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Ricerca di Ernst & Young sul contributo dell’industria del vetro in Europa

Ricerca di Ernst e Young sul contributo della industria del vetro in Europa

Presentato a Milano il focus sulla filiera del vetro in Italia, all’interno della ricerca di Ernst & Young “Contributo economico, sociale ed ambientale dell’industria dei contenitori in vetro in Europa”, che la settimana precedente era stata illustrata al Parlamento europeo, per sottolineare come l’abbandono del Pacchetto sull’Economia Circolare nel Programma della nuova Commissione UE “sarebbe un’occasione mancata”.

Da 5.000 anni il vetro fa parte della nostra vita: un materiale duttile, non inquinante, potenzialmente infinito e totalmente trasparente nelle sue qualità fisiche e naturali. Così trasparente che spesso non ci accorgiamo di quanto la sua assenza determinerebbe un cambiamento radicale nella nostra esistenza, non solo in termini di impatto ambientale, ma anche e soprattutto se associata ai progressi ottenuti grazie al suo utilizzo.

Dai contenitori per alimenti e bevande, farmaceutici e cosmetici alle facciate dei grattacieli, alle finestre, passando per oggetti d’arte, di arredo e design, fino agli impieghi nelle tecnologie più all’avanguardia, il fascino che il vetro ha sempre esercitato è giustificato dal suo aspetto e dalle sue funzioni tanto complementari quanto contraddittorie che ne fanno un materiale dai poteri magici. La storia del vetro è la storia della trasparenza che lascia passare la luce e lo sguardo e al tempo stesso separa, isola. Principio di apertura, il vetro può rappresentare anche il contrario, ma sempre, in completa trasparenza.

Costituito da minerali abbondanti in natura – sabbia, carbonato di sodio e carbonato di calcio – il vetro è un materiale riciclabile al 100%, all’infinito, nell’ambito del medesimo processo industriale.
Ogni volta che bottiglie o vasi di vetro vengono riciclati nella produzione di nuovi contenitori, si risparmiano energia, materie prime e viene ridotta l’emissione di CO2. Il vetro raccolto e qualitativamente idoneo all’avvio a riciclo in vetreria può essere rifuso e utilizzato innumerevoli volte per produrre nuove bottiglie, in un sistema virtuoso “a circuito chiuso”, e senza mai perdere le caratteristiche o le prestazioni del contenitore d’origine.

Se la Commissione europea nel suo programma di lavoro per il 2015 dovesse abbandonare il pacchetto sull’Economia Circolare, sarebbe un’occasione mancata. Noi, produttori dei contenitori in vetro chiediamo al Parlamento europeo che deve ancora pronunciarsi sul programma di lavoro della Commissione, prima che vengano formalizzati eventuali ritiri, di garantire che il pacchetto diventi realtà. Tuttavia, se questa iniziativa fondamentale dovesse essere accantonata, dobbiamo fare in modo che venga assolutamente riproposta il prossimo anno”.

Così scriveva il 15 dicembre 2014, alla vigilia dell’adozione del Programma di lavoro per il 2015 da parte della nuova Commissione UE guidata da Jean-Claude Juncker, il Presidente dell’European Container Glass Federation (FEVE), Erik Bouts, preoccupato dopo le rivelazioni di stampa che la neo-Commissione avrebbe messo in stand-by la revisione delle Direttive sui rifiuti, facente parte del Pacchetto “Toward a Circular Economy”, adottato nel luglio 2014 dalla Commissione Barroso e che tante aspettative aveva generato tra gli imprenditori della green economy.

Come noto, deve ora fare affidamento sull’opzione subordinata, visto che le sue preoccupazioni si sono puntualmente avverate, avendo Juncker abbandonato per quest’anno il Pacchetto, anche se nell’occasione il Vice-Presidente della Commissione Frans Timmermans ha dichiarato che la proposta di revisione delle Direttive sui rifiuti, viene sospesa per essere sostituita da “nuove, più ambiziose proposte previste alla fine del 2015 per promuovere l’economia circolare”.

