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Rapporto Carbon Tracker e Grantham Institute: “Aspettatevi l’inaspettato”

Rapporto Carbon Tracker e Grantham Institute

Fotovoltaico e auto elettriche Nei giorni scorsi abbiamo dato conto delle conclusioni a cui è giunto l’ultimo “BP Energy Outlook 2017” dove la big oil britannica prevede che nel 2035 petrolio, gas e carbone continueranno a rappresentare più del 75% della fornitura totale di energia, seppur in calo rispetto all’86% del 2015, che le rinnovabili cresceranno senza riuscire a dare il contributo necessario a mantenere entro i 2 °C l’aumento del riscaldamento globale e che le auto a benzina e diesel saranno ancora preferite per i costi più bassi dalle classi emergenti, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, anche se il mercato delle auto elettriche esploderà arrivando a 100 milioni di veicoli in circolazione rispetto al milione attuale.

Chiaramente tale analisi, se non è “pro domo sua” come ci è sembrato di cogliere, di certo poggia su scenari “business as usual” (BAU).
Viceversa, l’analisi condotta da Carbon Tracker Initiative (Ong che analizza l’impatto dei cambiamenti climatici sui mercati finanziari e sugli investimenti in idrocarburi, mappando i rischi e le opportunità generati dalla transizione verso un sistema energetico ‘low-carbon’), in collaborazione con l’Istituto Grantham presso l’Imperial College di Londra (Istituto leader a livello mondiale per la ricerca sui cambiamenti climatici e sul loro impatto su ambiente ed economia), nel Rapporto “Expected the Unexpected. The Disruptive Power of Low-Carbon Technology“, pubblicato nei giorni immediatamente seguenti al BP Energy Outlook e che mutua il titolo di un film di successo della fine degli anni ’90, si colloca nella prospettiva del “disruptive power” ovvero nel “potere perturbativo” sull’economia ad opera delle tecnologie a basse emissioni di carbonio, come recita il sottotitolo del report.
I veicoli elettrici e l’energia solare sono dei game changer che l’industria dei combustibili fossili sta notevolmente sottostimando – ha avvertito Luke Sussams, Ricercatore senior di Carbon Tracker – Ulteriori innovazioni potrebbero rendere fin troppo conservativi i nostri scenari nel giro di 5 anni“.

Solo l’aumento previsto dei veicoli elettrici potrebbe ridurre la domanda di petrolio di 2 milioni di barili al giorno entro il 2025 – riduzione della stessa quantità che ha causato il crollo del prezzo del petrolio nel 2014-15. Questo scenario vedrebbe l’ulteriore riduzione di 16 milioni di barili al giorno nel 2040 e di 25 milioni entro il 2050, in netto contrasto con la continua crescita della domanda di petrolio prevista da BP. 

I settori dell’energia e dei trasporti stradali rappresentano circa la metà del consumo di combustibili fossili, per cui la crescita del solare fotovoltaico (PV) e dei veicoli elettrici può determinare un forte impatto sulla domanda di petrolio. Per cui gli scenari per fare previsioni dovrebbero tener conto, come minimo, delle ultime proiezioni di riduzione dei costi per il solare fotovoltaico e per le batterie dei veicoli elettrici, oltre agli impegni assunti dai Paesi con la sottoscrizione dei loro contributi nazionali di riduzione delle emissioni (INDCs) previsti dall’Accordo di Parigi, che non può riflettere l’attuale stato di bassa transizione ad un’economia low carbon.
Nel settore energetico lo scenario ‘BAU’ non è più applicabile – ha sottolineato James Leaton Ricercatore capo presso Carbon Tracker – Ci sono una serie di tecnologie a basse emissioni di carbonio che stanno per raggiungere la maturità con decenni di anticipo rispetto a quanto si aspettino alcune aziende“.

Lo “scenario” da prendere in considerazione per riflettere meglio la situazione, secondo i ricercatori che hanno redatto il Rapporto, si basa su:
– il solare fotovoltaico potrebbe essere in grado di fornire il 23% della produzione elettrica mondiale al 2040 e il 29% al 2050, con una graduale totale eliminazione del carbone, lasciando al gas una quota solo dell’1%, mentre BP ritiene che la crescita delle rinnovabili si aggirerà sul 7,6% di media all’anno;
– le
 vetture elettriche, comprese le ibride e quelle all’idrogeno, potrebbero superare al 2040 il 50% della quota complessiva del mercato automobilistico e arrivare a due terzi del totale dieci anni più tardi, laddove BP ha previsto che i veicoli elettrici venduti nel 2035 sarebbero fermi al 6% del mercato globale;
– la domanda di carbone potrebbe raggiungere il picco nel 2020 e dimezzarsi nel 2050 rispetto a quella del 2012;
– la domanda di petrolio potrebbe stabilizzarsi tra il 2020-2030, per poi scendere costantemente.
La maggior parte delle principali compagnie petrolifere e quelle del gas si aspettano che il carbone raggiungerà il picco nel 2030 e nessuna di loro prevede che la domanda possa scendere prima del 2040.

Nel volgere di un solo decennio, le fonti fossili potrebbero cedere il 10% della loro quota di mercato a favore di fotovoltaico e mobilità elettrica.

La maggior parte delle analisi compiute per definire una transizione a basse emissioni di carbonio si focalizza su quel che deve essere fatto per r raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici, come mantenere il global warming entro i +2 °C – ha affermato Ajay Gambhir, Ricercatore senior del Grantham Institute – In questo Rapporto abbiamo esaminato che cosa accadrebbe al sistema energetico globale e alla temperatura globale se venissero considerate le variabili di riduzione dei costi per certe tecnologie, alla luce delle ultime proiezioni sui costi del fotovoltaico e delle auto elettriche. È giunto il momento che comprendiamo appieno le implicazioni di questa inarrestabile corsa di queste tecnologie versa la parte in basso della curva dei costi“.

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