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Mobilità sicura e sostenibile: “Vision Zero” nel PNRR

“Vision Zero” è la proposta organica di Legambiente, Fondazione Guccione, Vivinstrada e Kyoto Club per inserire nel PNRR fondi per un cambio di passo nella cultura della mobilità, ancora incentrata sull’egemonia dell’auto privata, in direzione di una maggior sicurezza e sostenibilità, con l’obiettivo di azzerare i morti e feriti su strada.

È giunto il momento di accompagnare un cambio di paradigma nell’ambito della mobilità per invertire la piramide e rimettere al primo posto nei sistemi di trasporto le persone, non le macchine. Sarà un ‘percorso’ lungo di riappropriazione di spazi urbani non solo per le persone ma anche per il verde e le piante, per gli animali, per la socialità. Una ‘visione’ di città che ridisegni il suo assetto urbano di mobilità dolce e la sua sostenibilità (economica, sanitaria, sociale). Idee della città intelligente dalle quali far scaturire progetti di ‘adeguamento’ e sistemazione coerente. Interventi urbanistici possibili e necessari, sviluppo urbano (ridefinizione spazi, isole ambientali, verde pubblico, mobilità per lavoro e studio”.

È la “Vision Zero” , la proposta che Legambiente, Fondazione Luigi Guccione, Vivinstrada e Kyoto Club hanno presentato per inserire nel programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione UE nell’ambito del Next Generation 23 miliardi di euro su sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trasposto ferroviario regionale, trasporto pubblico locale e sharing, di cui 8 miliardi sul Fondo nazionale per la sicurezza stradale da spendere per riqualificare le strade urbane e le città e predisporre un piano di formazione e comunicazione che cambi la cultura della mobilità oggi incentrata sull’egemonia dell’auto privata, azzerando morti e feriti su strada.

Su questi aspetti, l’Italia è in grave ritardo rispetto a molti Paesi europei, sottolineano i proponenti, ed anche l’ultima bozza di PNRR, quale uscita dal Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021, sembra dimenticare, mettendo ingenti risorse sui trasporti, ma sbilanciando gli investimenti sulle grandi opere extra urbane e sull’alta velocità mentre serve un deciso impulso verso le reti di mobilità urbana e verso la sicurezza stradale in città.

Vision Zero vuol dire nuova mobilità, sicurezza stradale, ambiente, democrazia rappresentativa e diretta, rigenerazione urbana, decarbonizzazione – hanno dichiarato le associazioni proponenti – Tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83.000 persone: il costo sociale, sempre secondo i dati ISTAT di quell’anno, risulta pari a 16,9 miliardi di euro, l’1% del pil nazionale.  Questo sanguinoso tributo, che ha un costo sociale ed economico enorme, vede la velocità come causa principale delle collisioni stradali ed elemento che ne determina la gravità, ma non è inevitabile. Si può cambiare, semplicemente attivando il dispositivo ISA (Intelligent Speed Adaptation), moderando la velocità con maggiori controlli e la riduzione delle sezioni stradali e della velocità, aumentando il modale share e dissuadendo dall’uso del mezzo privato, rimettendo al centro delle città e della viabilità le persone e non le automobili, al centro della mobilità gli utenti e non i mezzi di trasporto. In una sigla: Città Vision Zero, che vanno realizzate non perdendo l’opportunità dei prossimi fondi in arrivo e in discussione”.

Le collisioni stradali uccidono ogni anno nel mondo 1,35 milioni di persone; sono la principale causa di morte per bambini e giovani di età compresa tra 5 e 29 anni, con una previsione mondiale al 2030 di 500 milioni di morti e feriti. Numeri spaventosi che non colpiscono solo le utenze vulnerabili (pedoni, ciclisti, disabili, bambini anziani) ma anche gli stessi automobilisti e motociclisti. Nel nostro Paese nel 2019, gli incidenti stradali, oltre alla morte di 35 bambini, 534 pedoni e 253 ciclisti, hanno provocato quella di 1.411 automobilisti e 698 motociclisti.

Quattro gli assi prioritari del Piano proposto:
1. Riqualificare le città (5 miliardi di euro). Rifinanziare il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale (per progetti di mobilità dolce cofinanziati dagli Enti Locali (vincolati all’ottenimento del finanziamento statale) con impegni dello Stato al 50% e per alcune priorità a fondo perduto o al 70%:
– mettere in sicurezza gli attraversamenti pedonali ;
– mettere in sicurezza – con la chiusura ai veicoli motorizzati e realizzazione dei percorsi casa-scuola per ogni plesso – le zone scolastiche;
– realizzare aree pedonali e ciclabili sicure;
– piani di chiusura al traffico veicolare privato nelle aree urbane;
– organizzare Zone 30 nelle città e il controllo degli attraversamenti pedonali e della velocità, raggiungendo l’obiettivo dei 5 milioni di controlli all’anno;
– modifica delle sezioni stradali per la diminuzione velocità: rialzamento attraversamenti pedonali, chicane, restringimento sezioni, ecc.

2. Trasporto ferroviario regionale (5 miliardi di euro) e Trasporto Pubblico Locale (10 miliardi di euro). Potenziare il Trasporto ferroviario regionale, il TPL e la sharing mobility con finanziamenti che dovrebbero attivare cofinanziamenti già predisposti nei Piani di Comuni ed Aziende. Investire fortemente sul trasporto regionale ferroviario (in particolare con l’idrogeno verde). Divieto assoluto di entrata nelle città per auto di grossa cilindrata.

3. Governance. Affidare a un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri un organo di governance per coordinare e armonizzare le azioni di tutti i Ministeri che hanno competenze su politiche di mobilità, inquinamento e clima, sicurezza stradale (Infrastrutture e Trasporti, Ambiente, Salute, Politiche sociali, Istruzione), di indirizzo e controllo su obiettivi di vision zero, di spesa del fondo multe e di attivazione del dispositivo ISA (Intelligent Speed Adaptation) per la limitazione automatica della velocità sui veicoli a motore, di controllo della manutenzione programmata delle strade, con rigoroso rispetto dell’utilizzo dei proventi delle contravvenzioni.

4. Formazione e Comunicazione (3 miliardi di euro). Predisporre un Piano per la formazione e l’educazione, strumenti formidabili per fermare la violenza stradale e per costruire una nuova mobilità e un nuovo sviluppo, sostenibili, sicuri, resilienti. Occorre dotarsi di una Centro di alta formazione come “palestra” di una nuova cultura di governo delle politiche di mobilità, della sicurezza stradale, dei cambiamenti climatici per tecnici, professionisti, operatori dei vari settori, amministratori e dipendenti, scuole, mobility manager aziendali e scolastici, fondi di accompagnamento alla strutturazione di piani di mobilità aziendale e scolastica e sostegno a realtà come i bicibus e i pedibus, come esistono in Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, Polonia da molti anni.

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