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RAEE: lo “tsunami” che mette a rischio la vita e la salute dei bambini

Secondo un nuovo innovativo Rapporto dell’OMS sull’impatto sanitario della gestione illegale dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), fino a 18 milioni di bambini e adolescenti e 12,9 milioni di donne, compreso un numero imprecisato di donne in età fertile, potrebbero essere a rischio di futuri esiti negativi per la loro vita e salute.

La salute di bambini, adolescenti e future mamme di tutto il mondo è a rischio a causa del trattamento illegale di dispositivi elettrici o elettronici (RAEE).

È quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha lanciato il 15 giugno 2021 il Rapporto Children and Digital Dumpsites: E-waste exposure and child health”, prodotto con il contributo e il supporto della E-Waste Coalition, un gruppo di 10 agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali, tra cui l’OMS, che si sono unite per aumentare la collaborazione, costruire partenariati e fornire supporto più efficiente agli Stati membri per affrontare la sfida dei rifiuti elettronici.

Con i crescenti volumi di produzione e smaltimento, il mondo affronta quello che un recente forum internazionale ha descritto come un crescente ‘tsunami di rifiuti elettronici’, che mette a rischio la vita e la salute – ha dichiarato nell’occasione il Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS – Allo stesso modo in cui il mondo si è mobilitato per proteggere i mari e i loro ecosistemi dall’inquinamento da plastica e microplastica, dobbiamo mobilitarci per proteggere la nostra risorsa più preziosa, la salute dei nostri bambini, dalla crescente minaccia dei rifiuti elettronici“.

L’iniziativa dell’OMS sui rifiuti elettronici e la salute dei bambini (Initiative on E-waste and Child Health), lanciata nel 2013, mira ad aumentare l’accesso a prove, la conoscenza e la consapevolezza degli impatti sulla salute dei rifiuti elettronici; migliorare la capacità del settore sanitario di gestire e prevenire i rischi, monitorare i progressi e promuovere politiche di gestione sui rifiuti elettronici che proteggano meglio la salute dei bambini; e a migliorare il monitoraggio dell’esposizione ai rifiuti elettronici e di intervenire a tutela della salute pubblica.

Ben 12,9 milioni di donne lavorano nel settore dei rifiuti informali che potenzialmente le espone a rifiuti elettronici tossici e mette a rischio anche i bambini non ancora nati.

Nel contempo, più di 18 milioni di bambini e adolescenti, alcuni di appena 5 anni, sono attivamente impegnati nel settore del trattamento dei rifiuti. I bambini sono spesso coinvolti dai genitori o da chi si prende cura di loro nel riciclaggio dei rifiuti elettronici perché le loro piccole mani sono più abili di quelle degli adulti. Altri bambini vivono, vanno a scuola e giocano vicino a centri di riciclaggio dei rifiuti elettronici dove alti livelli di sostanze chimiche tossiche, principalmente piombo e mercurio, possono danneggiare le loro capacità intellettuali.

Il recente Rapporto di ILO-UNICEF ha evidenziato come il numero di bambini vittime del lavoro minorile sia salito a 160 milioni in tutto il mondo, con un aumento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi quattro anni. 

I bambini esposti ai RAEE sono particolarmente vulnerabili alle sostanze chimiche tossiche contenute a causa delle loro ridotte dimensioni, degli organi meno sviluppati e del tasso di crescita e sviluppo più rapido. Assorbono più inquinanti in relazione alle loro dimensioni e sono meno capaci di metabolizzare o sradicare le sostanze tossiche dai loro corpi.

I lavoratori, che cercano di recuperare materiali preziosi come rame e oro, sono a rischio di esposizione a oltre 1.000 sostanze nocive, tra cui piombo, mercurio, nichel, ritardanti di fiamma bromurati e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Per una futura mamma, l’esposizione a rifiuti elettronici tossici può influire sulla salute e sullo sviluppo del nascituro per il resto della sua vita. I potenziali effetti negativi sulla salute includono esiti negativi della gravidanza, come nati morti e parti prematuri, nonché basso peso e lunghezza alla nascita. L’esposizione al piombo derivante dalle attività di riciclaggio dei rifiuti elettronici è stata associata a punteggi di valutazione neurologica comportamentale neonatale significativamente ridotti, aumento dei tassi di disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), problemi comportamentali, cambiamenti di umore nel bambino, difficoltà di integrazione sensoriale e riduzione dei punteggi  cognitivi e linguistici.

