolineare il fatto che la violenza contro le donne è una vera e propria violazione dei diritti umani.

Oltre alla colorazione “orange” che assumeranno i principali punti di riferimento pubblico e gli edifici iconici per ricordare la necessità di un futuro senza violenza contro le donne, quest’anno la maggior parte degli eventi si svolgeranno in digital e la condivisione sui più diffusi social network di pensieri e immagini, utilizzando gli hashtag: #GenerationEquality #orangetheworld # 16days e #spreadtheword.

Sul sito di UN Women sono stati postati, inoltre, i 10 modi per aiutare a porre fine alla violenza contro le donne, anche durante la pandemia.

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