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La battaglia climatica sarà vinta o persa nelle città

Il Rapporto faro della Coalizione per la transizione urbana, presentato alla vigilia dei summit ONU su clima e sviluppo sostenibile, indica i numerosi vantaggi derivanti dagli investimenti per rendere le città a zero emissioni, e fornisce ai Governi nazionali le 6 priorità per le azioni da intraprendere per realizzare una transizione urbana di successo.

Le città ospitano più della metà della popolazione mondiale e sono responsabili dell’80% del PIL globale e di tre quarti delle emissioni di carbonio legate all’energia: la battaglia per il nostro futuro sarà vinta o persa nelle città”.

È il messaggio chiave del Rapporto Climate Emergency, Urban Opportunity” presentato da Coalition for Urban Transitions e diffuso alla vigilia dei Summit ONU su clima e sviluppo sostenibile (New York, 23-25 settembre 2019), il cui sottotitolo è “Come i Governi nazionali possono garantire la prosperità economica e prevenire la catastrofe climatica trasformando le città”.

Coalition for Urban Transitions è un’iniziativa speciale, nata nel 2016 nell’ambito della New Climate Economy, con l’obiettivo di allontanare l’economia dal business-as-usual per offrire ai Governi nazionali gli strumenti politici necessari per uno sviluppo urbano, più compatto, connesso e pulito, aiutandoli a focalizzarsi e informarsi per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e dello Sviluppo Sostenibile.

L’iniziativa è gestita congiuntamente da C40 Cities Climate Leadership Group e dal World Resources Institute Ross Center, guidata da 50 organismi e istituzioni di tutti i continenti e finanziata dai Dipartimenti per lo sviluppo internazionale (DFID) e per l’energia e la strategia industriale (BEIS) del Governo del Regno Unito, dai Ministeri dell’Ambiente di Germania e Svezia, dal Patto Globale dei Sindaci per il Clima e l’Energia e da donazioni volontarie private.

Le città sono motori di crescita, innovazione e prosperità – ha dichiarato António Guterres, Segretario generale delle Nazioni UniteQuesto rapporto mostra come i giusti investimenti possano costruire città e comunità sostenibili e vivibili che ci aiuteranno a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. È possibile e realistico realizzare emissioni urbane nette pari a zero entro il 2050. Ma per arrivarci, avremo bisogno del pieno impegno dei governi delle città insieme all’azione e al sostegno di quelli nazionali“.

Il Rapportorileva che le misure a basse emissioni di carbonio nelle città potrebbero fornire oltre la metà delle riduzioni delle emissioni necessarie per mantenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto +2 °C. Inoltre, mostra che è possibile ridurre del 90% le emissioni delle città, utilizzando le tecnologie e le pratiche attualmente disponibili – tra cui la riduzione delle emissioni di carbonio da edifici, trasporti, efficienza dei materiali e rifiuti – offrendo allo stesso tempo un ritorno economico significativo. Un investimento di 1,8 trilioni di dollari (circa il 2% del PIL globale) all’anno, avrebbe un ritorno di rendimenti annuali per 2,8 trilioni di dollari al 2030 e 7 trilioni di dollari al 2050, in base al solo risparmio sui costi. Molte delle misure a basse emissioni di carbonio si ripagherebbero da sole in meno di 5 anni, tramite l’illuminazione più efficiente, i veicoli elettrici, la migliorata logistica dei trasporti e la gestione dei rifiuti solidi.

I Governi nazionali con la vision di investire in città intelligenti e sostenibili oggi vedranno grandi ritorni sui loro investimenti – ha affermato Nicholas Stern, l’autore del famoso Rapporto del 2006 che porta il suo nome, dove per la prima si indicavano i gravi impatti economici globali indotti dai cambiamenti climatici, intervenuto alla presentazione del Rapporto il 22 settembre 2019 – Le città a zero emissioni di carbonio offriranno ai loro Paesi un vantaggio competitivo nel tentativo di attrarre talenti e investimenti globali. I Paesi che non perseguono la transizione verso le città a zero emissioni di carbonio, viceversa dovranno affrontare costi enormi per la loro inazione. I sistemi ad alto contenuto di carbonio diventeranno inutili o inutilizzabili con l’evoluzione dei mercati e delle normative, e il risultato sarà la perdita di risorse e di posti di lavoro con industrie fallite o trasferitesi”.

Il Rapporto dimostra che, oltre ai vantaggi economici, le città compatte, connesse e pulite offrono uno standard di vita più elevato e maggiori opportunità per tutti. Gli investimenti nelle misure a basse emissioni di carbonio nelle città potrebbero sostenere 87 milioni di posti di lavoro entro il 2030, riducendo al contempo l’inquinamento atmosferico e la congestione del traffico, e migliorando la produttività dei lavoratori. Le popolazioni urbane stanno crescendo rapidamente e nel prossimo decennio dovranno essere investiti miliardi di dollari per infrastrutture urbane. I Governi nazionali devono cogliere questa breve finestra di opportunità, poiché le decisioni prese sulle città nel prossimo decennio porteranno i Paesi su un percorso verso la prosperità e la resilienza o, viceversa, il declino e la vulnerabilità.

