Cambiamenti climatici Clima

Soluzioni climatiche naturali: importanti, ma non bastano

Un nuovo Studio sulle soluzioni climatiche naturali sottolinea che non potranno essere in grado da sole di ridurre l’accelerazione al riscaldamento, se non si interviene con audaci politiche nei settori energetici ed industriali.

Le soluzioni naturali per catturare e immagazzinare le emissioni di CO2 (NCS), come fermare la deforestazione, proteggere i pozzi naturali di carbonio, ripristinare gli habitat e riconvertire i suoli, hanno un ruolo importante per stabilizzare il clima, ma non bastano per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi se non sono accompagnate da immediati sforzi per ridurre le emissioni del settore energetico e industriale.

È questo l’assunto contenuto nello StudioNatural Climate Solutions are not enough” pubblicato sul numero del 1° marzo 2019 di Science e condotto da un gruppo di ricercatori e scienziati del clima (Cary Institute of Ecosystem Studies – Columbia University, Kepos Capital, Princeton University, Aberdeen University, Stanford University e World Wildlife Fund – WWF).

Un precedente Studio sulla PNAS aveva evidenziato come le soluzioni climatiche naturali potrebbero ridurre le emissioni di gas serra di 23,8 miliardi di tonnellate all’anno fino al 2030, cioè il 30% in più di quanto stabilito da stime precedenti. Considerando solo gli interventi meno costosi, ci si fermerebbe a 11,3 miliardi di tonnellate, che rappresenterebbero comunque il 37% della riduzione di gas serra necessaria a limitare a 2 °C il riscaldamento globale entro il 2030. Tant’è che si è enfatizzato molto sul loro ruolo per la stabilizzazione climatica come possibile alternativa.

Ora il nuovo Studio, senza ridurne la portata, sottolinea che le soluzioni climatiche naturali non potranno essere in grado da sole di ridurre l’accelerazione al riscaldamento, se non si interviene con audaci politiche nei settori energetici ed industriali.
Le strategie per incorporare le NCS nel portafoglio climatico con quelle di mitigazione energetica e industriale nel portafoglio climatico – sottolineano gli autori – non dovrebbero essere o le une o le altre, bensì sì e anche”.

La scienza è stata a lungo coerente nel ritenere che anche se massimizziamo l’utilizzo di soluzioni naturali per il clima, c’è ancora un gap di emissioni che richiede la decarbonizzazione dell’energia e del settore industriale – ha affermato l’autore principale dello Studio Christa M. Anderson, ricercatrice del WWF – Sebbene tecnicamente sappiamo come implementare molte soluzioni naturali per il clima, come la piantumazione e la crescita degli alberi, ci sono altri ostacoli non tecnici, come le sfide istituzionali e politiche, da affrontare. Ci sono anche limiti planetari da considerare, anche dove le soluzioni climatiche naturali possono essere ragionevolmente dispiegate in mezzo a molti possibili usi del suolo”.

Per ridurre le emissioni cumulative e il picco di riscaldamento, nello Studio si sottolinea che la necessità di meccanismi politici e incentivi che supportino le soluzioni naturali per il clima, ma anche ambiziosi sforzi di mitigazione nei settori energetico e industriale.

Il mondo ha chiaramente superato il punto in cui possiamo evitare tutti i danni causati dai cambiamenti climatici, ma ogni tonnellata di anidride carbonica non emessa diminuisce i danni futuri – ha aggiunto Christopher B. Field, uno scienziato del clima che dirige l’Istituto per l’ambiente dell’Università di Stanford e co-autore dello Studio – Ad ogni settimana che passa, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei + 2 °C, come prevede l’Accordo di Parigi, appare sempre più improbabile. Ma un percorso di mitigazione ambizioso può ancora mantenere il mondo in una zona in cui l’adattamento può aiutarci a fronteggiare efficacemente gli impatti dei cambiamenti climatici. Se continuiamo sulla traiettoria attuale, rischiamo un riscaldamento così grande che perdiamo tutte le opzioni per un adattamento efficace”.

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