Secondo l’OCSE, le emissioni da trasporto merci sono destinate ad aumentare così velocemente che il settore della logistica immetterà in atmosfera più CO2 del traffico passeggeri.
L’International Transport Forum Outlook 2015, presentato il 27 gennaio 2015 presso la sede dell’OCSE a Parigi, prevede che il settore del trasporto internazionale di merci crescerà mediamente del 286% al 2050, come conseguenza dei cambiamenti dei modelli commerciali che permettono a volumi maggiori di merci di percorrere distanze più lunghe.
Questa crescita, ovviamente, metterà ulteriormente sotto pressione le imprese aeree e marittime per affrontare l’impatto dell’aumento delle emissioni.
Una ricerca della Boeing Company dello scorso anno ha previsto che tra il 2013 e il 2033 il trasporto merci via aerea raddoppierà, spingendo verso l’alto le emissioni, indipendentemente dalle iniziative volontarie dell’industria aeronautica di adottare misure per ridurre le emissioni attraverso una migliore efficienza dei carburanti.
Anche i Trasportatori marittimi hanno recentemente presentato alla Conferenza sul Clima di Lima (1-12 dicembre 2014) un loro contributo per migliorare l’efficienza energetica dei carburanti utilizzati, anche se la conseguente riduzione delle emissioni, secondo alcune associazioni ambientaliste, sarebbe inferiore all’aumento previsto per l’aumento del traffico.
Per quanto attiene la crescita dei volumi delle merci trasportate su gomma e su rotaia, il report prevede che entro il 2050 varierà tra il 230% e il 420% a seconda dell’intensità dei trasporti di merci relativi alla futura crescita del PIL, riduzione che risulterà in parte dalla dematerializzazione della produzione, determinata principalmente dalle crescenti quote dei servizi nella composizione del PIL.
La crescita delle quote del settore dei servizi nelle economie avanzate o l’aumento della produzione e del commercio di merci meno pesanti, come le attrezzature elettroniche, riducono i pesi reali trasportati.
Le relative emissioni di CO2 dovrebbero crescere tra il 140% e il 350% nello stesso periodo, a causa dei cambiamenti nell’intensità dei trasporti e nella quota del trasporto ferroviario nel trasporto delle merci.
La crescita mondiale dei volumi di merci trasportate su gomma e le relative emissioni di CO2 saranno spinte dalle economie non OCSE.
L’Asia, comprese Cina e India, annovererà più del 50% dei trasporti mondiali di merci su gomma entro il 2050 (rispetto al 35% di oggi).
La crescita spazia tra il 330% e il 660% per i volumi di merci trasportate e tra il 240% e il 600% per le emissioni di CO2. La differenza tra lo scenario che ipotizza una crescita più forte e quello di una crescita più debole, per le economie non OCSE, indica le incertezze collegate all’orientamento che queste economie adotteranno in termini di composizione della produzione e della quota delle diverse modalità di trasporto di merci.
Entro il 2050 i trasporti internazionali collegati agli scambi di merci dovrebbero crescere secondo un fattore di 4,3.
L’andamento della crescita futura è determinato dai cambiamenti nella composizione dei prodotti commerciali e dall’aumento della distanza media di trasporto ascrivibile ai cambiamenti intervenuti nella composizione geografica del commercio. Una percentuale dell’85% del volume totale delle merci internazionali è trasportata via mare. La quota del trasporto di merci su gomma nel commercio mondiale aumenterà dal 6% al 10% entro il 2050, spinta da un crescente commercio intra-regionale, specie in Asia e in Africa, dove non sono abbastanza sviluppate delle reti ferroviarie efficienti.
Nel periodo 2010-2050, le emissioni di CO2 collegate al commercio internazionale cresceranno secondo un fattore di 3,9.
Il trasporto di merci su gomma è responsabile di circa il 50% delle emissioni totali di CO2 prodotte dal commercio internazionale, e la quota dovrebbe aumentare fino al 56% entro il 2050. Il trasporto internazionale di merci richiede sistemi di trasporto intermodali ed è spesso realizzato mediante l’utilizzo di camion. Il trasporto interno di merci collegato al commercio internazionale rappresenta circa il 10% del volume totale delle merci trasportate a livello mondiale e il 30% del totale delle emissioni di CO2 connesse al commercio.
