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“Idee per lo sviluppo sostenibile”: ENEA ha presentato prime proposte

Idee per lo sviluppo sostenibile ENEA ha presentato prime proposte

Introduzione di eco-etichette e riduzione fiscalità per prodotti eco-sostenibili; green tax su beni che generano rifiuti per alleggerire la TARI sui cittadini; efficientamento del patrimonio edilizio esistente e tassazione degli abusivismi: sono queste le prime 3 proposte del Progetto “Idee per lo sviluppo sostenibile”.

L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha presentato la settimana scorsa le prime proposte selezionate nell’ambito del Progetto “Idee per lo sviluppo sostenibile”, avviato per promuovere la raccolta, la diffusione, la discussione e l’attuazione di idee e proposte utili al Paese in materia di “sviluppo sostenibile”, “aperto” a proposte di enti, società, associazioni di imprese o di consumatori, studiosi, professionisti o semplici cittadini.

Esse devono riguardare i settori di competenza dell’ENEA e possono consistere in progetti relativi alla governance, alle politiche o allo sviluppo di particolari tecnologie. Al fine di focalizzare l’interesse sulle iniziative di maggiore rilevanza economica e sociale, la dimensione territoriale delle proposte, ovvero l’ambito nel quale è atteso un impatto economico-sociale, dovrà essere di norma nazionale (o, naturalmente, europeo o internazionale) e in ogni caso almeno regionale.

La novità del Progetto, rispetto ad altre iniziative similari già operanti, è quello di sottoporre le proposte, prima della loro pubblicazione, a una duplice verifica di:
– “fondatezza”. ovvero che escluda le proposte manifestamente infondate dal punto di vista tecnico, economico o giuridico;
– “completezza”, ovvero la sussistenza di tutti gli elementi necessari per la valutazione della proposta (costi dell’attuazione; benefici;- descrizione comprensibile ed esaustiva; attuazione della proposta; impatto sociale, ambientale e per i consumatori; eventuali esigenze di interventi legislativi o amministrativi; eventuali esigenze di brevetti o attività sperimentali o collaborazioni/ cooperazioni nazionali ed internazionali).
Per la valutazione delle proposte l’ENEA ha istituito un Gruppo di esperti di elevata e comprovata esperienza, presieduto dall’ex-Presidente dell’Autorità per l’Energia Alessandro Ortis, che ne verificano la fondatezza e la completezza, interloquendo con i proponenti per richiedere chiarimenti o integrazioni.

L’ideazione di strategie di lungo periodo in grado di coniugare lo sviluppo economico con il rispetto per l’ambienterappresenta una grande opportunità per il sistema-Paese, dal momento che la sostenibilità è diventata un elemento imprescindibile per il rilancio del tessuto produttivo italiano – ha dichiarato il Commissario ENEA,  Giovanni Lelli Favorire la nascita di progetti che abbiano la capacità di orientare le tecnologie all’ottimizzazione dei consumi significa rispondere con efficacia alle sfide di un’economia globale che ha accresciuto come mai prima d’ora il livello di sfruttamento delle risorse naturali. Con queste finalità, il gruppo di esperti istituito dall’ENEA è chiamato a valutare soluzioni innovative dirette anche a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di riduzione dei consumi energetici, abbattimento delle emissioni e diffusione delle fonti rinnovabili e alla creazione di un quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile che consenta al sistema-Paese di affrontare con successo le sfide della green economy”.

