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SERR 2022: i rifiuti tessili sono fuori moda!

La XIV edizione della Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti (SERR 2022) si focalizzerà sui rifiuti tessili per sottolineare il forte impatto che hanno sul nostro pianeta, e soprattutto per ispirare azioni che portino una maggiore circolarità nel settore tessile. Cittadini, imprese, associazione, pubbliche amministrazioni e scuole potranno registrare a partire dal 5 settembre un’azione da tenersi fra il19 e il 27 Novembre 2022.

Dal 5 settembre 2022 sarà possibile iscriversi alla Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti (SERR 2022), accedendo al sito per registrare la propria azione da tenersi fra il 19 e il 27 Novembre 2022.

L’elaborata Campagna di comunicazione ambientale promossa dall’UE con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza tra i cittadini sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulla necessità di ridurli, è giunta quest’anno alla XIV edizione.

Tema specifico dell’edizione 2022 è “Tessile circolare e sostenibile”, con sloganI rifiuti tessili sono fuori moda”, per sottolineare il forte impatto che questi hanno sul nostro pianeta ma, soprattutto, per ispirare azioni che portino una maggiore circolarità nel settore tessile.

La moda è uno dei modi con cui gli esseri umani si esprimono. Dietro i red carpet, le sfilate e le vendite, c’è una grande industria che impiega oltre 1,5 milioni di persone solo in Europa. Ma l’altra faccia della medaglia racconta una storia diversa, meno brillante e molto più allarmante.

Il settore tessile e dell’abbigliamento è uno dei più inquinanti, insieme a quello abitativo, dei trasporti e alimentare. Ciò è causato dal forte impatto che ha sull’uso del suolo, sull’inquinamento delle acque e persino sulle emissioni di gas serra. Questo settore ha un elevato impatto ambientale e sociale in ogni sua fase: dalla produzione, alla distribuzione, all’uso e dopo l’uso (raccolta, cernita, riciclaggio e gestione dei rifiuti finali, che è il più delle volte correlato all’incenerimento e alle discariche).

Tessile e abbigliamento sono la quarta categoria di maggiore pressione in termini di utilizzo di materie prime e acqua. Ad esempio, un paio di jeans necessita di 7.000 litri di acqua, mentre una maglietta ne richiede 2.700, equivalenti al consumo di acqua potabile di una persona in 2,5 anni.  

Il processo di produzione genera circa 15-35 tonnellate di CO2 equivalente per tonnellata di tessuti prodotti. La catena del valore a monte di abbigliamento, calzature e tessili per la casa consumati nell’UE è la quinta categoria in termini di emissioni di gas serra.

Gli impatti ambientali durante la fase di produzione sono legati anche alla coltivazione e produzione di fibre naturali (cotone, canapa e lino) in termini di utilizzo del suolo e dell’acqua, fertilizzanti e pesticidi; ma anche alla produzione di fibre sintetiche (poliestere ed elastan) legate al consumo di energia e materie prime chimiche.

Oltre ai forti impatti ambientali, questo settore è anche legato agli impatti sociali diffusi a livello mondiale, in termini di salari, condizioni di lavoro e ambienti di lavoro nelle fabbriche tessili. È ancora difficile per alcune regioni evitare i fornitori al di fuori dell’Europa che utilizzano il lavoro minorile.

Nel 2019 gli europei hanno speso in media 600 euro in abbigliamento, 150 euro in calzature e 70 euro in tessili per la casa. Nel 2020, a causa della pandemia di Covid19 e di tutte le restrizioni casalinghe, c’è stato un calo in termini di abbigliamento e calzature, ma c’è stato un leggero aumento per i tessili per la casa.

Ogni anno, in media, ogni europeo consuma 26 kg di tessuti, di cui 11 kg vengono scartati dopo essere stati indossati solo 7-8 volte. Quando questi indumenti o tessuti in Europa vengono gettati via, l’87% viene incenerito e finisce in discarica, mentre solo il 10% rimane sul mercato come usato

Prevista dal Piano di azione per l’economia circolare, la Commissione UE con la Comunicazione del 30 marzo 2022 ha adottato la “Strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari”, con l’obiettivo di dar vita ad un settore più verde e competitivo, capace di resistere meglio alle crisi globali. La visione 2030 della Commissione per i prodotti tessili prevede che:
tutti i prodotti tessili immessi sul mercato dell’UE siano durevoli, riparabili e riciclabili, realizzati il più possibile con fibre riciclate, privi di sostanze pericolose, prodotti nel rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente;
la “fast fashion” (moda veloce) non sia più di moda e i consumatori abbiano a disposizione prodotti tessili di lunga durata, di alta qualità e a prezzi accessibili;
siano ampiamente disponibili servizi di riutilizzo e riparazione economicamente vantaggiosi;
il settore tessile sia competitivo, resiliente e innovativo e i produttori si assumano la responsabilità dei loro prodotti lungo tutta la catena del valore, raggiungendo una sufficiente capacità di riciclaggio e riducendo al minimo l’incenerimento e lo smaltimento in discarica.

La promozione dell’economia circolare e di una società a emissioni zero richiederà un cambiamento dei modelli di consumo e produzione che vada ben oltre la sola azione per il clima. C’è una transizione ecologica completa che deve essere guidata e posseduta dalle comunità affinché abbia successo. I tempi difficili che stiamo vivendo hanno evidenziato il ruolo che le piccole comunità possono svolgere nella transizione verso modelli di consumo e produzione sostenibili. 

Cittadini, Ong, imprese, associazioni, pubbliche amministrazioni e scuole dovrebbero essere coinvolti nella Campagna, registrando le proprie azioni. Maggiori informazioni su com’è strutturata la SERR 2022 e sulle modalità d’adesione saranno fornite sulla pagina facebook ufficiale dedicata all’evento, insieme agli hashtag della Campagna #EWWR22 e #SERR2022.

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