Un’indagine rappresentativa a livello globale delle popolazioni e delle regioni del mondo, condotta da un team internazionale di 241 ricercatori per testare il grado di fiducia del pubblico nei confronti degli scienziati ha rivelato che è moderatamente alto, pur osservando differenziazioni a livello di Paesi e di idee politiche.
La scienza è fondamentale per il processo decisionale basato sulle prove. La fiducia del pubblico negli scienziati può aiutare i decisori ad agire sulla base delle migliori prove disponibili, soprattutto durante le crisi. Tuttavia, negli ultimi anni l’autorità epistemica della scienza è stata messa in discussione, causando preoccupazioni sulla scarsa fiducia del pubblico negli scienziati
Per verificare queste preoccupazioni, un gruppo internazionale 241 ricercatori, coordinati dall’Università di Zurigo e dal Politecnico federale (ETH) di Zurigo, nell’ambito del Progetto Trust in Science and Science-Related Populism (TISP Many Labs) hanno condotto lo Studio“Trust in scientists and their role in society across 68 countries”, pubblicato su Nature Human Behaviour, che fornisce dati di un sondaggio preregistrato che ha coinvolto 71.922 intervistati di 68 Paesi, rappresentativi delle popolazioni e delle varie regioni mondiali.
Ne emerge che la fiducia negli scienziati è a un livello moderatamente alto in tutto il mondo (livello medio di fiducia = 3,62, su una scala da 1 = fiducia molto bassa a 5 = fiducia molto alta). Inoltre, gli scienziati sono considerati qualificati (78%), onesti (57%) e preoccupati per il benessere delle persone (56%).

“I nostri risultati mostrano che la maggior parte delle persone nella maggior parte dei paesi ha un livello relativamente alto di fiducia negli scienziati – ha dichiarato Viktoria Cologna del Dipartimento di Scienze dei Sistemi Ambientali all’ETH di Zurigo e principale co-autore dello Studio – e desidera che svolgano un ruolo attivo nella società e nella politica“.
Tuttavia, i risultati rivelano anche alcune aree di preoccupazione. A livello globale, il 42% degli intervistati ritiene che gli scienziati prestino attenzione alle opinioni degli altri. Seppure minoritaria, secondo i ricercatori ignorare la preoccupazione che la mancanza di fiducia negli scienziati possa influenzare le considerazioni sulle prove scientifiche nell’elaborazione delle politiche. Questi risultati hanno implicazioni per scienziati e decisori politici che cercano di mantenere e aumentare la fiducia negli scienziati.
“I nostri risultati mostrano anche che molte persone in molti paesi ritengono che le priorità della scienza non siano sempre ben allineate con le proprie priorità – ha sottolineato a sua volta, l’atro co-autore principale dello Studio, Niels G. Mede delDepartment of Communication and Media Researchdell’Universià di Zurigoche, assieme a Viktoria Cologna, è stato insignito del Premio di Gruppo post-Dottorato dall’ETH di Zurigoper la loro straordinaria performance, il lavoro di squadra esemplare e la collaborazione interdisciplinare nel progetto TISP – Raccomandiamo agli scienziati di prendere sul serio questi risultati e di trovare modi per essere più ricettivi al feedback e aperti al dialogo con il pubblico“.
Dallo studio, inoltre, emergono differenze significative tra paesi e gruppi di popolazione. In particolare, le persone con idee politiche di destra nei paesi occidentali tendono ad avere meno fiducia negli scienziati rispetto a quelle con idee di sinistra. Ciò suggerisce che gli atteggiamenti verso la scienza tendono a polarizzarsi lungo linee politiche. Nella maggior parte dei paesi, tuttavia, l’orientamento politico e la fiducia negli scienziati non erano correlati.

A livello globale, l’83% degli intervistati ritiene che gli scienziati dovrebbero comunicare con il pubblico sulla scienza, fornendo un impulso per maggiori sforzi di comunicazione scientifica. Solo una minoranza (23%) ritiene che gli scienziati non dovrebbero sostenere attivamente politiche specifiche. Il 52% ritiene che gli scienziati dovrebbero essere maggiormente coinvolti nel processo di elaborazione delle politiche.
I partecipanti hanno dato un’alta priorità alla ricerca per migliorare la salute pubblica, risolvere i problemi energetici e ridurre la povertà. Peraltro, alla ricerca per sviluppare la tecnologia militare e di difesa è stata data una priorità inferiore. Infatti, i partecipanti credono esplicitamente che la scienza sta dando priorità allo sviluppo della tecnologia militare e di difesa più di quanto vorrebbero, evidenziando un potenziale disallineamento tra priorità pubbliche e scientifiche.
Oltre allo Studio pubblicato, gli autori hanno anche sviluppato un’applicazione web che consente agli utenti di analizzare i dati del sondaggio e di confrontare i risultati tra paesi.
Immagine di copertina: CDC su Unsplash