Le città offrono un’opportunità senza precedenti per conservare le risorse e vivere entro i nostri confini planetari. Attualmente, l’espansione urbana strisciante minaccia foreste e terre agricole vitali: tra il 2000 e il 2014, gli insediamenti urbani si sono espansi su una superficie di territorio due volte più grande dello Sri Lanka. Città più compatte e connesse proteggerebbero la biodiversità, salvaguarderebbe la sicurezza di cibo e acqua e migliorerebbe la resilienza ai nuovi rischi climatici, il tutto riducendo le emissioni derivanti dal cambiamento dell’uso del suolo.

La necessità di una transizione urbana a zero emissioni di carbonio è immediata e i costi dell’inazione potrebbero essere devastanti. Oltre il 10% della popolazione mondiale, vive in zone costiere soggette all’innalzamento del livello del mare e l’86% vive in aree urbane o quasi urbane.
Tale rischio è stato, peraltro, rappresentato dal Rapporto SROCC dell’IPCC, diffuso ieri (25 settembre 2019).

Molti Governi cittadini stanno già svolgendo un ruolo attivo nella lotta alla crisi climatica: quasi 10.000 città e Governi locali si sono impegnati a fissare obiettivi di riduzione delle emissioni. Tuttavia, secondo il Rapporto, i Governi delle città più grandi e potenti possono da soli offrire meno di 1/3 del loro potenziale di riduzione delle emissioni delle loro città. I governi nazionali e statali hanno il potere su un altro 1/3 e più di 1/3 dipende dai diversi livelli di governo che lavorano insieme per ridurre le emissioni, rendendo il futuro delle città uno sforzo collaborativo vitale.

Nel firmare l’Accordo di Parigi, i Governi nazionali si sono impegnati ad affrontare i cambiamenti climatici – ha affermato Christiana Figueres, Vicepresidente del Global Covenant of Mayors ed ex Segretario esecutivo dell’UNFCCC, tra gli speaker all’evento di lancio – Aumentando la domanda pubblica di azione per il clima, i Paesi possono sfruttare il dinamismo e la creatività delle città per aumentare l’ambizione dei loro contributi determinati a livello nazionale [NDC] prima della COP26 del prossimo anno“.

Le 6 priorità per le azioni nazionali per rendere le città inclusive, a zero emissioni e resilienti (Fonte: Coalition for Urban Transitions)

Il Rapporto presenta sei priorità chiave per le azioni che i Governi nazionali possono intraprendere per cogliere le opportunità correlate ad un’azione climatica.

Sviluppare una strategia globale per offrire prosperità condivisa raggiungendo al contempo emissioni nette pari a zero e porre al centro le città. Tutti i Ministeri dovrebbero inserire nelle loro attività un approccio allo sviluppo urbano, eliminando i rischi con investimenti a basse emissioni di carbonio, fornendo segnali chiari agli attori privati e autorizzando i governi locali ad andare più lontano e più velocemente. 

Allineare le politiche nazionali alle città compatte, connesse e pulite. Ridurre il consumo di suolo e rimuovere dalle normative urbanistiche i regolamenti edilizi che limitano una maggiore densità vivibile; vietare la vendita di veicoli a combustibili fossili; adottare alternative green all’acciaio e al cemento. 

Finanziare le infrastrutture urbane sostenibili. Eliminare i sussidi per i combustibili fossili e la fissare un prezzo del carbonio tra 50-100 dollari per tonnellata per aumentare gli incentivi agli investimenti; riformare le tasse sulla terra e sulla proprietà; spostando le risorse per i trasporti nazionali dalla costruzione di strade ai trasporti pubblici. 

Coordinare e sostenere l’azione per il clima locale nelle città. Autorizzare i governi locali a introdurre politiche e piani sul clima più ambiziosi delle politiche nazionali; allocare almeno un terzo dei budget nazionali in R&S per sostenere le politiche climatiche delle città. 

Costruire un sistema multilaterale che promuova città inclusive a zero emissioni di carbonio. Porre le città al centro degli sforzi per aumentare i contributi nazionali di riduzione delle emissioni (NDC) nel 2020 e nel 2025 e garantire che tutta l’assistenza internazionale allo sviluppo sia allineata alle strategie urbane nazionali compatibili con l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Pianificare in modo proattivo una transizione urbana giusta. Utilizzare le entrate derivanti dalle tasse sul carbonio o dalla riforma dei sussidi ai combustibili fossili per compensare coloro che sostengono i costi dell’azione per il clima; sostenere l’aggiornamento da parte delle comunità che vivono in insediamenti non autorizzati per ridurre la povertà e migliorare la resilienza climatica; anticipare, proteggere e supportare la forza lavoro del futuro, anche attraverso lo sviluppo di piani di transizione per i lavoratori e le industrie che si basano sui combustibili fossili.

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