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La Tassa sui rifiuti in Italia è iniqua e inefficiente

TARI

L’ARERA ha iniziato il monitoraggio della tassa sui rifiuti in Italia, per l’avvio di un sistema “certo, trasparente e basato su criteri predefiniti”, ma che sia soprattutto equo ed efficiente, viste le conclusioni sull’attuale TARI a cui è giunta Bankitalia.

Con un Comunicato del 28 dicembre 2018, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) a cui con L.205/2017 sono state attribuite anche le competenze di regolazione e controllo sul ciclo dei rifiuti urbani, ha avviato un procedimento per istituire un sistema di monitoraggio delle tariffe per il servizio integrato di gestione dei rifiuti, anche differenziati, urbani e assimilati, e dei singoli servizi che costituiscono attività di gestione per gli anni 2018 e 2019. Tutti gli esercenti del ciclo di gestione dei rifiuti saranno tenuti a trasmettere i costi sostenuti e le relative fonti contabili obbligatorie che certifichino gli elementi di costo e investimento. Parallelamente i dati dovranno essere inviati anche all’Ente di governo d’ambito o, se mancante o non operativo, ad altra autorità territorialmente competente per la loro validazione. Sono inoltre introdotti obblighi di accreditamento all’anagrafica operatori.

Contestualmente è stato pubblicato il primo documento per la consultazione in materia regolazione tariffaria per il ciclo di gestione dei rifiuti, anche differenziati, urbani e assimilati. In particolare il documento presenta gli orientamenti iniziali dell’Autorità in materia di criteri per la determinazione dei corrispettivi del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani e dei singoli servizi che costituiscono attività di gestione (servizio di raccolta e trasporto e servizi di trattamento dei rifiuti). Criteri che tengono conto, tra l’altro, degli obiettivi di natura ambientale previsti dalla nuova disciplina europea (Pacchetto economia circolare).

Infine, ha preso il via la procedura per la raccolta di informazioni rivolta agli esercenti i servizi di trattamento dei rifiuti. In particolare la richiesta di dati e documenti è rivolta ai gestori di impianti di trattamento meccanico-biologico, di incenerimento e di discariche, ed è orientata a disporre di elementi funzionali sia alla definizione della regolazione delle condizioni di accesso ai suddetti impianti, sia all’espletamento delle funzioni di controllo intestate all’Autorità dalla legge istitutiva, con particolare riferimento ai prezzi praticati dai gestori degli impianti agli utenti dei servizi.

In attesa che l’Autorità assuma le decisioni riguardo la definizione di “un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti”, segnaliamo che lo scorso dicembre la Banca d’Italia ha pubblicato per la serie Questioni di Economia e Finanza lo studio “Il prelievo locale sui rifiuti in Italia: benefit tax o imposta patrimoniale (occulta)?”, dove, analizzando le caratteristiche della tassa sui rifiuti (Tari) attualmente in vigore sia in termini di efficienza che di equità, non incentiva comportamenti virtuosi e sfavorisce le famiglio più povere.

Per le caratteristiche della base imponibile – si legge nell’Occasional paper la Ta.ri. agisce di fatto come  un’imposta patrimoniale, con effetti redistributivi però peculiari poiché la tassa dipende solo dalla dimensione e non dal valore dell’immobile; il prelievo non discrimina adeguatamente fra famiglie in base alla produzione di rifiuti; una riconfigurazione in chiave tariffaria, più aderente allo spirito della benefit taxation [ndr: tariffazione per i servizi goduti] porterebbe vantaggi non solo in termini di efficienza dell’assetto di finanza locale e di un utilizzo più consapevole delle risorse ambientali, ma anche sul piano di una più equa ripartizione del carico fiscale fra famiglie”.

Qualche anno fa in occasione dell’introduzione per l’anno 2013 della TARES (Tassa sui rifiuti e servizi) che sostituiva la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) che, a sua volta, era subentrata alla TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), avevamo sottolineato che, pur cambiando i nomi, l’iniquità di quella tassa continuava, perpetuando il criterio “oggettivo” della superficie occupata, senza premiare i comportamenti virtuosi.

L’applicazione di una tariffa unitaria consentirebbe di internalizzare nella decisione individuale di produrre quantità aggiuntive di rifiuti i costi ambientali sopportati dall’intera collettività, in tal modo contenendo la dimensione complessiva del servizio richiesto – continua Bankitalia – Se invece la gestione dei rifiuti è finanziata con una generica imposta sulla proprietà immobiliare il costo individuale di incrementare la produzione di rifiuti è pressoché nullo e non vi è alcun incentivo per il singolo a mettere in atto pratiche virtuose. quali il riuso o il compostaggio, che ne contengano l’ammontare”.

La conferma indiretta di quanto rilevato da Bankitalia arriva dagli ultimi dati dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, rilasciati il 27 novembre 2018, in cui si evidenzia che nel nostro Paese le differenze territoriali sono assai marcate per il servizio di raccolta rifiuti, con uno scarto di oltre il 120% tra le province più care e quelle più economiche. Inoltre, si osserva che le regioni più virtuose in termini di raccolta differenziata e dove i Comuni (pochi in verità) applicano la Tariffa puntuale, si paga di meno, mentre quelle dove la raccolta differenziata ha basse percentuali e il ricorso alla discarica è più diffuso, la spesa per le famiglie è più elevata.

 

 

 

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