Altri impatti negativi sulla salute dei bambini correlati ai rifiuti elettronici includono cambiamenti nella funzione polmonare, effetti respiratori acuti, danni al DNA, ridotta funzionalità tiroidea e aumento del rischio di alcune malattie croniche durante la vita, come il cancro e le malattie cardiovascolari.

Un bambino che mangia un solo uovo di gallina da Agbogbloshie, una discarica in Ghana, assorbirà 220 volte il limite giornaliero dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare per l’assunzione di diossine clorurate – ha affermato Marie-Noel Brune Drisse, l’autrice principale del Rapporto – La causa è una cattiva gestione dei rifiuti elettronici. Questo è un problema emergente che molti Paesi non riconoscono ancora come un problema di salute. Se non agiranno ora, il suo impatto avrà un effetto devastante sulla salute dei bambini e peserà pesantemente sul settore sanitario negli anni a venire”. 

I volumi di rifiuti elettronici sono in aumento a livello globale. Secondo la Global E-waste Statistics Partnership (GESP), sono cresciuti del 21% nei 5 anni fino al 2019, quando sono stati generati 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. In confronto, i rifiuti elettronici prodotti l’anno scorso erano equivalenti in peso a 350 navi da crociera messe in fila per formare una linea lunga 125 km. Si prevede che questa crescita continuerà man mano che l’uso di computer, telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici continuerà ad espandersi, insieme alla loro rapida obsolescenza. 

Solo il 17,4% dei RAEE prodotti nel 2019 ha raggiunto la gestione formale o gli impianti di riciclaggio, secondo le più recenti stime GESP, il resto è stato scaricato illegalmente, prevalentemente nei Paesi a basso o medio reddito, dove viene riciclato da lavoratori informali.

Una raccolta e un riciclaggio adeguati dei rifiuti elettronici è fondamentale per proteggere l’ambiente e ridurre le emissioni climatiche. Nel 2019, il GESP ha rilevato che quel 17,4% di rifiuti elettronici raccolti e opportunamente riciclati ha impedito il rilascio nell’ambiente di ben 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalenti.

L’OMS invita ad un’azione efficace e vincolante da parte di esportatori, importatori e governi per:
garantire lo smaltimento ecologicamente corretto dei RAEE e la salute e la sicurezza dei lavoratori, delle loro famiglie e comunità;
monitorare l’esposizione ai rifiuti elettronici e gli esiti sulla salute
facilitare un migliore riutilizzo dei materiali
incoraggiare la produzione di apparecchiature elettroniche ed elettriche più durevoli.

Inoltre, la comunità sanitaria è sollecitata ad agire per ridurre gli effetti dannosi sulla salute causati dai RAEE, costruendo la capacità del settore sanitario di diagnosticare, monitorare e prevenire l’esposizione tossica tra bambini e donne, aumentando la consapevolezza dei potenziali co-benefici di un riciclaggio più responsabile, collaborando con le comunità colpite e sostenendo dati e ricerche sanitari migliori sui rischi per la salute affrontati dai lavoratori informali che si occupano di rifiuti elettronici.

I bambini e gli adolescenti hanno il diritto di crescere e apprendere in un ambiente sano e l’esposizione ai rifiuti elettrici ed elettronici e ai suoi numerosi componenti tossici ha un indiscutibile impatto su questo diritto – ha sottolineato la Dott.ssa Maria Neira, Direttrice del Dipartimento Ambiente, Cambiamenti climatici e Salute presso l’OMS – Il settore sanitario può svolgere un ruolo fornendo leadership e sostegno alla causa, conducendo ricerche, influenzando i responsabili politici, coinvolgendo le comunità e raggiungendo altri settori per chiedere che le preoccupazioni per la salute siano al centro delle politiche sui rifiuti elettronici”.

Marcella Garaffa

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