La liberalizzazione multilaterale del commercio avrà un impatto crescente sul commercio orientato verso l’area non OCSE, si afferma nel rapporto, che si sostanzierà in una crescita maggiore nella suddetta area e in riduzioni delle tariffe comparativamente più ampie. In uno scenario di liberalizzazione degli scambi, il trasporto globale crescerà del 380% (rispetto al 330% nello scenario di riferimento). Tale andamento potrebbe altresì portare ad una percentuale di emissioni di CO2 superiore del 15% rispetto allo scenario di riferimento.
L’aumento del commercio internazionale porrà sfide senza precedenti al sistema dei trasporti, specie per i porti. Si stima che i volumi di merci nei porti dovrebbero quasi quadruplicare entro il 2050, accompagnati da una crescita simile dell’insieme delle emissioni collegate alle spedizioni marittime nei porti.
Sin da oggi, le emissioni di particolato (PM) nelle città portuali sono responsabili di circa 60.000 decessi ogni anno, dovuti a malattie cardio-polmonari e al cancro ai polmoni. Tale fattore comporta delle conseguenze riguardo agli investimenti nei trasporti stradali e sulla gestione del traffico, così come sulle politiche di mitigazione della CO2.
Tali politiche includono opzioni che prevedono di migliorare l’intensità delle emissioni del parco dei mezzi di trasporto, di sviluppare altre modalità di trasporto, di migliorare l’efficienza delle catene di approvvigionamento e di introdurre nuove tecnologie.
Un sistema di trasporti efficiente e ben organizzato offre non solo benefici ambientali e sociali, ma anche numerosi vantaggi operativi, tra cui tempi di attesa e costi ridotti. Nel complesso, il trasporto internazionale di merci esige politiche volte a ridurre il più possibile gli impatti negativi, traendo nello stesso tempo il massimo vantaggio economico dagli scambi commerciali.
Sottolineando che la quota dei trasporti nazionali di merci costituisce solo il 10% del volume globale, ma rappresenta il 30% delle emissioni di CO2, l’ITF indica che, più degli accordi internazionali, saranno determinanti nell’affrontare tali emissioni le politiche domestiche, pur riconoscendo la necessità di affrontare la questione a livello globale.
“Il prevedibile aumento del trasporto merci globale rappresenta una sfida senza precedenti per i sistemi di trasporto di tutto il mondo – ha dichiarato il Segretario generale dell’ITF, José Viegas – Aumentare i vincoli di capacità nei trasporti può costituire un freno alla crescita economica, ma la quadruplicazione delle emissioni dei trasporti può minare seriamente gli sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici”.
Viegas ha indicato 4 azioni che aiuterebbero ad evitare un tale scenario:
1. migliorare la capacità di gestione dei servizi: molti impianti di trasporto sono sotto utilizzati;
2. investire nei collegamenti mancanti: più collegamenti alternativi e multi-modali aumentano l’efficienza;
3. prepararsi per le “mega-navi”: adeguare le infrastrutture alle nuove e più grandi navi in arrivo, comprendendo anche le connessioni agli hinterland portuali;
4. aumentare l’utilizzo dei veicoli: migliorare i coefficienti di carico e ridurre i tempi morti lungo le catene di rifornimento.
Alcune aziende del settore della logistica stanno già adottando misure per affrontare la crescita delle emissioni, atteso l’aumento del trasporto merci. Per esempio, Deutsche Post DHL (DPDHL) ha previsto nel suo programma GoGreen di ridurre entro il 2020 del 30% le emissioni per ogni consegna e ogni m2 di magazzino utilizzato. Per conseguire tale risultato ha fatto investimenti per una flottiglia di autocarri a basse emissioni, e, assieme ad altre imprese intersettoriali, ha dato vita a Green Freight Europe, iniziativa per cui vettori e spedizionieri in Europa operano su una piattaforma comune per raccogliere le prestazioni ambientali, lo scambio delle migliori pratiche e le tecnologie pulite nelle loro attività di trasporto delle merci.
Anche UPS si è impegnata l’anno scorso a ridurre del 20% le sue emissioni entro la fine del decennio, dopo aver conseguito una serie di obiettivi verdi in anticipo, operando con veicoli a basse emissioni ed efficienza operativa al contempo.