Biodiversità e conservazione Sostenibilità

La Natura è il “capitale” per la sostenibilità futura secondo il PNAS

Natura capitale per la sostenibilità futura secondo il PNAS

La PNAS ha pubblicato una serie di studi che hanno per obiettivo la misurazione, ma anche il livello di consapevolezza da parte di decisori politici, imprese e società civile, del valore economico dei servizi ecosistemici, individuando esempi di buone pratiche da implementare, se si vuol mantenere a lungo termine il benessere della popolazione mondiale.

La Rivista ufficiale della National Academy of Science degli Stati Uniti, la PNAS, in occasione del Centenario dall’uscita del suo primo numero, ha pubblicato online prima dell’edizione cartacea, una serie di studi dal titolo “La Natura come Capitale” (Nature as Capital), che fanno il punto sullo stato di penetrazione e misurazione del ruolo dei servizi ecosistemici per mantenere il benessere a lungo termine.

Il progetto editoriale è stato coordinato e curato da:
– Jane Lubchenco, scienziato ambientale di fama mondiale, uno degli autori del paper “Human Domination of Earth’s Ecosystems”, pubblicato nel 1997 su “Science”, che ha costituito una pietra miliare per i successivi studi sul valore economico degli ecosistemi, inserita dal Presidente USA Obama nel suo “dream team per la scienza”, ex Direttore del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), ritornata ora ad insegnare all’Oregon State University;
– Steve Polaski, Professore di Economia Ambientale Università del Minnesota, già Economista senior per l’ambiente e le risorse del Consiglio dei Consulenti Economici del Presidente Clinton.
I due sono anche co-autori dello Studio “Natural capital and ecosystem services informing decisions: From promise to practice“, che del progetto editoriale costituisce il quadro riassuntivo del grado di consapevolezza che Governi, Organizzazioni, Imprese e Società civile hanno del valore economico della natura.

Dagli studi emerge che negli ultimi anni si sono fatti significativi progressi, e responsabili politici e leader mondiali stanno cominciando a capire che i servizi ecosistemici non si limitano al legno degli alberi o al pesce raccolto. “Valorizzare la natura significa comprendere la miriade di modi con cui la nostra comunità, salute ed economie dipendono da ecosistemi – ha dichiarato la Lubchenco – Vi è ora un ampio apprezzamento dei valori della natura e stiamo iniziando ad inserire tale consapevolezza nelle decisioni politiche e gestionali di Governi, Istituzioni finanziarie e Imprese, In 10 anni siamo passati da scarsissima conoscenza specifica a notevoli esempi che indicano come l’inserimento nelle attività del ruolo della natura costituisca per la popolazione non solo benefici immediati, ma anche futuri”.

La posta in gioco è alta, affermano i ricercatori: “Il PIL mondiale si è moltiplicato per 60 dall’inizio della rivoluzione industriale, consentendo un notevole aumento del tenore di vita come pure della popolazione globale. Ma con le minacce ambientali che incombono e una popolazione mondiale che si avvicinerà ai 10 milioni nel 2100, la salute dei sistemi naturali diventerà letteralmente un sistema di supporto vitale che non può tollerare un ordinamento che premia la produzione e il consumo a breve termine a scapito della gestione oculata della natura”.

Secondo i ricercatori, i costi di disastri come quelli causati dalla fuoriuscita del petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon, devono essere valutati non solo in base al danno immediato, ma anche per quelli a lungo termine connessi alla perdita della capacità di filtrare l’acqua, alla caccia e pesca.

Gli scienziati affermano che solo negli ultimi anni è stato possibile osservare esempi di approcci che potrebbero aiutare il Pianeta e tutti i suoi abitanti naturali a vivere a lungo e prosperare, e citano alcuni esempi di buone pratiche.

Negli Stati Uniti, azioni di ripristino delle fasce costiere sono state supportate da un numero sempre maggiore di persone consapevoli della loro importanza per cattura e stoccare il carbonio. A Denver, un comitato per l’acqua ha raccolto 32 milioni di dollari per i lavori di riforestazione al fine di non danneggiare la qualità delle acque a causa di grandi incendi.

