Agli Stati Generali della Green Economy (Fiera di Rimini, 8-9 novembre 2022), all’interna della Relazione sullo Stato della Green Economy, sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta da EY Italia, in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, su come le imprese italiane percepiscono e stanno attuando la transizione ecologica.
Più di 8 imprese italiane su 10 (83%) ritiene necessaria la transizione ecologica come cambiamento basilare per superare le crisi ambientali ed economiche attuali.
È uno dei dati più significativi che emergono dall’indagine “Progettando la transizione. Come si stanno trasformando le imprese italiane”, realizzata da Ernst & Young Italia (EY), in collaborazione con Fondazione dello Sviluppo Sostenibile (FoSS), e inserita all’interno della Relazione sullo Stato della Green Economy che ha aperto i lavori della XI edizione degli Stati Generali della Green Economy (Fiera di Rimini. 8-9 novembre 2022), organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il MiTE e la Commissione europea e con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS), che quest’anno ha per tema “Le nuove sfide della transizione ecologica per le imprese italiane” Tra gli alti costi dell’energia, delle materie prime e della crisi climatica”.
La ricerca indaga sull’atteggiamento degli imprenditori in merito a potenzialità, ostacoli, aspettative, misure necessarie della transizione ecologica. La rilevazione dati è stata effettuata nel settembre 2022 da VVA S.r.l., con un campione rappresentativo di 1.000 aziende (con almeno 10 dipendenti) nei principali settori, tenendo conto della numerosità degli addetti per i settori della manifattura, delle costruzioni, dei grandi retailers (inclusa GDO), degli operatori logistici, dell’IT e dei servizi di informazione & comunicazione e infine delle utilities. La raccolta dei dati su base quantitativa si è accompagnata all’estrapolazione di dati qualitativi a partire da interviste one-to-one condotte ad Amministratori delegati o a Responsabili di sostenibilità rappresentativi di imprese appartenenti a diversi settori.
“Questa indagine documenta un quadro dell’impegno delle imprese italiane per la transizione ecologica più avanzato di quanto diffusamente si ritenga -ha affermato Edo Ronchi, Presidente della FoSS – Non mancano difficoltà e ritardi, ma il quadro complessivo che emerge è quello di un sistema delle imprese che sta affrontando la sfida della transizione ecologica come ineludibile necessità ma anche come possibile opportunità”.
Dall’indagine è emerso che il 45% delle imprese presta un ottimo livello di attenzione alla transizione ecologica, ed un altro 41% di queste ritiene di avere un livello sufficiente di attenzione. Nonostante sia quindi un tema di interesse, la direzione di queste imprese dimostra una conoscenza superficiale nel 60% dei casi, forte segnale della necessità di investire sulle competenze e sulle opportunità di formazione.
Si tratta di imprese fortemente preoccupate da alcuni fattori: i rincari energetici, le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, e le crisi economiche e sociali nel mondo. Eppure il 69% riconosce il ruolo dell’impresa come protagonista in questa transizione, e ancora più alta è la porzione che la ritiene necessario un cambiamento (83%) e che come Paese dovremmo guidarla (76%), per posizionarci nel gruppo avanzato delle economie mondiali.
Una percentuale minore delle imprese è invece più conservatrice: il 39% vorrebbe frenare la transizione, suggerendo la necessità di un percorso più graduale per preservare la competitività economica. Su queste posizioni impattano inevitabilmente i risvolti attesi in termini di business, riguardo ai quali la maggior parte delle imprese sembra aver compreso come l’avviare un percorso di transizione ecologica permetterà di allocare investimenti volti ad innovare il processo produttivo (60%) e a migliorare il posizionamento competitivo dell’azienda (51%). L’aumento dei costi di produzione rappresenta però una delle conseguenze attese dal 33% delle imprese intervistate, rendendole più caute nell’investire sulle iniziative in ambito ecologico. Si tratta di imprese fortemente preoccupate da alcuni fattori: i rincari.
