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Sostenibilità: le tendenze interconnesse che la mettono a rischio

Un Rapporto della Ong britannica Forum for Future ha individuato 7 tendenze attualmente in atto ed interconnesse, che se non opportunamente modificate o implementate potrebbero determinare la “tempesta perfetta” che mette a rischio il futuro della sostenibilità  (inquinamento da plastiche; migrazioni e crisi climatiche; nazionalismo; “onlife”; democrazia partecipativa; consumismo; perdita di biodiversità).

Forum for the Future, una Ong internazionale che lavora con imprese, Governi e società civile per risolvere le sfide della sostenibilità, ha pubblicato il 27 febbraio 2019 il RapportoThe Future of Sustainability 2019dove vengono individuati 7 settori “particolarmente dinamici” che potrebbero determinare impatti negativi o costituire delle opportunità per lo sviluppo sostenibile di qui al 2020, sulla base di contributi di più fonti, curati ed analizzati da Futures Center.

Questo nuovo Rapporto è destinato a suscitare dibattiti, almeno in Gran Bretagna, al pari del Rapporto dell’IPPR “This is the Crisis”.

Il sottotitolo del Rapporto sulla Sostenibilità  “Cambiare i sistemi di guida in tempi turbolenti” chiarisce che le tendenze individuate se non opportunamente modificate o indirizzate potrebbero costituire la “tempesta perfetta” che mette a rischio la futura sostenibilità, mancando peraltro gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030.

  1. Contraccolpi dell’inquinamento da plastiche. Il recente movimento anti-plasticaha scalfito solo superficialmente il cambiamento. Gli sforzi devono essere combinati con focus sull’innovazione radicale e sul cambiamento di comportamento per affrontare alla base la cultura diffusa a livello globale dell’ “usa e getta”. La ricerca di Forum for the Future suggerisce che “solo una piccola parte dell’attività attuale ha un potenziale davvero trasformativo. In effetti, alcuni sforzi potrebbero persino rafforzare lo status quo, suggerendo che è impossibile sanare il problema senza affrontarne i driver strutturali, vale a dire i modelli di business lineari, ad alta crescita e a bassa responsabilità, e la mancanza di normative, di innovazione nella distribuzione, di consapevolezza dei consumatori”.
  2. Migrazioni e crisi climatica. Le migrazioni hanno raggiunto nel 2018 il livello più alto dalla fine della seconda guerra mondiale e i cambiamenti climatici ne diverranno un elemento trainante negli anni a venire, innescando potenzialmente crisi umanitarie e fenomeni di protezionismo. Secondo le previsioni dell’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, il numero delle persone sfollate a causa dei cambiamenti climatici potrebbe arrivare fino a un miliardo entro il 2050, esacerbando a lungo termine l’instabilità geopolitica, portando ad una maggiore disuguaglianza e alla necessità di operare un cambiamento radicale nella mentalità delle popolazioni sui cui territori queste persone transiteranno.
  3. Nazionalismo in aumento. L’ascesa del nazionalismo può rendere più difficili gli obiettivi di sostenibilità , quali quelli dell’Agenda ONU, con il passaggio a periodi di frammentazione e competizione e a misure di dazi commerciali che limitano gli scambi globali. “I Governi nazionalisti – si afferma nel Rapporto – scoraggiano la cooperazione e l’azione collettiva che sono necessarie per affrontare le nostre più urgenti sfide per la sostenibilità, creando mentalità e sistemi basati su gruppi di contrarietà e di esclusività”. Per Forum for the Future , solo la crescita di una democrazia partecipativa locale sarebbe in grado di contrastare il nazionalismo.
    4. Onlife. La metà del mondo metà sarà online nel 2019 e questa situazione avrà dei riflessi sulla sostenibilità. Il Rapporto ne segnala 3 in particolare:
    – una rivoluzione energetica per mantenere i caricabatterie collegati senza distruggere il pianeta;
    – la necessità di filtrare le informazioni e la capacità di cogliere le fake news, in un mondo sempre più distratto;
    – la regolamentazione imposta alle aziende tecnologiche che devono essere ritenute responsabili dei loro impatti sociali.“Vivere online ghettizza la società e la taglia fuori dal mondo naturale”, osserva il Rapporto, oltre che individuato quale driver del nazionalismo.
    5. Democrazia partecipativa. “Le disparità di reddito e le disuguaglianze sono in aumento a livello globale. Dove una volta la democrazia era forte, la fiducia nei Governi e nella politica sta calando. Le opportunità e lo spazio per le persone nella società civile di riunirsi per discutere è sotto pressione. Non c’è da meravigliarsi se le persone di tutto il mondo si rivolgono ai populisti e nazionalisti che promettono soluzioni facili e incolpano di macchinazioni le élite globali”. Un antidoto a queste tendenze, può essere la democrazia partecipativa che cerca di massimizzare il coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale, e ci sono esempi (indicati nel Rapporto), che qualcosa sta accadendo, anche se non è ancora un modello codificato e molto dipende dal sostegno offerto dai politici locali.
    6. Un nuovo consumismo. L’acquisto di beni a prescindere dal bisogno sta crescendo in tutto il mondo. Se il consumismo ha aiutato a sollevare milioni di individui dalla povertà, l’uso incontrollato di risorse e gli stili di vita che le fanno diventare rifiuti, stanno avendo impatti enormi sul Pianeta. Vacanze, automobili, diete a base di carne, riduzione dei minerali a disposizione, aumentano l’impronta idrica e la pressione sui suoli. Questa tendenza deve essere modificata se si vuole rimanere entro i confini planetari. Segnali positivi al riguardo, secondo il Rapporto, giungono dall’Asia dove le imprese a conduzione familiare sono maggiormente diffuse e gli investimenti a basso rischio per nuovi modi di produrre possono portare sul mercato prodotti e servizi più sostenibili.
    7. Biodiversità in caduta libera. “Nel 2014, gli scienziati ci hanno avvertito che siamo nel bel mezzo di una sesta estinzione di massa. Quattro anni dopo, ci avvisano che il tasso di estinzione sta accelerando, con prove che testimoniano il rischio di un Pianeta al collasso. Tra tutti i driver della perdita di biodiversità, il peggior colpevole è il nostro sistema alimentare”.È necessaria un’azione urgente, graduale e sistemica per proteggere e migliorare la biodiversità, con nuovi modi di riflettere il valore e l’importanza della natura per la nostra sopravvivenza.

Queste 7 aree di cambiamento non sono isolate, ma interconnesse e contemporanee, e avranno un ruolo determinante nel plasmare il prossimo futuro e il contesto per affrontare le sfide globali.

Per affrontare i problemi  legati alla sostenibilità, dobbiamo capire come il mondo sta cambiando e quel che stiamo vedendo è una convergenza di tendenze che modellerà il 2020 – ha dichiarato l’Amministratore delegato di Forum For Future, Sally Uren che è stata recentemente insignita di una onorificenza  britannica (OBE) per la sua attività in favore della sostenibilità – La rapida disgregazione ambientale potrebbe innescare la migrazione di massa, che a sua volta potrebbe alimentare la crescita del nazionalismo. Tra gli aspetti positivi riscontrati, l’ascesa della democrazia partecipativa sta spingendo le persone ad agire sulle cause a cui tengono maggiormente, il che sarà una parte vitale degli sforzi per affrontare questioni globali come i cambiamenti  climatici”.

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