L’Istat ha aggiornato al 2014 i dati sui prodotti di qualità agroalimentare DOP, IGP e STG, confermando che l’Italia è il primo Paese UE per numero di riconoscimenti.
Ma quante di queste eccellenze verranno salvaguardate nell’ambito dell’imminente trattato commerciale Unione europea – Stati Uniti (TTIP)?
L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha pubblicato il 25 marzo 2016 i dati relativi ai Prodotti agroalimentari di qualità, da cui si evince che l’Italia è punto di riferimento di eccellenza in Europa e nel mondo.
Con 269 prodotti (257 attivi), al 31 dicembre 2014 (8 in più rispetto al 2013), a Denominazione di Origine Controllata (DOC), Indicazione Geografica Protetta (IGP) e Specialità Tradizionale Garantita (STG) conferiti dall’Unione europea (in totale 1.241), l’Italia è il Paese che dispone del maggior numero di eccellenze agroalimentari, seguita da Francia (17,4%) e Spagna (14,4%).
In realtà ad oggi sono 282 perché nel frattempo altri se ne sono aggiunti, ma ai fini statistici l’Istat aggiorna i dati annualmente.
I settori con il maggior numero di riconoscimenti sono gli ortofrutticoli e cereali (103 prodotti), i formaggi (49), gli oli extravergine di oliva (43) e le preparazioni di carni (38). Le carni fresche e gli altri settori comprendono, rispettivamente, 5 e 32 specialità.
I prodotti DOP che rappresentano il meglio della qualità certificata e protetta dall’UE, si contraddistinguono in quanto sono originari di una specifica zona geografica, presentano caratteristiche dovute essenzialmente o esclusivamente a un particolare ambiente geografico (inclusi i fattori naturali e umani) e vengono prodotti e trasformati esclusivamente in un delimitato territorio.
Al 31 dicembre 2014, i prodotti DOP italiani riconosciuti dall’UE erano 161 (3 in più rispetto al 31 dicembre 2013). Nel corso del 2014 hanno conseguito 2 nuove denominazioni il settore dei formaggi e una i prodotti di origine animale. Le DOP attive sono 155 (2 in più rispetto al 2013), mentre quelle non attive salgono da 5 a 6.
I prodotti IGP che raggruppano le specialità agroalimentari di pregio riconosciute e tutelate dall’UE, si caratterizzano in quanto sono originarie di una specifica zona geografica, possiedono una determinata qualità, reputazione o altre caratteristiche attribuibili a uno specifico territorio, ossia vengono almeno prodotte e/o trasformate in una delimitata zona geografica.
Al 31 dicembre 2014, IGP italiane riconosciute dall’UE sono 106, 5 in più dell’anno precedente. Nel 2014 hanno ottenuto 2 nuovi riconoscimenti ciascuno i settori ortofrutticoli e cereali, i prodotti di panetteria, uno quello delle preparazioni di carni. I prodotti IGP attivi sono 100 (3 in più rispetto al 2013), mentre quelli non attivi passano da 4 a 6.
I prodotti STG comprendono le preparazioni riconosciute e tutelate dall’UE, le cui peculiarità non dipendono dall’origine geografica, ma da una composizione tradizionale del prodotto, una ricetta tipica o un metodo di produzione tradizionale. Le specialità STG si possono produrre sia nell’intero territorio nazionale sia negli altri Paesi UE. Un medesimo prodotto STG può essere certificato da più Organismi di controllo, mentre ciascuna DOP o IGP viene certificata da un solo Organismo. Anche nel 2014 la Mozzarella e la Pizza napoletana si confermano le uniche specialità tradizionali italiane riconosciute dall’UE e attive.
Le regioni con più DOP e IGP sono Emilia-Romagna e Veneto, rispettivamente con 41 e 36 prodotti riconosciuti.
I prodotti DOP, IGP e STG si confermano componente significativa della produzione agroalimentare italiana e fattore di competitività delle realtà agricole locali. Pur mantenendo talune caratteristiche tipiche dei prodotti di nicchia, e nonostante la mancata crescita dei produttori registrata nel 2013, il comparto dei prodotti di qualità va assumendo nel tempo connotazioni sempre più importanti.
In particolare, tra il 2004 e il 2014, le DOP, IGP e STG riconosciute dall’UE passano da 146 a 269 e le specialità attive da 129 a 257.
Nel 2014 gli operatori certificati erano 79.848, in calo di 587 di unità (-0,7%) rispetto al 2013. Di questi, il 91,4% svolgeva esclusivamente attività di produzione e il 6,6% di trasformazione; il restante 2% effettuava entrambe le attività.
Nel sistema di certificazione le nuove entrate di operatori (5.721) sono stati inferiori alle uscite (6.308).
Tra gli operatori prevaleva nettamente il genere maschile, cui apparteneva l’80,1% dei produttori e l’86,3% dei trasformatori.
I produttori (74.5716 unità), il cui numero è calato rispetto al 2013 di 585 unità, sono particolarmente numerosi nelle attività relative ai settori dei formaggi (35,5% del totale), degli oli extravergine di oliva (25,1%) e degli ortofrutticoli e cereali (17.076, 23,2%).
Anche i trasformatori (6.845 unità) erano più consistenti nei settori degli oli extravergine (26,2% del totale), dei formaggi (1.691, il 22,7%) e degli ortofrutticoli e cereali (1.165, il 17,6%).
Complessivamente il calo del numero dei produttori riscontrata tra il 2013 e il 2014 è la risultante della diminuzione registrata nel Nord (-1,7%) e nel Centro (-1%), che non compensa l’aumento rilevato nel Mezzogiorno (+0,6%). Anche il numero in diminuzione dei trasformatori (-3,5%) si deve al decremento nel Centro-nord, che supera l’aumento registrato al Sud (+3,3%).
Rispetto al 2013, gli allevamenti (41.412 strutture) si sono ridotti del 1,3%, mentre la superficie investita (162.824 ettari) è aumenta dello 0,4%.
Infine, l’Istat osserva che i prodotti di qualità favoriscono lo sviluppo delle aree montane del Paese: il 28,2% dei produttori è localizzato in montagna a fronte del 17% di aziende agricole montane rilevate dal Censimento dell’agricoltura nel 2010.
Ma quante di queste eccellenze verranno salvaguardate nell’ambito del trattato commerciale Unione europea – Stati Uniti (TTIP)?