L’UE intensifica le iniziative e gli studi per “chiudere il cerchio” del ciclo di vita degli edifici, con un’attenzione particolare sui rifiuti da costruzione e demolizione che costituiscono il più grande flusso di rifiuti in Europa.
Nel 2012 la Commissione UE con la Comunicazione “Strategia per la competitività sostenibile del settore delle costruzioni e delle sue imprese” aveva individuato le principali sfide che il settore avrebbe dovuto affrontare in termini di investimenti, capitale umano, efficienza delle risorse, regolamentazione e accesso ai mercati.
La Strategia meglio nota come “Construction 2020” ha l’obiettivo di sfruttare il potenziale delle costruzioni a basso consumo energetico per spronare la crescita del settore cruciale per l’economia europea, generando quasi il 10% del PIL dell’UE e fornendo 20 milioni di posti di lavoro, principalmente nelle micro e piccole imprese. La competitività delle imprese di costruzione è una questione importante, non solo per la crescita e l’occupazione in generale, ma anche per garantire la sostenibilità del settore.
Per la costruzione e l’uso degli edifici nell’UE si utilizza circa la metà dei materiali estratti e dei consumi energetici, nonché circa un terzo del consumo idrico. Inoltre, il settore genera circa un terzo di tutti i rifiuti ed è associato a pressioni ambientali che insorgono in fasi diverse del ciclo di vita di un edificio, fra cui la fabbricazione dei prodotti da costruzione, la costruzione, l’uso, la ristrutturazione dell’edificio nonché la gestione dei rifiuti edili.
Quello dell’edilizia dunque, oltre ad essere un potente motore dell’economia globale, è anche un settore cruciale per il raggiungimento degli obiettivi sul clima dell’Accordo di Parigi e di quelli di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030.
Alla COP24 di Katowice dello scorso dicembre un Rapporto redatto dalla IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) e dall’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite), ha sottolineato che nei prossimi anni “occorreranno azioni molto forti da parte di governi, città e imprese per tagliare l’impronta del carbonio del settore edile e delle costruzioni se si vuole raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi”.
Per promuovere un uso più efficiente delle risorse usate dall’edilizia commerciale, residenziale e pubblica, sia essa nuova o ristrutturata, nonché per ridurre gli impatti ambientali complessivi nell’intero ciclo di vita degli edifici, l’’Osservatorio Europeo del Settore delle Costruzioni (ECSO) ha appena pubblicato un Paper Trend che fa il punto (Paper Trend) sulla transizione “circolare” del settore delle costruzioni europee (”EU construction sector: in transition towards a circular economy”).
Il Pacchetto UE sull’economia circolare che comprendo le nuove proposte legislative sui rifiuti e il relativo Piano di azione mirano a “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti. L’economia circolare rappresenta uno spostamento dal tradizionale flusso lineare del modello di crescita “prendere-fare-consumare-smaltire“, verso un sistema sostenibile che mira a ridurre l’uso di risorse vergini, generare risparmi attraverso il miglioramento nell’uso di risorse secondarie e la diminuzione degli impatti ambientali negativi. Nel
2016 il settore delle costruzioni ha generato 923 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione (CDW), responsabile del più grande flusso di rifiuti nell’UE.
Nell’ambito della citata Strategia “Construction 2020”, nonché della Comunicazione “Opportunità per migliorare l’efficienza delle risorse nell’edilizia”, la Commissione UE ha pubblicato delle Linee Guida (Orientamenti per le verifiche dei rifiuti prima dei lavori di demolizione e di ristrutturazione degli edifici), con l’obiettivo di facilitare e massimizzare il recupero di materiali e componenti dalla demolizione o ristrutturazione di edifici e infrastrutture per il riutilizzo e il riciclaggio utili, senza compromettere le misure e le pratiche di sicurezza delineate nel Protocollo europeo per la gestione dei CDW, dove vengono proposte le azioni per raggiungere l’obiettivo della Direttiva quadro sui rifiuti del 70% entro il 2020.
Quindi, quali nuove opportunità può offrire la transizione verso un’economia circolare al settore delle costruzioni?
A febbraio 2018 la Commissione UE ha pubblicato uno Studio (Development and implementation of initiatives fostering investment and innovation in construction and demolition waste recycling infrastructure) sulla promozione di investimenti nelle infrastrutture di riciclaggio di CDW, con l’obiettivo di:
– individuare, elencare e analizzare i modelli di business esistenti nel settore;
– implementare e sviluppare i casi aziendali presentati come esemplari per progettare nuovi impianti di riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione mobili e fissi, specialmente nei Paesi che sono in ritardo.
Ora, il Paper Trend dell’’ECSO fornisce una panoramica sullo stato dell’arte dell’UE verso un’economia circolare nel settore delle costruzioni, con un focus particolare sui CWD.
Il mercato del riciclaggio dei CDW in Europa valeva circa 13,8 miliardi di euro nel 2013 e si prevede che crescerà fino a 17,6 miliardi di euro entro il 2020, guidato dall’aumento del volume di CDW fino al 2020, della domanda di soluzioni alternative e della necessità di ridurre i conferimenti nelle discariche, i cui costi sono in aumento.
Anche il contesto politico-normativo sulla disciplina di gestione e trattamento dei rifiuti da C&D, nonché le tecnologie che consentono di ridurre i costi di gestione sul posto, sono driver del mercato che previsto in crescita. Tra le tecnologie, viene segnalato il ruolo del BIM, in grado di far diminuire del 15% la produzione di rifiuti da costruzione e demolizione.
Inoltre, il documento evidenzia alcune delle sfide e opportunità nella gestione dei CDW (e più in generale l’applicazione del concetto di economia circolare nella pratica nel settore delle costruzioni) sulla base di casi studio analizzati e vengono fornite delle raccomandazioni per i portatori di interesse.