Economia e finanza Green economy Sostenibilità

Economia e occupazione in Italia: 5 settori strategici di green economy

In vista degli Stati Generali della Green Economy, la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato le 5 misure politiche per rilanciare l’economia e l’occupazione in Italia, riducendo al contempo i costi economici della crisi climatica, da un modello lineare di economia, da città inquinate e congestionate.

Se dagli Spring Meetings (Washington D.C., 12-14 aprile 2019) del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e Banca Mondiale (WB) arriva la sollecitazione che per sviluppare la sua economia “L‘Italia deve individuare misure credibili e chiare” (C. Lagarde), a Roma (11 aprile 2019) nel corso dell’annuale Incontro di Primavera di preparazione degli Stati Generali della Green Economy, la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile  (FoSS) ha presentato il Rapporto “Rilanciare l’economia e l’occupazione in Italia – Politiche e misure in 5 settori strategici della green economy (2020 – 2025)”, che analizza le potenzialità di sviluppo della green economy attraverso 5 set di misure green, con provvedimenti normativi e investimenti pubblici e privati per rilanciare economia e l’occupazione nel nostro Paese.

Secondo il Rapporto della FoSS, svolto in collaborazione con gli economisti di Cles Srl, in Italia è possibile dare un forte impulso ad uno sviluppo sostenibile e a un aumento importante dell’occupazione affrontando con misure adeguate alcune grandi problematiche ambientali. Tra queste la crisi climatica, con la riduzione dei consumi di energia nelle case, nelle scuole e negli uffici e con un forte aumento delle energie rinnovabili; i forti impatti generati dallo spreco di risorse e dallo smaltimento dei rifiuti accelerando il cambiamento verso l’economia circolare; il miglioramento delle città con un programma rigenerazione urbana; un percorso per una mobilità sostenibile

Lo studio documenta come sia arretrato il pregiudizio che porta a ritenere che ogni misura ambientale sia solo un costo economico e come, invece, servano misure ambientali efficaci per prevenire e ridurre costi crescenti generati dalla crisi climatica, da un modello lineare di economia, da città inquinate e congestionate – ha affermato  E come queste misure possono essere oggi anche una formidabile leva di nuovo sviluppo sostenibile e di nuova occupazione”.

Proprio in questi giorni la Commissione UE ha adottato il Pacchetto EIR 2019 sullo stato di implementazione delle normative ambientali da parte degli Stati membri, con le indicazioni e i suggerimenti per colmare le lacune individuate. Pubblicato contestualmente, un Rapporto della DG ENV della Commissione UE, condotto da Società esterne, ha stimato una cifra media pari a 54 miliardi di euro i danni economici subiti nel 2018 dai Paesi membri per non avere attuato le normative ambientali dell’UE.

Ecco la Sintesi degli obiettivi, delle misure per raggiungerli e dei loro impatti economici e occupazionali. 

1° Obiettivo
Una più efficace riduzione dei consumi di energia di abitazioni, scuole e uffici
Oltre il 40% dei consumi energetici finali in Italia è riconducibile al settore residenziale e terziario: si tratta del comparto più energivoro del Paese. Per compiere questa vasta operazione di risparmio energetico sia su edilizia pubblica che privata sono necessari investimenti di 19,3 miliardi di euro in sei anni (8 miliardi per i pubblici e 11,3 miliardi per i privati). I primi potrebbero essere finanziati spostando l’intera dotazione del conto termico su questi interventi. Per quanto riguarda il settore privato, abitazioni e uffici, si potrà continuare ad utilizzare il meccanismo dell’ecobonus che potrebbe arrivare a finanziare il 75% degli interventi. Questi dovrebbero essere affiancati per la parte rimanente (25%) delle ristrutturazioni energetiche profonde da un meccanismo di prestito agevolato alimentato dal Fondo nazionale per l’efficienza energetica, integrandolo ed estendendolo fino al 2025. Questi investimenti creerebbero un incremento della produzione quantificabile in circa 62,7 miliardi di euro,  un incremento del valore aggiunto di circa 23,4 miliardi di euro e 130.600 nuovi occupati al 2025. 