Di seguito presentiamo le Sintesi delle Proposte illustrate a Roma il 28 gennaio 2014, rinviando per maggiori dettagli al sito: ww.enea.it

Climate change / Innovare i meccanismi?
Sebbene le evidenze scientifiche non lascino dubbi sull’influenza delle attività antropiche sui cambiamenti climatici del pianeta, l’esito negativo delle ormai troppe Conferenze mondiali sul tema non lascia realisticamente molte speranze su un accordo globale che limiti le emissioni di gas climalteranti. La strategia che può permettere all’Europa di contemperare gli obiettivi ambientali con quello di mantenere una solida industria manifatturiera deve essere basata innanzitutto sulla possibilità di rendere riconoscibile la maggiore qualità ambientale delle proprie produzioni attraverso la tracciabilità delle emissioni ed un’apposita etichettatura che consenta ai consumatori di scegliere prodotti più ecocompatibili. Occorre poi applicare una fiscalità di vantaggio basata su criteri di LCA (Life Cycle Assessment) che potrebbe sostituire il sistema ETS. Una fiscalità che quindi non sia né discriminatoria né protezionista, ma che permetta, senza quindi violare i criteri del World Trade Organization, semplicemente di distinguere i prodotti che hanno un maggior impatto sull’ambiente da quelli che invece consentono di rispettarlo.

La riforma della gestione dei rifiuti urbani
L’attuale sistema di gestione dei rifiuti urbani presenta numerose criticità connesse all’elevata quota di smaltimento in discarica, alla modesta percentuale di riciclaggio, alla criminalità ed al crescente livello di morosità. Si propone una riforma basata su 3 principi:
– attribuire i costi di gestione dei rifiuti ai soggetti che immettono sul mercato prodotti potenzialmente generatori di rifiuti;
– caricare sul prezzo dei prodotti immessi al consumo un contributo ambientale che copra i costi per il recupero dei suddetti prodotti a fine vita in modo da consentirne il riuso, il riciclo o lo smaltimento (tramite termovalorizzatore o in discarica);
– introduzione di meccanismi economici che incentivino la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità locali alla riduzione della produzione dei rifiuti da mandare in discarica o verso termovalorizzatori massimizzando la raccolta differenziata.

 “Non esiste attualmente nessun incentivo per consumatori e imprese volto ad una riduzione dei rifiuti – ha spiegato l’esperto dell’ENEA Tullio Fanelli – Va invertito il paradigma inefficiente: dobbiamo fare pagare i produttori a monte e non i cittadini a valle”.

Riqualificazione ambientale e ripristino della legalità edilizia a carico degli abusivi.
Il patrimonio edilizio italiano soffre due mali antichi e di difficile soluzione: la necessità di rinnovamento, efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio esistente e l’eccesso di abusivismo. La proposta ipotizza che, ferme restando le responsabilità penali in carico al responsabile dell’attività abusiva, al trasgressore vengano applicate una serie di imposte, fino all’adempimento dell’obbligo di demolizione. I fondi ricavati dall’applicazione delle sanzioni così introdotte dovrebbero essere destinati per il 40% ad un Fondo per la riqualificazione antisismica degli edifici e per il 60% al Comune che dovrà impiegare la metà della somma per la demolizione delle opere abusive, l’altra metà per gli interventi di riqualificazione, dando la priorità agli edifici scolastici.
Secondo l’ENEA, il gettito che ne deriverebbe sarebbe di circa 4 miliardi di euro, stimando in 200.000 gli edifici abusivi totalmente ed altrettanti quelli parzialmente.

I testi di queste Proposte sarebbero state inviate al Governo e al Parlamento, dove c’è il rischio che finiscano a lungo in qualche “cassetto”, stante gli attuali orientamenti di Governo e Parlamento, sia per quanto attiene l’introduzione di fiscalità ambientali che “minerebbero” ulteriormente la già compromessa “competitività” delle imprese, sia per quel che riguarda i costi di gestione dei rifiuti che con la TARI continuerà per il 2014 a gravare sui cittadini in misura commisurata alla superficie occupata ovvero per quel che concerne l’abusivismo edilizio, dopo l’approvazione del DL Imu-Bankitalia che di fatto permette una sanatoria agli immobili pubblici alienabili che presentino abusi, e del ddl Falanga “anti-abusivismo”, già approvato dal Senato, che al di là dell’etichettatura suadente, con l’introduzione di una lista di priorità per le demolizioni, rischia viceversa di bloccarle.

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