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Qualità aria: popolazione UE esposta a impatti sanitari significativi

Il Rapporto 2021 sulla qualità dell’aria diffuso dall’Agenzia Europea dell’Ambiente conferma che la stragrande popolazione urbana dell’Europa è esposta a livelli di inquinanti superiori agli standard previsti dalle Direttive UE e ben oltre le nuove Linee guida dell’OMS alle quali la Commissione UE vuole adeguarle. Dopo la Germania, l’Italia con quasi 50mila morti premature correlate all’esposizione di particolato fine è il Paese UE con l’impatto maggiore sulla salute.

La stragrande maggioranza della popolazione urbana europea è esposta a livelli di inquinanti atmosferici che danneggiano la salute ben superiori alle nuove Linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Lo conferma il Rapporto Qualità dell’aria in Europa 2021”, pubblicato oggi (7 dicembre 2021) dall’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA) che aggiorna ed amplia la precedente valutazione di settembre, confrontando le concentrazioni di inquinanti nell’aria ambiente in tutta Europa con gli standard delle nuove Linee Guida dell’OMS, successivamente pubblicate.

L’inquinamento atmosferico continua ad avere impatti significativi sulla salute della popolazione europea, in particolare nelle aree urbane. L’esposizione all’inquinamento atmosferico può provocare un’ampia gamma di malattie, tra cui ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva, tracheite, bronchite, tumori polmonari, asma cronica e infezioni delle vie respiratorie inferiori.

L’inquinamento atmosferico ha anche notevoli impatti economici, riducendo l’aspettativa di vita, aumentando i costi medici e riducendo la produttività a causa delle giornate lavorative perse in diversi settori economici.

Un sondaggio condotto da Eurobametro nel 2019 ha constatato che la maggior parte dei cittadini europei considera gli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico come un problema molto serio. Tale preoccupazione si riflette nel crescente coinvolgimento del pubblico riguardo alle sfide poste dall’inquinamento atmosferico, comprese le iniziative giudiziarie nei confronti di Governi e di Amministrazioni locali, di citizen science per supportare il monitoraggio della qualità dell’aria e di sensibilizzazione del pubblico per cambiamenti comportamentali.

Gli annuali rapporti dell’AEA sulla qualità dell’aria in Europa monitoravano la situazione in base alla Direttive dell’UE sugli standard per i principali inquinanti atmosferici definiti nelle Direttive UE sulla qualità dell’aria, che sono meno restrittivi delle precedenti Linee guida OMS, e a maggior ragione con le nuove che hanno abbassato i limiti di concentrazione sulla base delle nuove evidenze scientifiche.

Considerando che la Commissione UE ha annunciato di rivedere le Direttive sulla qualità dell’aria per allinearle quanto più possibile alle raccomandazioni dell’OMS, su cui peraltro è in corso una pubblica consultazione fino al 16 dicembre 2021, il Rapporto 2021 dell’AEA fornisce lo stato delle concentrazioni di inquinanti nell’aria ambiente nel 2019 e nel 2020 per ogni inquinante, con riferimento sia agli standard di qualità dell’aria dell’UE che ai nuovi livelli dell’OMS, indicando gli impatti sulla salute dell’esposizione ai principali inquinanti atmosferici nel 2019, e stimando i potenziali benefici per la salute derivanti dal raggiungimento dei relativi standard di qualità dell’aria dell’UE e dei valori delle linee guida dell’OMS per il particolato fine. Inoltre, il rapporto valuta i progressi verso l’obiettivo sanitario definito nel Piano d’azione dell’UE per l’inquinamento zero le tendenze delle emissioni dei principali inquinanti regolamentati nel periodo dal 2005 al 2019.  

I principali risultati

– Nei 27 Stati membri dell’Unione europea (UE), il 97% della popolazione urbana è esposto a livelli di particolato fine (PM2.5) superiori alle linee guida dell’OMS. I livelli di particolato sono determinati dalle emissioni derivanti dall’uso di energia, dai trasporti stradali, dall’industria e dall’agricoltura.

– Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) , il 94% della popolazione urbana è esposto a livelli superiori alle linee guida dell’OMS, dovuti prevalentemente alle emissioni del trasporto su strada.  

– Il 99% della popolazione urbana è esposta a livelli di ozono (O3) superiori alla linea guida dell’OMS, correlati alle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV), compreso il metano (CH4), e alle alte temperature associate ai cambiamenti climatici.    

– Nel 2019, l’inquinamento atmosferico ha continuato a causare un numero significativo di morti premature e di malattie in Europa, con ben 307.000 morti premature dovute all’esposizione al particolato fine (PM2.5). In Italia sono state quasi 50.000, solo la Germania ne ha registrati di più (53.000).

– Il Piano d’azione Inquinamento zero fissa l’obiettivo di ridurre il numero di morti premature dovute all’esposizione al particolato fine del 55% entro il 2030, rispetto al 2005. Nel 2019 le morti premature attribuite all’esposizione PM2.5 sono diminuite del 33% nell’UE-27, rispetto al 2005.

– Se nel 2019 in Europa fossero stati rispettati i limiti previsti dalle nuove Linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria per il particolato fine. ci sarebbe stato un calo del 72% delle morti premature in tutta l’UE, rispetto al 2005.

– Nel 2019, le emissioni di tutti i principali inquinanti atmosferici nell’Unione europea hanno continuato a diminuire nonostante un aumento della produzione interna lorda.

Foto di copertina: Andrzej Bochenski, ImaginAIR /EEA

   

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