Nel corso della Conferenza Nazionale Sharing Mobility (Roma, 27 marzo 2018), è stato presentato il 2° Rapporto sulla Mobilità condivisa, curato dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, che evidenzia la crescita dei servizi offerti e del numero degli utenti, anche se il fenomeno è al momento limitato alle grandi città del nostro Paese.
In occasione della II Conferenza Nazionale Sharing Mobility, iniziativa promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS), è stato presentato il 27 marzo 2018 il 2° Rapporto nazionale sulla sharing mobility, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility che aggiorna i dati e i trend della mobilità condivisa in Italia.
La Sharing mobility è un fenomeno socio-economico che riguarda il settore dei trasporti sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta.
Dal lato della domanda, la mobilità condivisa consiste in una generale trasformazione del comportamento degli individui che, progressivamente, tendono a preferire l’accesso temporaneo ai servizi di mobilità piuttosto che utilizzare il proprio mezzo di trasporto, fino a non possederlo affatto.
Dal lato dell’offerta invece, questo fenomeno consiste nell’affermazione e diffusione di servizi di mobilità che utilizzano le piattaforme digitali per facilitare la condivisione di veicoli e/o tragitti, realizzando servizi flessibili e scalabili che sfruttano le risorse latenti già disponibili nel sistema dei trasporti.
Dal Rapporto, emerge che in Italia la sharing mobility cresce: nel triennio 2015-2017, infatti, i principali servizi di mobilità condivisa sono aumentati del 50% e sono ormai 18,1 milioni gli italiani che possono usufruire di almeno un servizio.
Dal punto di vista territoriale, le Regioni del Sud hanno fatto registrare una crescita più forte della mobilità condivisa con un più 57% nel triennio (31%, invece, al Centro e al Nord) e Milano si conferma il fiore all’occhiello in Italia per sharing mobility.
A fronte di questa crescita, si legge nel Rapporto, il totale dei servizi sparsi sul territorio italiano al 31 dicembre 2017 era 357, ripartiti con una netta maggioranza nelle Regioni del Nord Italia, 58% dei servizi totali, il 26% diffusi nelle Regioni del Mezzogiorno, il 15% al Centro.
“La sharing mobility cresce ogni anno nel suo complesso del 40-50% in termini di cittadini che la utilizzano e numero di veicoli a disposizione – ha sottolineato Raimondo Orsini, Direttore della FoSS, presentando il Rapporto – La nota dolente di questa crescita è che avviene solo in alcune città, sono solo 4-5 città che crescono nella sharing: sono Roma, Milano, Torino, Firenze e Bologna. Ci aspettiamo una crescita nei prossimi anni anche nelle città del Centro-sud a cominciare da Napoli, Bari, Cagliari, Catania, Palermo. Occorre aiutare la crescita e non ostacolarla: servono dei piccoli provvedimenti che aiutino gli operatori, ad esempio a trovare spazi per i parcheggi e per le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici“.
I servizi che hanno avuto maggiore diffusione in Italia nell’ultimo anno sono il bikesharing, il car sharing, ma anche il car pooling o ride sharing, lo scooter sharing e il bus sharing, oltre alle nuove App, che in un’unica piattaforma permettono di prenotare e acquistare tutta la sharing mobility a disposizione nelle città italiane.
Questo successo è confermato anche dai numeri che negli ultimi anni sono lievitati, arrivando a circa 40.000 biciclette offerte in bike sharing in 265 Comuni, circa 8.000 auto in car sharing per 1.077.589 utenti, nelle due formule free floating (l’auto che si preleva e si lascia ovunque) e station-based (si preleva e si lascia in appositi spazi) e a circa 2,5 milioni di utenti per il carpooling extraurbano. Continua anche a salire il numero di veicoli a zero emissioni: è elettrico, infatti, il 27% degli scooter e delle auto condivise che circolano nelle città italiane.
“La mobilità condivisa è uno dei comparti trainanti di quella rivoluzione della sostenibilità dei trasporti urbani che è essenziale per assicurare standard di qualità dell’ambiente e della vita nelle città – ha affermato il Ministro Gian Luca Galletti – I trasporti incidono infatti in maniera significativa sull’inquinamento atmosferico urbano che, soprattutto nella pianura padana, segna ancora ripetuti superamenti delle soglie imposte dalle norme nazionali ed europee. Ma il traffico è anche uno dei principali fattori di stress della vita in città. Condividere mezzi, tragitti, viaggi, spostamenti casa-lavoro è un modo concreto e anche ‘sociale’ per aiutare le città ad essere più a misura di essere umano. Il Ministero in questi anni ha finanziato progetti di 573 interventi per 625 milioni in favore di 169 enti locali in materia di mobilità sostenibile e nell’ultimo anno ha promosso e finanziato oltre 80 progetti per gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola presentati dai comuni italiani. Questa è la direzione giusta per un’Italia migliore e più green”.
La mobilità condivisa rappresenta già oggi un vettore per la penetrazione dei veicoli elettrici nei parchi circolanti attuali. Tra i maggiori ostacoli che si frappongono attualmente alla diffusione di massa dei veicoli elettrici privati vi sono la range anxiety (ansia d’autonomia) il maggiore costo d’acquisto e l’incertezza del valore residuo, tutti fattori che nei servizi di mobilità condivisa possono trovare una soluzione convincente già oggi. L’uso dei servizi condivisi può espandersi in sinergia con gli interessi espressi dai provider di energia elettrica nel settore della mobilità.
La riduzione dei veicoli, delle percorrenze e un aumento della quota degli spostamenti effettuati con servizi di mobilità condivisa – rispetto a quelli effettuati con il mezzo privato – rappresentano dei fattori determinanti anche per la diffusione della ciclabilità, del camminare a piedi e di un uso maggiormente efficiente dello spazio pubblico. In questo quadro e con queste finalità, il mondo della sharing mobility è uno dei principali alleati della mobilità attiva.
Va considerato, inoltre, che negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza presso i Governi, soprattutto a livello locale, delle opportunità legate al mettere in discussione il primato del veicolo individuale nelle aree urbane. Individuare un ecosistema di servizi di mobilità condivisa rappresenta anche il punto di partenza per costruire una coalizione d’interessi che coinvolga attori diversi su strategie/obiettivi di sviluppo comuni.
“La mobilità passeggeri è eminentemente un fenomeno urbano, e gran parte degli spostamenti avviene in città – ha concluso Edo Ronchi, Presidente della FoSS – Questo significa anche che gli impatti negativi della mobilità si riscontrano nelle nostre città, dove vi è il maggior numero di persone esposte. È però proprio in città che ci sono le maggiori opportunità perché il modello di mobilità individuale venga messo in discussione da quello basato sui servizi condivisi e pubblici. Perché ciò accada serve che la mobilità condivisa conquisti spazio e lo tolga all’uso dell’auto privata”.
Peraltro, la fotografia scattata dal sondaggio, realizzato Lorien Consulting per il Forum “QualeMobilità?”(Roma, 30 novembre 2017), organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, aveva offerto l’immagine del cittadino italiano che, vuoi per i timori legati alla qualità dell’aria che respira, vuoi per una sempre più variegata offerta di mezzi di trasporto, è sempre più favorevole alla mobilità condivisa.