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La FAO assiste i paesi per combattere la pesca illegale

La FAO assiste i paesi per combattere la pesca illegale

Aumenta il consenso sul trattato internazionale per combattere la pesca illegale. Un numero crescente di paesi sta ratificando l’accordo con l’aiuto della FAO, alimentando l’interesse sul modo migliore per attuarlo.

La pesca illegale – che comprende le operazioni senza autorizzazione, la pesca di specie protette, l’impiego di attrezzi da pesca fuorilegge e la violazione dei limiti di quota – può raggiungere 26 milioni di tonnellate di pesce l’anno, più del 15% della produzione mondiale totale. Oltre ai danni economici, pone rischi per la biodiversità locale e la sicurezza alimentare di molti paesi.

Per contribuire a risolvere il problema, la FAO nel 2009 ha promosso l’adozione da parte dei suoi paesi membri dell’Accordo Internazionale sulle misure dello Stato di approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU). L’accordo entrerà in vigore quando 25 paesi avranno depositato il loro strumento di ratifica, conosciuto come l’Accettazione di Adesione. Ad oggi sono 12 le regioni che l’hanno fatto (il Cile, l’Unione Europea, il Gabon, il Mozambico, il Myanmar, la Nuova Zelanda, la Norvegia, l’Oman, le Seychelles, Sri Lanka e l’Uruguay); l’ultima è stata l’Islanda nel mese di giugno e due altri paesi sono in corso di ratificazione.

Le Misure sullo Stato d’approdo” si riferiscono in genere alle azioni intraprese per rilevare la pesca illegale quando le navi arrivano nei porti. L’Accordo promuove la collaborazione tra pescatori, autorità portuali, guardie costiere e marine per rafforzare le ispezioni e le procedure di controllo nei porti e sulle navi. E, soprattutto, permette agli Stati di impedire gli sbarchi di catture provenienti da pesca IUU, indipendentemente dalla bandiera delle imbarcazioni.

La pesca illegale provoca gravi danni all’economia globale, tra i 10 e i 23 miliardi di dollari, e le sue conseguenze minano il modo in cui gli stock ittici vengono gestiti, raddoppiando i motivi di preoccupazione – ha dichiarato Blaise Kuemlangan, capo del Servizio Giuridico per lo Sviluppo della FAO – L’accordo ha lo scopo di armonizzare i controlli portuali al fine di evitare che il pesce pescato illegalmente possa entrare sui mercati internazionali attraverso i porti. Riuscire a rifiutare l’approdo alle navi coinvolte nella IUU ridurrà di molto le opportunità di vendere il loro pescato, facendo diminuire la cattura illegale in tutto il mondo”.

La ratifica del trattato, infatti, impone ai paesi di designare i porti che le navi straniere possono utilizzare, per bloccare l’ingresso a coloro che si è certi o si ritiene siano coinvolti nella IUU; inoltre implica la condivisione delle informazioni con gli altri governi sulle imbarcazioni scoperte a trasportare pescato illegale. Senza dimenticare che permette una migliore conformità con il Codice di condotta della FAO per una pesca responsabile del 1995, che cerca di promuovere la sostenibilità del settore a lungo termine.

Workshop per i paesi africani costieri
Per aiutare i paesi a dotarsi delle capacità di attuare l’accordo, la FAO ha convocato una serie di workshop in tutte le regioni del mondo.
Il sesto in ordine di tempo, finanziato dal governo norvegese, copre l’Africa occidentale e si è svolto dal 20 al 24 luglio a Praia, a Capo Verde. Vi hanno preso parte cinquanta partecipanti provenienti da 16 paesi costieri africani, insieme agli esperti dell’Unione europea, dell’Organizzazione marittima internazionale, della Commissione per la pesca dell’Atlantico nord-orientale, della Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell’Atlantico, della Conferenza ministeriale sulla Cooperazione per la pesca tra gli Stati africani confinanti con l’Oceano Atlantico (COMHAFAT), del Pew Charitable Trust e del WWF.
Combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata è una priorità fondamentale lungo la costa atlantica dell’Africa dove essa contribuisce ad un sovra-sfruttamento del pescato, con ripercussioni negative per le economie di questi paesi – ha affermato Remi Nono Womdim, rappresentante della FAO a Capo Verde – Per adesso il Gabon, il Mozambico e le Seychelles sono gli unici paesi africani ad aver ratificato l’Accordo, ma molti altri sono vicini al completamento del processo. Molte zone della Regione hanno la volontà di affrontare la pesca illegale, ma richiedono strumenti più efficaci e la comprensione di come possono essere attuati a livello legale, politico e istituzionale”.

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