È il nuovo movimento semi-vegetariano fondato da Brian Kateman, ricercatore della Columbia University, che propone di combattere lo sfruttamento degli animali e di seguire una dieta più sana e socialmente utile riducendo il consumo di carne.
Secondo l’AIRC (Associazione italiana per la Ricerca sul Cancro), un consumo eccessivo di alimenti di origine animale, soprattutto di carni rosse lavorate, aumenta il rischio di alcuni tumori. Non ci sono, invece, prove convincenti che un loro modesto consumo abbia effetti negativi sulla salute.
Ed è proprio in merito ad un limitato consumo che sarebbe stato coniato un nuovo termine: “reducetariano”, o meglio riduciano, cioè colui che riduce il consumo di carne (carne rossa, pollame, pesce e carne di qualsiasi altro animale) nella propria dieta, scegliendola di qualità quando la mangia e dunque prestando attenzione alla sua provenienza.
Il termine è stato creato da Brian Kateman, giovane ricercatore della Columbia University che insieme al suo socio Tyler Alterman ha fondato il nuovo movimento “riduci-carne”, in inglese “reducetarian”, presentandolo prima a novembre in occasione di una delle conferenze organizzate dal TedxCuny Conference (evento internazionale volto ad illustrare progetti innovativi in diversi ambiti) e conquistando l’attenzione dei media britannici, Daily Mail in primis. Poi, lanciandolo online attraverso la piattaforma di crowdfunding Indiegogo come campagna per incrementare la ricerca e la promozione nel campo della nutrizione.
Secondo il reducetarianesimo, si può mangiare tutto, proteine, carboidrati, grassi contenuti sia nel mondo vegetale sia animale, ma con equilibrio e qualità superiore, senza mai dimenticare di dare un’impronta sostenibile alla propria vita, passando attraverso l’alimentazione e pensando alla protezione dell’ambiente.
Sul blog di Kateman i vantaggi dell’essere reducetariano sono almeno tre:
1. limitando il consumo di carne, di pesce e latticini e mangiando più frutta e verdura, si vive di più, in maniera sana e felice;
2. si fissano degli obiettivi gestibili e quindi attuabili per limitare gradualmente il consumo di carne;
3. mangiare meno carne è importante per il benessere degli animali e dell’ambiente perché si riducono le emissioni di gas serra su cui la produzione di carne incide per il 20% del totale e anche la quantità di acqua, assicurando così il proprio contributo allo sviluppo sostenibile del pianeta.
L’invito del reducetarianesimo è quello di ridurre il consumo di carne almeno per trenta giorni durante i quali se si mangia carne a pranzo, non la si consuma a cena, le porzioni devono essere ridotte, e un giorno a settimana non si devono mangiare alimenti di origine animale. Passato il primo mese, l’auspicio è che questo diventi uno stile di vita da cui non si torna indietro, a differenza di quanto accade invece nell’alimentazione vegetariana che, secondo un sondaggio dello Humane Research Council, è poi abbandonata dall’84% di chi l’abbraccia.
“Il messaggio di non consumare carne un giorno alla settimana o ridurre la porzione della bistecca da 16 oz (circa 450 g) a 8 oz (circa 225 g), come indicato da Bryan Kateman – dichiarano Isabella Savini, docente di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate e Valeria Gasperi, ricercatrice e docente di Biochimica della Nutrizione di Tor Vergata – si contrappone all’elevato consumo di prodotti di origine animale tipico dell’attuale dieta occidentale. In particolare, i Livelli di Assunzione di Riferimento per la popolazione italiana, pubblicati recentemente (LARN, 2014), raccomandano per l’adulto sano un consumo giornaliero di proteine di 0,9 g per kg di peso corporeo, pari a circa 60 g per un uomo di 70 kg. Tale quantità è facilmente ottenibile attraverso una dieta variata e bilanciata. Pertanto, l’idea di tale movimento non rappresenta un rischio per la salute umana; inoltre, puntando sulla sensibilità di una buona parte della popolazione sulle problematiche legate all’eco-sostenibilità, può coinvolgere numerose persone che, sebbene trascurino la propria salute, sono invece più interessati a quella del pianeta”.
Il fenomeno sembra essere, infatti, in aumento nel Regno Unito; in ogni caso, parliamo di un modello alimentare di sana e corretta alimentazione suggerito ormai da tanti anni.
“Le indicazioni di Kateman sulla riduzione del consumo di carne e di alimenti di origine animale – proseguono le due docenti – non rappresentano una novità rispetto alle già note raccomandazioni nutrizionali sia a livello internazionale che nazionale. E il termine reducetariano non è né esplicativo né ha ragione di essere utilizzato poiché non rappresenta un nuovo regime, ma coincide con il modello alimentare di una sana e corretta alimentazione”.