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Rapporto Istat : Paesaggio e Ambiente nel BES 2016

BES 2016

Il 14 dicembre 2016 è stato presentato dall’Istat il BES 2016 la quarta edizione del Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia, progetto nato da un’iniziativa congiunta del CNEL e dell’Istat, che si inquadra nel dibattito internazionale sul “superamento del PIL”, alimentato dalla consapevolezza che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico, ma debbano tenere conto anche delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere, corredate da misure di diseguaglianza e sostenibilità.
Quest’anno il Rapporto Bes si lega a due importanti novità:
– l’inclusione degli indicatori di benessere equo e sostenibile tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale, come previsto dalla riforma della Legge di bilancio, entrata in vigore nel settembre 2016;
– l’approvazione da parte delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei 17 obiettivi (SDGs nell’acronimo inglese), con i quali vengono delineate a livello mondiale le direttrici dello sviluppo sostenibile dei prossimi anni, dei quali, nel corso del Convegno di presentazione, è stato offerto un primo insieme.

Il Rapporto BES offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori (130) suddivisi in 12 domini, proponendo anche misure sintetiche (indicatori compositi) di alcuni domini che consentono l’aggregazione in un unico valore dei singoli indicatori.

1. Salute: dimensione essenziale del benessere individuale che incide su tutte le dimensioni della vita delle persone e in tutte le sue diverse fasi, modificando le condizioni di vita e condizionando i comportamenti, le relazioni sociali, le opportunità e le prospettive dei singoli e, spesso, delle loro famiglie.

2. Istruzione e formazione: i percorsi formativi hanno un ruolo fondamentale nel fornire agli individui le conoscenze, le abilità e le competenze di cui hanno bisogno per partecipare attivamente alla vita della società e all’economia del Paese. Inoltre, livelli di competenze più elevati possono avere effetti positivi sul benessere delle persone relativamente alla salute, alla partecipazione sociale e alla soddisfazione personale.

3. Lavoro e la conciliazione dei tempi di vita. Il lavoro costituisce l’attività basilare di sostegno materiale e di realizzazione delle aspirazioni individuali. La piena e buona occupazione è uno dei parametri principali della stabilità economica, della coesione sociale e della qualità della vita. Obiettivo di questo dominio è misurare sia la partecipazione al mercato del lavoro sia la qualità del lavoro, qualificando i diversi segmenti dell’occupazione in relazione alla stabilità del lavoro, al reddito, alle competenze, alla conciliazione degli orari tra tempi di lavoro, personali e familiari, alla sicurezza del lavoro e nel lavoro, alla partecipazione dei dipendenti alla vita dell’impresa/ente/amministrazione, alla soddisfazione soggettiva verso il lavoro.

4. Benessere economico: è il mezzo attraverso il quale un individuo riesce ad avere e sostenere un determinato standard di vita. Un’analisi del benessere economico fa riferimento al reddito, alla ricchezza, alla capacità di consumo, ma anche ad alcune dimensioni di benessere materiale che tali strumenti permettono di acquisire (condizioni abitative, possesso di beni durevoli, ecc.).

5. Relazioni sociali: le relazioni che si intrattengono con gli altri e la rete sociale nella quale si è inseriti non solo influiscono sul benessere psicofisico dell’individuo, ma rappresentano una forma di “investimento” che può rafforzare gli effetti del capitale umano e sociale.

6. Politica e istituzioni: la qualità del processo di decisione politica è essenziale per la fiducia nelle istituzioni e per il buon funzionamento della democrazia.
Apertura e trasparenza migliorano i servizi pubblici e riducono i rischi di frode, corruzione e cattiva gestione dei fondi pubblici. Una società coesa esiste solo se i cittadini hanno fiducia nelle loro istituzioni e nella pubblica amministrazione. L’opportunità di partecipare al processo decisionale è elemento rilevante per la qualità della vita.