2° Obiettivo
Un forte aumento delle rinnovabili elettriche
Al 2025 le rinnovabili elettriche dovrebbero raggiungere il 50% dei consumi, le rinnovabili termiche dovrebbero aumentare di circa il 33% e bisognerebbe alzare il tetto per il biometano fino a 1,5 miliardi di m3, con investimenti totali pari a 104 miliardi di euro al 2025. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rendere più efficaci le normative e le procedure esistenti (semplificazione degli iter di sostegno e di autorizzazione degli impianti e infrastrutture ecc) e sono necessari strumenti economici idonei. Per finanziare la parte non coperta dai meccanismi esistenti, questo studio propone di istituire un Fondo nazionale per la transizione energetica alimentato da diverse fonti: i proventi dell’ETS, parte dei sussidi ambientalmente dannosi, l’introduzione di un sistema di carbon pricing, utilizzando parte dei proventi anche per ridurre il prelievo sul lavoro, da applicare anche al contenuto di carbonio dei prodotti importati con una climate border tax. Queste misure e questi investimenti creerebbero un incremento della produzione di 335,7 miliardi di euro, un valore aggiunto di 115,8 miliardi di euro e un aumento dell’occupazione di 312.000 unità al 2025. 

3° Obiettivo
Un più rapido cambiamento verso l’economia circolare
Recependo e attuando il pacchetto di Direttive europee in materia di rifiuti e di economia circolare, l’Italia dovrebbe anticipare al 2025 l’obiettivo europeo del 60% di riciclo di rifiuti urbani e assimilati fissato al 2030, attraverso una raccolta differenziata di oltre il 70%. Portare il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo al 10% dei rifiuti urbani. Anticipare al 2025 l’obiettivo europeo del 70% in peso di riciclo degli imballaggi fissato al 2030 e gli obiettivi di riciclo delle diverse filiere, con particolare attenzione al 55% delle plastiche. Aumentare la raccolta della frazione organica dei rifiuti urbani, adeguare la disponibilità degli impianti e migliorare almeno il 50% degli impianti esistenti per la produzione di biometano. Aumentare all’80% il riciclo dei rifiuti speciali. Migliorare il riciclo di qualità degli inerti da costruzione e demolizione e di altri rifiuti. Aumentare il riutilizzo dei rifiuti speciali. Incrementare al 2025 il settore delle riparazioni del 25% e quello del leasing del 15%. Questo cambio di passo ha bisogno di alcuni adeguamenti normativi (End of Waste, GPP, semplificazioni), insieme ad un rapido recepimento del nuovo pacchetto di Direttive. Gli investimenti per queste misure sono quantificati in 11,1 miliardi di euro e genererebbero un incremento della produzione quantificabile in oltre 104,5 miliardi di euro, un valore aggiunto di 38,5miliardi di euro e oltre 149.000 occupati al 2025.

4° Obiettivo
Una migliore qualità della città con un programma di rigenerazione urbana
Le città più avanzate e dinamiche nel mondo sono quelle che hanno puntato su programmi di rigenerazione urbana secondo il modello delle green city. Il nuovo Programma di rigenerazione urbana per il periodo 2020-2025 dovrebbe essere fondato su una strategia integrata per le diverse politiche settoriali, attraverso il recupero delle aree dismesse, la manutenzione del patrimonio edilizio, l’housing sociale, misure di adattamento climatico, infrastrutture verdi. Per raggiungere questi obiettivi si potrebbe utilizzare uno strumento simile al Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, con un nuovo bando che ripartisca fra lo Stato e le Regioni 2 miliardi di euro l’anno dal 2020 al 2025. Il Programma permetterebbe una crescita della produzione di oltre 93 miliardi di euro, un valore aggiunto di oltre 35 miliardi di euro e nuova occupazione di oltre 96.000 unità al 2025.

 5° Obiettivo
Una mobilità urbana più sostenibile per abbattere smog e la congestione
del traffico
Per passare ad uno nuovo sistema di mobilità occorre incrementare la mobilità condivisa sia quella dei mezzi pubblici con un consistente rinnovo del parco autobus e almeno 4.000Km di nuove corsie preferenziali, sia potenziando i sistemi innovativi di sharing mobility. Occorre inoltre potenziare la mobilità ciclo pedonale realizzando, entro il 2025, 13.000km di nuove piste ciclabili e promuovere l’elettrificazione dei veicoli e stendendo fino al 2025 l’incentivo previsto dalla legge di bilancio 2019 non solo alle auto e agli scooter ma anche ai veicoli commerciali leggeri, ai quadricicli e alle biciclette. Questo piano che prevede un investimento di 26 miliardi di euro potrebbe produrre un incremento della produzione pari a circa 86 miliardi di euro, del valore aggiunto di 29 miliardi di euro e un aumento dell’occupazione di oltre 111.000 unità di lavoro al 2025.

 

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.