Il Costa Rica, da Paese con il più alto tasso mondiale di disboscamento è diventato uno dei pochi Paesi con una netta riforestazione.

Il Governo del Belize ha utilizzato le informazioni sul capitale naturale per avviare un piano di gestione integrata delle coste per proteggere gli habitat-chiave, quali le mangrovie, le fanerogame marine e i coralli, che proteggono il litorale e supportano la pesca. Il piano prevede di migliorare la protezione delle coste del 25% rispetto ad una versione precedente, di raddoppiare le entrate derivanti dalla pesca delle aragoste e aumentare quelle derivanti dallo sviluppo del turismo.

Il Sudafrica ha correlato lo sviluppo e la pianificazione dei servizi degli ecosistemi per erogare meglio l’acqua, ridurre la povertà ed evitare i disastri.

La Cina ha creato una rete di “aree per preservare i servizi ecosistemici” che interessa il 28% del territorio e che presto verrà esteso al 49%, con l’obiettivo di avere un elevato ritorno economico su tali investimenti, dal contributo alla mitigazione delle alluvioni, dal controllo delle tempeste di sabbia, dalla preservazione delle risorse idriche, dal mantenimento della fertilità dei suoli e dalla conservazione della biodiversità. Il Paese sta pagando 200 milioni di persone occupate nelle attività di ripristino e conservazione per realizzare l’obiettivo di garantire il benessere umano.

Nell’Amazzonia brasiliana, la tutela ambientale ha contribuito a ridurre l’incidenza della malaria, le infezioni respiratorie acute e la diarrea.

I ricercatori hanno aggiunto che talvolta, ma non sempre, è possibile convertire letteralmente i servizi ecosistemici in valuta, la qual cosa è degna di considerazione perché indicherebbe il costo di quel che abbiamo perso. Tali approcci hanno contribuito a preparare il terreno per gli schemi di limitazione delle emissioni di carbonio, le maggiori tasse sulle attività con impatti negativi sugli ecosistemi, i sistemi di certificazione per aiutare i consumatori ad essere informati e ridefinire gli incentivi nel settore privato.

L’immagine mostra uno schema di inclusione del capitale naturale nel più ampio contesto delle decisioni formali ed informali istituzionali con le altre forme di capitale: finanziario, umano, immobiliare e sociale. Le istituzioni formali e informali hanno ripercussioni sulle decisioni sia dei fornitori di servizi che dei beneficiari. Anche l’accesso alle varie forme di capitale (“capacità”) e le preferenze influenzano le decsioni dei fornitori di servizi e dei beneficiari.
Le azioni congiunte dei fornitori di servizi e dei beneficiari determinano a loro volta il flusso di beni e servizi (compresi i servizi ecosistemici), apportando cambiamenti ai vari stock di capitale (incluso il capitale naturale) e influenzando il benessere dei diversi gruppi della società. Chiudere il ciclo dalle istituzioni alle decisioni sul benessere umano e tornare all’inizio per informare la progetto istituzionale e sul processo decisionale, avrebbe la potenzialità di migliorare le politiche e la loro gestione in modo tale da apportare progressi al benessere umano. I componenti in corsivo indicano i fattori che cambiano in tempi relativamente lunghi.

Siamo riusciti a sensibilizzare sui benefici della natura e che i sistemi economici spesso non riescono a mettere in evidenza il ruolo della gestione oculata del capitale naturale per mantenere il benessere a lungo tempo – ha affermato Polasky – Abbiamo constatato qualche notevole successo per il fatto che i leader cominciano a usare la scienza dei servizi ecosistemici per prendere decisioni che apportano risultati migliori per le persone e per il Pianeta. Sulla base di tali successi, i passi successivi sono costituiti dal riformare le istituzioni per offrire incentivi per la gestione del capitale naturale, incoraggiando l’adozione diffusa di queste idee”.

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