7. Sicurezza: essere vittima di un crimine può comportare una perdita economica, un danno fisico e/o un danno psicologico dovuto al trauma subito. L’impatto più importante della criminalità sul benessere delle persone è il senso di vulnerabilità che determina. La paura di essere vittima di atti criminali può influenzare molto le proprie libertà personali, la propria qualità della vita e lo sviluppo dei territori.

8. Benessere soggettivo: con questo dominio si intende misurare il benessere percepito dalle persone rilevando opinioni soggettive sulla propria vita. Queste informazioni soggettive forniscono un’informazione complementare, e allo stesso tempo in qualche modo omnicomprensiva, a quella fornita dai dati oggettivi.

9. Paesaggio e patrimonio culturale. Il paesaggio, la ricchezza e la qualità del patrimonio artistico, archeologico e architettonico hanno una rilevanza particolare nel caso italiano. Il diritto alla bellezza e la tutela del paesaggio non sono un’attività “fra altre” per la Repubblica, ma una delle sue missioni più proprie, pubblica e inalienabile. L’articolo 9 della Costituzione recita infatti: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“.

10. Ambiente: considerato come quel nostro capitale naturale che influenza il benessere umano in molteplici domini sia direttamente attraverso le risorse sia indirettamente attraverso i servizi. Esso condiziona fortemente il benessere dei cittadini, dalle risorse che alimentano la produzione e l’economia, al piacere che ci dà il contatto con la natura.

11. Ricerca e innovazione: rappresentano il primo dei tre driver del benessere indicati dal Comitato. Essi danno un contributo fondamentale allo sviluppo sostenibile e durevole, tanto più importante in un’economia, come quella italiana, che mostra un pesante ritardo in un contesto che attende risposte alle sfide del cambiamento economico, demografico e sociale.

12. Qualità dei servizi: l’analisi del benessere richiede una valutazione della dotazione infrastrutturale e dei servizi riletta alla luce della loro efficacia, del grado di utilizzo, delle misure di accessibilità, della qualità del servizio generato.

In generale, nel periodo 2015-16 gli indicatori compositi danno segnali di miglioramento, rispetto al 2013, per quanto riguarda soddisfazione per la vita, occupazione, istruzione, salute e ambienteuna sostanziale stabilità si rileva per condizioni economiche minime, qualità del lavoro, relazioni sociali e reddito. Dal confronto con la situazione relativa al 2010 emergono trend positivi per salute, ambiente, istruzione e un recupero completo per l’occupazione; livelli lievemente inferiori si registrano per reddito, relazioni sociali e soddisfazione per la vita. I divari sono invece ancora rilevanti per condizioni economiche minime e qualità del lavoro. Il quadro che emerge rispetto al 2013 è quindi di miglioramento o stabilità per tutte le componenti del benessere; il recupero è invece ancora parziale se il termine di confronto è il 2010.

Nei territori gli indicatori compositi hanno avuto evoluzioni in linea con quelle nazionali ma l’intensità è stata diversa. Il Nord e il Centro registrano un miglioramento per ambiente, salute e istruzione nell’ultimo anno negli altri domini si è tornati vicini ai livelli del 2010, ad eccezione della qualità del lavoro. Nel Mezzogiorno permangono forti divari rispetto al 2010 per condizioni economiche minime, qualità del lavoro e soddisfazione per la vita, mentre si rilevano miglioramenti in tutti i domini nel confronto con il 2013.

Nell’impossibilità di dare un quadro, pur sintetico, di tutte 12 dimensioni, abbiamo prescelto le due che più attengono agli argomenti prediletti da Regioni&Ambiente e che, per effetto del maggior interesse dell’opinione pubblica per gli aspetti socio-economici, vengono solitamente sottaciute dai vari commentatori delle principali testate giornalistiche e radio-televisive.