La FEVE, Associazione che conta oltre 60 soci e 22 gruppi aziendali in tutta Europa, che producono oltre 20 milioni di tonnellate di vetro ogni anno, convinta delle sue buone ragioni (e non è la sola), ha presentato il 20 gennaio 2015 al Parlamento europeo durante un briefing “Gli elementi essenziali dell’economia circolare europea e il ruolo dell’industria dei contenitori in vetro” i risultati della ricerca commissionata a Ernst & Young su “Contributo economico, sociale ed ambientale dell’industria dei contenitori in vetro in Europa”.
Le industrie che supportano un’economia circolare dovrebbero essere sostenute – ha dichiarato nell’occasione il Parlamentare europeo Seb Dance – In tempi di crescita economica lenta, dobbiamo incoraggiare modelli sostenibili di business a lungo termine e in grado di trasformare i rifiuti in risorse riutilizzabili e, così facendo, sosteniamo la creazione di posti di lavoro stabili e locali in Europa”.
Chiudere il cerchio dalla bottiglia alla bottiglia riciclata è la chiave per rendere concreta l’Economia Circolare – ha commentato Adeline Farrelly, Segretario Generale FEVE – Il riciclo a circuito chiuso disaccoppia la domanda di risorse dalla crescita tanto necessaria in Europa. Questa è una grande opportunità per l’economia europea per uscire dalle acque profonde”.

Il 26 gennaio 2015 a Milano, Assovetro, l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro di Confindustria, ha organizzato una Tavola Rotonda sul Rapporto di Ernst & Young, con un focus della filiera in Italia.

Secondo quanto risulta dal Report, sono circa 20.200 gli occupati totali nella filiera del vetro, di cui 7.100 diretti e meno del 3% a tempo determinato. Il 48% dei lavori indiretti sono imputabili agli acquisti effettuati dalle vetrerie verso i vari fornitori di beni o di servizi.
Le aziende che producono contenitori in vetro in Italia sono 12 per un totale di 27 stabilimenti produttivi, con una maggiore concentrazione al Nord, Lombardia in testa.
Nel 2012 la produzione dei contenitori in vetro è ammontata a 3.400.000 tonnellate circa, pari a 9.600 tonnellate di bottiglie e vasi prodotti ogni giorno.
Il consumo apparente è stato di 3.562.000 tonnellate circa e l’immesso al consumo sul territorio nazionale è stato di 2.212.000 tonnellate: questi due dati evidenziano l’importanza delle esportazioni indirette del settore.

La filiera dei contenitori in vetro nel suo complesso contribuisce con 1,4 miliardi di euro alla produzione del PIL italiano. L’industria crea più di 700 milioni di euro di valore aggiunto, cui si deve sommare quasi la stessa cifra (705 milioni) derivante dall’intera filiera.
Per quanto riguarda le esportazioni, i contenitori in vetro seguono il flusso ed i volumi dei prodotti che contengono, soprattutto cibi e bevande. Nel 2012, infatti, la bilancia commerciale dei prodotti imballati in vetro è stata positiva, raggiungendo la cifra di oltre 5 miliardi di euro.
Sul fronte degli investimenti, l’industria ha impiegato negli ultimi 10 anni una media di 89 milioni di euro l’anno, il 70% di questi investimenti è servito a migliorare gli impianti in un’ottica green, soprattutto per installare dispositivi in grado di ridurre in maniera sensibile le emissioni e per favorire l’efficienza energetica.

Ancora più interessanti sono i dati “ambientali”, conseguenti il riciclaggio del vetro che nel 2012 è stato pari al 71% (mentre la media europea è stata del 70%) e sono state raccolte sul territorio nazionale 1.673.000 tonnellate di vetro da avviare al riciclo, una quantità questa che posiziona l’Italia al 3° posto dopo Germania e Francia.
L’Italia è anche al di sopra della media europea per quanto riguarda il rottame utilizzato in bottiglie e vasetti, con una media del 59% rispetto al 52% di quella europea.
L’industria dei contenitori in vetro è poi a Km quasi 0, grazie a una distribuzione omogenea sul territorio degli stabilimenti produttivi, unita a una produzione destinata quasi totalmente (88%) al mercato nazionale e alla vicinanza degli stabilimenti ai loro clienti (il 47% è nel raggio di 300 chilometri). Anche le materie prime devono fare poca strada per raggiungere gli stabilimenti: l’81%, infatti, è prodotto localmente.

Questa ricerca dimostra il peso dell’industria italiana dei contenitori in vetro non solo nell’economia nazionale, ma anche nella ricerca di sempre migliori e più efficienti standard ambientali – ha sottolineato Franco Grisan, Presidente della Sezione contenitori di Assovetro – È importante che gli stabilimenti di produzione siano presenti su tutto il territorio italiano, creando così valore da nord a sud in termini di occupazione, di maggiore prossimità all’industria alimentare di riferimento e di riciclo dei contenitori usati”.

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