Spesso proprio in ottica di controllo dei costi, oltre la metà delle imprese ascoltate si è già adoperata per utilizzare in modo efficiente materiali, acqua ed energia (55%), attività presente in modo considerevole nelle PMI. Un notevole impegno è inoltre emerso nella riduzione dei rifiuti e nel riciclo degli stessi (49%) e nell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (34%).
Risultano margini di miglioramento nel raggiungimento di un’elevata qualità ecologica dei processi e dei prodotti, attività già resa operativa solamente dal 22% delle imprese, così come il prolungamento del ciclo di vita di quest’ultimi, considerato solamente dal 25% delle aziende.
Un numero ancora ristretto di imprese si è impegnato nell’estendere la propria responsabilità lungo la filiera (20%), così come verso il territorio e la comunità (24%); quest’ultimo rappresenta però un ambito in cui molte aziende vorrebbero impegnarsi maggiormente.
Risulta invece ancora scarso l’impegno profuso per quanto riguarda la comunicazione efficace delle misure adottate, attività resa operativa solo dal 14% delle aziende, e che invece sarebbe importante anche per creare consapevolezza al di fuori dell’impresa attorno alle tematiche di sostenibilità.
“Sono soprattutto le PMI a sostenere la rilevanza della transizione ecologica, ritenuta un cambiamento necessario dall’83% delle imprese intervistate, evidenziando ancora più senso di urgenza rispetto alle grandi imprese – ha sottolineato Irene Pipola, Sustainability Consulting Leader di EY Italia – I dati emersi dall’indagine ci portano a riflettere su quanto sia concreto il bisogno di tale cambiamento, ma emerge anche quanto sia essenziale un supporto strutturale per le imprese più piccole, che non potrebbero contare solo sul ritorno degli investimenti nel muoversi verso questa trasformazione. Infatti, il 42% delle imprese che hanno già avviato il processo di transizione ecologica dichiara di non aver ancora percepito alcun vantaggio, e questo è accaduto più frequentemente nelle imprese di dimensioni minori”.
È interessante notare come ai vari stadi evolutivi delle imprese corrispondano diverse priorità riguardo le aree di intervento.
Le imprese Advanced (45%), che stanno già utilizzando risorse per affrontare progetti operativi di transizione ecologica, avendo già realizzato interventi di efficientamento dei consumi, utilizzo di energie rinnovabili e riduzione dei rifiuti, hanno come priorità in agenda di ridurre o azzerare le proprie emissioni.
Le Starter (36%) hanno stanziato del budget per intraprendere progetti di transizione ecologica, soprattutto in ambito di riduzione dei rifiuti, miglioramento della qualità ecologica di prodotti e processi, e responsabilità sociale. Le Delayed (19%) sono ancora lontane dal programmare e adottare misure per la transizione ecologica, e addirittura il 62% di queste non intende attivarsi per la riduzione delle proprie emissioni.
Nella prospettiva di favorire la transizione, una quota significativa delle imprese, pari al 42%, sostiene di non aver ancora riscontrato alcun beneficio a seguito delle misure messe in atto.
Analizzando i fattori che rallentano la trasformazione, vi sono in primo luogo le difficoltà burocratiche, riscontrate dal 50% delle aziende, e viste ad oggi come un freno per l’innovazione, ma anche le difficoltà a trovare nuove tipologie di finanziamenti o ad accedere alle risorse necessarie per mettere in atto le misure richieste. Di fronte a tali difficoltà, le imprese sembrerebbero prioritizzare una semplificazione burocratica rispetto ad un ampliamento dei finanziamenti.
Il documento, dopo aver ripercorso gli elementi più significativi emersi dall’indagine, raccoglie le risposte delle grandi aziende che, avendo un diverso livello di maturità riguardo la transizione ecologica, hanno deciso di collaborare e mettere a disposizione quanto appreso durante il loro percorso. Nonostante le difficoltà attuali, infatti, credono che attraverso le proprie azioni, e con il supporto di cittadini ed istituzioni, si possano gettare le basi per un modello di sviluppo sostenibile.