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Emissioni dei trasporti in UE: AEA segnala la continua crescita

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L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 31 maggio 2018 l’annuale Rapporto sulle emissioni di gas ad effetto serra dell’UE “Annual European Union Greenhouse gas inventory 1990-2016 and inventory report 2018” che deve essere trasmesso alle Nazioni Unite, secondo quanto previsto dalla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e nell’ambito del Protocollo di Kyoto, e contestualmente il briefing Trends and drivers in greenhouse gas emissions in the EU in 2016”.

Dai dati riportati emerge che in termini assoluti, le emissioni di gas serra (GHG) sono diminuite nel 2016 dello 0,4%, rispetto al 2015, e dello 0,6 se si escludono le emissioni del trasporto aereo internazionale, che sono coperte dagli obiettivi dell’UE, ma non sono contabilizzate nei totali nazionali nell’ambito dell’UNFCCC.

Secondo l’AEA, questo calo è dovuto principalmente alla riduzione dell’uso di carbone per la produzione di calore ed elettricitàRegno UnitoSpagna e Italia nell’ordine sono risultati i Paesi in cui la riduzione è stata più accentuata, mentre PoloniaFinlandia e Germania sono quelli dove l’aumento è stato più consistente. Secondo l’AEA, il calo è dovuto principalmente alla riduzione dell’uso di carbone per la produzione di calore ed elettricità, mentre gli aumenti sono imputabili al settore dei trasporti e al residenziale.

In particolare a livello di UE-28, le emissioni dovute ai trasporti su strada sono aumentate per il terzo anno consecutivo, confermando la tendenza al rialzo delle emissioni iniziata nel 2014, attribuibili principalmente al maggior consumo di gasolio delle autovetture ad uso privato e dei veicoli commerciali leggeri e pesanti. La Commissione UE nell’ultimo Pacchetto della Strategia “Europe on the Move” per ridurre le emissioni dei trasporti in UE , ha adottate misure per affinché le emissioni medie di CO2 dei nuovi veicoli pesanti al 2025 dovranno essere inferiori del 15% rispetto al livello del 2019, e per il 2030 ha proposto un obiettivo di riduzione indicativo di almeno il 30%.

Le emissioni nei settori residenziali e commerciali sono aumentate a causa di un maggiore consumo di calore durante l’inverno 2016, risultato più freddo rispetto a quello del 2015 invernali del 2016 rispetto al 2015, e ad un forte incremento nell’uso di gas naturale nel settore residenziale.

Complessivamente, questi sviluppi indicano che nel 2016 l’UE ha continuato il decoupling (disaccoppiamento) tra produzione di GHG e prodotti interno lordo (PIL) che nello stesso anno è aumentato del 2%, migliorando l’intensità energetica della sua economia e riducendo l’intensità di carbonio del suo sistema energetico rispetto al 2015.

Sebbene gli sviluppi del 2016 siano positivi, l’AEA sottolinea che dalle ultime stime di Eurostat nel 2017 le emissioni risulterebbero in aumento.

Nel lungo periodo (1990-2016), l’UE ha ridotto le sue emissioni nette di gas a effetto serra del 22,4%, superando l’obiettivo di riduzione del 20% entro il 2020. Questa diminuzione, sempre secondo l’AEA, sarebbe il risultato combinato di adeguate politiche (ad es. maggior utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica, con contemporanea riduzione del consumo di carbone rispetto ad altri combustibili fossili), fattori economici (ad es. recessione economica e maggior orientamento economico sul settore dei servizi) e condizioni climatiche (ad es. inverni meno freddi).

Le emissioni di gas serra sono diminuite nella maggior parte dei settori tra il 1990 e il 2016, con la notevole eccezione, anche sul lungo periodo dei trasporti nazionali e internazionali. Anche le emissioni di idrofluorocarburi (HFC) utilizzati per la refrigerazione sono aumentate nell’arco dei 26 anni. Le maggiori riduzioni delle emissioni sono state collegate all’utilizzo di energia in settori quali le industrie manifatturiere e l’edilizia, la produzione di elettricità e calore e la combustione domestica. Il calo più vistose delle emissioni in termini relativi si è verificato nella gestione dei rifiuti, attraverso una riduzione dei conferimenti in discarica e una sua gestione più controllata.

Quasi tutti gli Stati membri dell’UE hanno ridotto le loro emissioni e hanno quindi contribuito alla performance complessiva positiva dell’UE, con il Regno Unito e la Germania che rappresentano quasi la metà della riduzione netta totale nell’UE negli ultimi 26 anni. Anche l’Italia ha portato il suo contributo, come si evidenzia nel Rapporto  dell’ISPRA, presentato il 15 maggio 2018, da cui si evince che al 2016 le emissioni totali sono diminuite in Italia del 17,5% rispetto al 1990, passando da 518 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e dell’1,2% rispetto al 2015, anche se al di sotto della media europea.

In termini di tendenze e previsioni per conseguire gli obiettivi UE al 2030, secondo l’AEA, gli stessi fattori che hanno ridotto in passato le emissioni dovrebbero continuare a svolgere un ruolo chiave anche in futuro, anche se in maniera diversa. Le stime complessive provvisorie, in base alle politiche e alle misure annunciate dagli Stati membri, sarebbero coerenti con una riduzione del 30% rispetto al 1990, escludendo il settore LULUCF (uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura), ma comprendendo le emissioni dei trasporti aerei internazionali). Per raggiungere l’obiettivo del 40% di riduzione, saranno necessari, sottolinea l’Agenzia, maggiori sforzi, soprattutto in termini di minor intensità e maggiore efficienza energetiche, con un’attenzione particolare sull’intensità di carbonio nella produzione e consumo di energia. Al contempo, ci sarebbe anche un ampio spazio per ridurre le emissioni dei settori non energetici.

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