Clima

Stato del clima in Italia: presentato il XVI Rapporto ISPRA

Mentre a Glasgow si parla di clima globale, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha illustrato lo Stato del Clima in Italia quale emerge dal Rapporto “Gli indicatori del Clima in Italia nel 2020”, che conferma la tendenza al rialzo delle temperature e alla riduzione delle precipitazioni, pur con eventi estremi come la tempesta Alex che ha colpito il Piemonte all’inizio di ottobre, causando frane e alluvioni.

Nel corso dell’evento online “Stato e trend del clima in Italia”, organizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA) e svoltosi il 10 novembre 2021, sono stati presentati i risultati dell’ultimo Rapporto Gli indicatori del clima in Italia”, giunto alla XVI edizione illustra l’andamento del clima nel corso del 2020 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia.

Il Rapporto si basa in gran parte su dati, indici e indicatori climatici derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati climatici (SCIA), realizzato dall’ISPRA in collaborazione e con i dati degli organismi titolari delle principali reti osservative presenti sul territorio nazionale. Le informazioni di sintesi sono poi trasmesse all’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), contribuendo a comporre il quadro conoscitivo sullo Stato del clima a scala globale.

Il 2020 a livello globale è stato l’anno più caldo della serie di temperatura media annuale sulla terraferma e il secondo più caldo della serie di temperatura media su terraferma e oceani insieme. Da gennaio a novembre tutte le temperature globali medie mensili si collocano tra i quattro valori più alti dall’inizio delle osservazioni, in particolare i mesi di gennaio, maggio e settembre sono risultati i più caldi delle rispettive serie storiche; dicembre è stato l’ottavo più caldo. Nel 2020 l’anomalia della temperatura media globale sulla terraferma è stata di +1.44 °C rispetto al periodo 1961-1990.

In Italia il 2020 è stato il quinto anno più caldo dal 1961, registrando un’anomalia media di +1.54 °C. A partire dal 1985, le anomalie sono state sempre positive, ad eccezione del 1991 e del 1996. Il 2020 è stato il ventiquattresimo anno consecutivo con anomalia positiva rispetto al valore normale; il decennio 2011-2020 è stato il più caldo dal 1961.

Anomalia della temperatura media, minima e massima annuale 2020 rispetto al valore normale 1961-1990 (Slide di presentazione Slide di presentazione  a cura del Dipartimento per la valutazione i controlli e la sostenibilità ambientale-ISPRA e di  ARPAE-Emilia Romagna

Ad eccezione di ottobre, in tutti i mesi del 2020 la temperatura media in Italia è stata superiore alla norma, con un picco di anomalia positiva a febbraio (+2.88 °C), seguito da agosto (+2.49 °C). La stagione relativamente più calda è stata l’inverno che con un’anomalia media di +2.36 °C si colloca al secondo posto della serie storica.

Gli indici degli estremi di temperatura confermano che le notti e i giorni freddi mostrano una chiara tendenza a diminuire, mentre aumentano tendenzialmente i giorni e le notti calde.

Per quanto riguarda la temperatura media superficiale dei mari italiani, il 2020, con un’anomalia media di +0.95 °C, si colloca al quarto posto dell’intera serie dal 1961. Negli ultimi 22 anni la temperatura media superficiale del mare è stata sempre superiore alla media; nove degli ultimi dieci anni hanno registrato le anomalie positive più elevate di tutta la serie. Nel 2020 le anomalie sono state positive in tutti i mesi dell’anno, con i valori massimi ad agosto (+1.7 °C) e a maggio (+1.4 °C).

Sempre in coerenza con queste anomalie di larga scala, il 2020 è stato caratterizzato da una precipitazione annuale nazionale inferiore al periodo 1961-1990, e da piovosità mensili altalenanti: nella prima parte dell’anno, fino a fine maggio sono prevalse su gran parte dell’Italia precipitazioni inferiori alle attese, mentre a partire da giugno sono state osservate condizioni di maggiore variabilità.

Anomalia media mensile ed annuale 2020, espressa in valori percentuali, della precipitazione cumulata rispetto al valore normale 1961-1990 per l’Italia e per macroaree geografiche (Slide di presentazione  a cura del Dipartimento per la valutazione i controlli e la sostenibilità ambientale-ISPRA e di  ARPAE-Emilia Romagna)

In particolare, al Nord il mese più piovoso si conferma dicembre, con un picco di anomalia positiva di +182%, seguito da ottobre (+69%) e giugno (+50%). Anche al Centro il mese più piovoso è stato dicembre, con un picco di anomalia positiva di +92%, seguito da giugno (+45%).
Al Sud e Isole i mesi relativamente più piovosi sono stati settembre (+67%) e luglio (+58%). Novembre è stato il mese più secco al Nord (-85%), gennaio al Centro (-69%) e al Sud e Isole (-78%).

Anche nel 2020 non sono mancati eventi di precipitazione intensa. I valori più elevati di precipitazione giornaliera sono stati registrati in occasione dell’evento alluvionale di inizio ottobre (tempesta Alex). In un’ampia zona del Piemonte settentrionale, il 2 ottobre sono state registrate precipitazioni cumulate giornaliere comprese fra 400 e 500 mm; nella parte occidentale della Liguria e all’estremo confine meridionale del Piemonte si sono superati localmente i 350 mm di precipitazione.



Slide di presentazione a cura del Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali – ARPA Piemonte

Altre aree che hanno registrato precipitazioni giornaliere intense sono la parte settentrionale del Veneto e buona parte del Friuli Venezia Giulia, dove il 5 dicembre sono stati superati localmente i 250 mm di precipitazione giornaliera, con punte oltre i 300 mm

Riguardo agli indici climatici rappresentativi delle condizioni di siccità, il numero di giorni asciutti è stato elevato in diverse aree del territorio nazionale; i valori più alti si registrano a Pescara e a Capo Carbonara (SU), entrambi pari a 341 giorni, 337 giorni a Forca Canapine (AP) e 335 giorni a Capo Bellavista (NU); valori elevati si registrano anche in Pianura Padana, sulla Liguria di Levante, sulla costa toscana e laziale, sulle coste adriatica e ionica e sulla quasi totalità di Sicilia e Sardegna. L’indice di siccità “Consecutive Dry Days” (CDD), che rappresenta il numero massimo di giorni asciutti consecutivi nell’anno, ha fatto registrare i valori più alti in Sardegna ad in Sicilia (fino a 90 giorni secchi consecutivi) e i valori più bassi sulla dorsale appenninica e su Alpi e Prealpi (fino a 20 giorni).

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