Non c’è ancora una sostanza specificatamente registrata per questo “nuovo” insetto.
Dopo il Punteruolo rosso del palme (cfr: “Specie aliene” in Regioni&Ambiente n. 7 Luglio 2010, pag. 52) e il Tarlo asiatico (cfr: “Colture agrarie, ecosistemi forestali e verde urbano minacciati da nuovi parassiti” in Regioni&Ambiente n. 7-8 Luglio-Agosto 2011, pag. 47) è arrivato come sottoprodotto indesiderato della globalizzazione il Moscerino orientale (Drosophila suzukii). Mentre i primi due costituiscono un pericolo per il patrimonio forestale, determinando un vero e proprio cambiamento del paesaggio nelle località in cui si sono diffusi (il punteruolo rosso distrugge le palme delle nostre Riviere e il tarlo abbatte gli alberi maestosi dei Parchi dell’Italia settentrionale), il moscerino colpisce gli impianti di piccoli frutti e gli alberi di alcune rosacee, soprattutto di ciliegio ed albicocco, provocando gravi danni alle aziende agricole specializzate in queste colture.
La sua pericolosità fitosanitaria è tale da essere stato inserito nella “Lista di pericolo” dell’European and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO), organizzazione intergovernativa che ha tra i suoi obiettivi la protezione delle piante, lo sviluppo di strategie contro l’introduzione e la diffusione di malattie delle piante e la promozione di metodi di controllo sicuri ed efficaci.
Non c’è ancora, infatti, alcun prodotto o principio attivo registrato contro la Drosophila suzukii, tant’è che la Commissione UE ha dovuto modificare l’Allegato III del Regolamento n. 396/2005 concernente i livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale, per innalzare su segnalazione della Francia, provvisoriamente fino al 31 dicembre 2014, i livelli massimi di residui (LMR) di spinetoram, un insetticida di origine naturale che ha dimostrato avere un effetto indiretto per fronteggiare l’insetto (Regolamento UE n. 473/2012 in G.U.U.E. L 144 del 5 giugno 2012).
Certo, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha dichiarato “che non è probabile che l’impiego di spinetoram (XDE-175 su ciliegie, lamponi e mirtilli abbia come conseguenza un’esposizione dei consumatori superiore ai valori tossicologici di riferimento e pertanto tale impiego non dovrebbe costituire un problema di salute pubblica”, ma avremmo preferito mangiare lamponi e mirtilli con gli eventuali precedenti valori di LMR.
La prima segnalazione ufficiale in Europa di questo nuovo “intruso” è stata in Trentino-Alto Adige nel 2009 seguite poi dai servizi fito-sanitari di Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Calabria, oltre che da nazioni europee confinanti.
Sul n. 7 del 27 aprile 2011 di IASMA Notizie, il Notiziario tecnico del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Munch – Istituto Agrario di S. Michele all’Adige (TN) è stata diffusa una scheda, riportata anche sul sito dell’Istituto, che riguarda le caratteristiche morfologiche della Drosophila suzukii, le piante ospiti, i danni e le attività di monitoraggio.
Si tratta di un insetto del tutto simile al moscerino dell’aceto (Drosophila melanogaster) che vediamo volteggiare in estate vicino al cestino della frutta o attorno al collo di una bottiglia di vino appena stappata e che molti avranno anche guardato con attenzione durante le prime esplorazioni domestiche o scolastiche al microscopio, essendo un “organismo modello” ovvero un organismo fra i più studiati dalla biologia.
Mentre le specie drosophile più diffuse non sono in grado di attaccare la frutta, se non quando è già compromessa e con vie di accesso disponibili, la suzukii riesce a penetrare nel frutto sano in virtù di un ovopositore seghettato femminile che consente di incidere la superficie dei frutti maturi ancora sulla pianta, inserendo le uova direttamente nella polpa. Anche se ogni femmina depone 2-3 uova per frutto, queste si schiudono in poche ore e le larve, assai voraci, nutrendosi della polpa del frutto, diventano adulti in 1-2 settimane, a seconda delle condizioni climatiche, tanto da poter raggiungere anche le 13 generazioni in un anno.
La sua pericolosità per la frutticoltura è conseguente al fatto che una volta depositate le uova non è più possibile controllare l’infestazione, per cui i trattamenti con insetticidi autorizzati debbono essere effettuati in maniera preventiva.