Biodiversità e conservazione Fauna

Erba gatta e vite argentata proteggono i felini dalle punture degli insetti

La nota attività neuroattiva degli iridoidi sui gatti indotti dallo strofinio dell’erba gatta e della vite d’argento, secondo un recente studio, sarebbe legata alla necessità di proteggersi dalle punture delle zanzare e dai virus di altri insetti parassiti.

La Nepeta cataria, volgarmente conosciuta come erba gatta o gattaria, è una piccola pianta perenne aromatica, simile alla menta e alla melissa, nota per essere attrattiva per i gatti, da cui la derivazione del nome specifico dal tardo latino catus.

Quando un gatto incontra sulla sua strada una pianta di Nepeta cataria, prima l’annusa, poi la mordicchia e in seguito ci si strofina il muso e generalmente comincia a rotolarsi a terra, girandosi da un lato all’altro, in uno stato euforico o di eccitazione che dura alcuni minuti. Successivamente il gatto perderà interesse che verrà risuscitato dopo qualche ora con i medesimi effetti.

Tale comportamento è indotto da un iridoide, il nepetalattone che è un analogo dei feromoni dei gatti, svolgendo un’attività neuroattiva nei suoi confronti, tant’è che gli amanti di questo felino acquistano oggetti costituiti da parti della pianta per far giocare i loro amici pelosi.

Ma l’effetto “euforico” potrebbe non essere l’unica ragione per cui i felini si strofinano su questa pianta, come suggerisce lo Studio “The characteristic response of domestic cats to plant iridoids allows them to gain chemical defense against mosquitoes”, pubblicato il 20 gennaio 2021 su Science Advances  da un team di ricercatori delle università giapponesi di Iwate, Nagoya e Kyoto e dell’Università di Liverpool.

Altri studi precedenti avevano indicato gli effetti deterrenti contro gli insetti dell’erba gatta, ma il nuovo studio è il primo a tracciare un collegamento diretto tra le piante e i loro effetti protettivi sui gatti.

Una pianta che ha effetti simili sui gatti è la “vite argentata” (Actinidia polygama), “Matatabi” in giapponese, molto diffusa nelle regioni montuose del Paese del Sol Levante. Anche se le due piante non sono botanicamente assimilabili, entrambe contengono gli iridoidi.

La prima apparizione della vite d’argento come attrattivo per gatti nella letteratura in Giappone risale a più di 300 anni fa – ha dichiarato il Professor Masao Miyazaki del Dipartimento di Chimica biologica e Scienze alimentari dell’Università di Iwate, coordinatore della ricerca – Un disegno Ukiyo-e [una tecnica artistica xilografica molto popolare in Giappone] del 1859 mostra un gruppo di topi che cercano di tentare alcuni gatti con l’odore emanato dalle foglie di vite d’argento. Tuttavia, i benefici della risposta dei gatti erano rimasti sconosciuti“.

Per indagare, il professor Miyazaki e i colleghi hanno testato la risposta alla carta filtro imbevuta di nepetalattolo su gatti in laboratorio e diversi grandi felini in cattività, mentre i cani e topi non hanno mostrato alcun interesse per le carte contenenti nepetalattolo. La maggior parte dei gatti al contatto con la carta imbevuta di iridoidi ha iniziato un rotolamento e uno sfregamento ritualizzati. Alcuni gatti erano così ansiosi di impegnarsi con i composti che si arrampicavano sui lati delle loro gabbie, alcuni dei quali erano alti più di un metro, per ungersi delle sostanze chimiche intrise nella carta fissata alla parte superiore della gabbia. Anche i grandi felini negli zoo, mostravano la stessa reazione.

Abbiamo applicato il nepetalattolo a filtri di carta da laboratorio e testato il comportamento con 18 gatti di laboratorio e 17  selvatici – ha spiegato l’autrice dello studio, Reiko Uenoyama dell’Università di Iwate – Abbiamo anche testato la sostanza con felini  più grandi, non domestici i cattività tra cui un giaguaro, un leopardo dell’Amur e una lince euroasiatica, che hanno mostrato una reazione simile. Abbiamo concluso che il nepetalattolo è responsabile della tipica reazione felina alla vite d’argento”.

Qui il video dell’esperimento condotto.

Dopo aver osservato questi comportamenti i ricercatori erano certi che le sostanze chimiche stessero fornendo un qualche beneficio. Prendendo spunto da studi precedenti sulle proprietà repellenti per gli insetti dell’erba gatta, hanno successivamente strofinato gli iridoidi della vite d’argento sulla testa di diversi gatti domestici o hanno permesso ai felini di applicare la sostanza da soli, esponendoli poi alle punture di zanzare che si rivolgevano sui musi di quelli non strofinati, snobbando viceversa quelli strusciati.

Per verificare se le risposte feline al nepetalattolo sono regolate dal sistema oppioide, hanno esaminato i cambiamenti nei livelli plasmatici di endorfina 5 minuti prima e 5 minuti dopo, trovando concentrazioni elevate dopo l’esposizione all’iridoide.

I risultati confermerebbero che l’atteggiamento dei gatti nei confronti della vite argentata è una difesa chimica contro le zanzare e forse contro i virus degli insetti parassiti – ha aggiunto Miyazaki – Ma questa reazione è limitata solo ai gatti?”.

In un esperimento una tantum, si è rivestito un braccio di iridoidi e lo ha infilato in una gabbia per zanzare. Mentre gli insetti si tenevano alla larga da quello intriso, banchettavano con l’arto non trattato. 
Speriamo che in futuro possa essere usato per gli esseri umani – ha concluso Miyazaki che ha intravisto la possibilità di utilizzare i risultati della ricerca nell’applicazione pratica per aree dove la malaria è endemica – Per trovare adeguate risposte dobbiamo per l’applicazione come repellente per le zanzare, bisogna identificare il gene responsabile della reazione”.  

E.B.

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