Paesaggio e patrimonio culturale

L’Italia conserva il primato nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco per numero di beni iscritti (51, pari al 4,8% del totale), seguita – ormai a brevissima distanza – dalla Cina (50) e poi da Spagna, Francia e Germania. Tuttavia, il quadro complessivo del dominio segnala in molti casi difficoltà e arretramenti, in parte riconducibili alla lunga crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi anni. Si è, infatti, ridotta sensibilmente la spesa pubblica destinata alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale (dallo 0,3% della spesa complessiva delle Amministrazioni centrali del 2009 allo 0,2% del 2015) e continua a crescere, sia pure nel contesto di una generale contrazione della produzione edilizia, il tasso di abusivismo. Si stima, infatti, che nel 2015 siano state realizzate quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell’anno precedente e le 9,3 del 2008.

Coerentemente con questi segnali negativi aumenta, soprattutto tra i giovani, la quota di italiani che si dichiarano insoddisfatti del paesaggio del luogo dove vivono, ritenendolo “affetto da evidente degrado“; sono il 22,1% nel 2015 contro il 20,1% dell’anno precedente e il 18,3% del 2012. Si osserva, contestualmente, un declino dell’attenzione al tema della sua tutela: diminuiscono, infatti, gli italiani che indicano “la rovina del paesaggio causata dall’eccessiva costruzione di edifici” fra le cinque maggiori preoccupazioni in materia ambientale (15,7% nel 2015 contro 17,1% nel 2014).

Le differenze regionali riguardano prevalentemente le politiche pubbliche e l’abusivismo. Se si esclude la Sardegna, che si attesta su livelli di spesa intorno ai 14 euro, i comuni meridionali spendono in media 3,5 euro pro-capite a fronte di una media italiana di 10 euro. In Campania e Calabria il numero di edifici costruiti illegalmente si stima in crescita nel 2015: la quota rispetto a quelli autorizzati è pari rispettivamente a 63,3% e 61,8%; nelle altre regioni del Mezzogiorno si supera il 30%

Ambiente
Le risposte alle problematiche di salvaguardia dell’ambiente, in gran parte guidate dalle normative europee o dall’insorgere di specifiche emergenze, appaiono ancora frammentate. Negli ultimi anni l’estensione della superficie delle aree protette non ha subito modifiche rilevanti anche se è in aumento nel corso dell’ultimo decennio. Anche i territori inclusi nella Rete Natura 2000 non registrano variazioni, attestandosi al 19,3%, valore comunque superiore alla media europea (18,4%). In ambito urbano la disponibilità media di aree verdi nei comuni capoluogo è di 31,1 m2 per abitante (due terzi circa dei comuni però si attestano sotto il valore medio e 19 città non raggiungono i 9 m2 pro capite).

Sul fronte energia, materia e cambiamenti climatici, fra il 2014 e il 2015 scende visibilmente la quota di consumi energetici coperti da fonti rinnovabili, passando dal 37,3% al 33,1%. Tuttavia il valore dell’indicatore è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni (era il 15,5% nel 2004). In calo costante le emissioni, passate nel periodo 2004-2014 da 10,3 a 7,0 tonnellate di CO2 equivalente per abitante.

Gli indicatori soggettivi relativi alla preoccupazione per la perdita di biodiversità e alla soddisfazione della situazione ambientale della zona in cui si vive mostrano da un lato una maggiore sensibilità sul tema della conservazione delle specie: nel 2015 il 19% delle persone si ritiene preoccupato a fronte del 17,2% del 2014, in particolare i giovani (28,4% fra i 14-19enni). Dall’altro è in leggera flessione la soddisfazione per la qualità ambientale della zona di residenza, che si attesta nel 2015 al 69,8% delle persone di 14 anni e più (-1,5 punti percentuali). Su questo aspetto è significativo il divario territoriale: nel Mezzogiorno la quota di persone soddisfatte è al 60,7% (contro il 75,3% del Nord) e in netta diminuzione rispetto al 2014 (64,3%).

Nonostante il trend in diminuzione in tutte le aree, resta elevata la quota di rifiuti smaltiti in discarica rispetto a quelli raccolti ed è pari a quasi la metà dei rifiuti nel Mezzogiorno, al 32,4% al Centro e al 19% al Nord.

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