La Corte dei conti europea (ECA) nell’analisi sulle criticità del Fondo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) che ha impegnato 650 miliardi di euro a fine 2024 ed è usato per pagare i Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) mette in evidenza come tale strumento presenti lacune in termini di risultati raggiunti, sui costi effettivi e sui destinatari finali.
Il Recovery and Resilience Facility (RRF), lo strumento finanziario messo in atto dalla Commissione UE per la ripresa economica dopo la crisi prodotta dalla pandemia di COVID-19 e usato per pagare i Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) si concentrerebbe sui progressi nell’attuazione piuttosto che sui risultati, sulla sua efficienza e trasparenza. Di conseguenza, non è chiaro cosa i cittadini ottengano effettivamente in cambio del loro denaro.
L’allarme viene dalla Corte dei conti europea (ECA) che ha pubblicato il 6 maggio 2025 “Orientamento alla performance, obbligo di rendiconto e trasparenza: cosa insegnano le criticità dell’RRF”, l’Analisi con cui vengono riassunte le principali constatazioni e osservazioni esposte negli audit, nelle analisi, nei capitoli delle relazioni annuali e nei pareri sull’RRF pubblicati entro aprile 2025, con un’attenzione particolare su 3 aspetti chiave:
– l’impostazione dell’RRF come strumento basato sulla performance;
– le garanzie sulla regolarità dei pagamenti e sulla tutela degli interessi finanziari dell’UE;
– lo stato di attuazione a fine 2024.
Il dispositivo RRF è stato istituito nel 2021 in un momento di crisi economica determinata dalla pandemia da COVID-19 la cui dotazione iniziale ammontava a 723,8 miliardi di euro (tra sovvenzioni e prestiti), di cui erano stati impegnati 650 miliardi di euro a fine 2024, in quanto diversi Stati membri hanno deciso di non avvalersi della componente di prestito loro assegnata, per finanziare misure, riforme e investimenti. Per ricevere finanziamenti, i paesi dell’UE devono raggiungere traguardi e obiettivi predefiniti, stabiliti nei rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR). È la prima volta che l’UE utilizza finanziamenti non vincolati ai costi su così vasta scala.
“I responsabili politici dell’UE – ha osservatoIvana Maletić, uno dei due membri dell’ECA responsabili della revisione – devono trarre insegnamento dal RRF e non consentire in futuro alcuno strumento simile senza avere informazioni sui costi effettivi, sui destinatari finali e una risposta chiara alla domanda su cosa ottengono effettivamente i cittadini in cambio del loro denaro“.
La Corte evidenzia diverse problematiche relative al Fondo nel contesto delle discussioni politiche in corso sul bilancio a lungo termine dell’UE dopo il 2027. Innanzitutto, ritiene che il RRF non sia realmente un meccanismo di finanziamento basato sui risultati, bensì che ponga maggiore enfasi sui progressi nell’attuazione. Inoltre, la sua efficienza di spesa e il suo rapporto costi-benefici non possono essere misurati, poiché la Commissione UE non raccoglie dati sui costi effettivi e le informazioni sui risultati sono scarse.
Sebbene sia stato erogato il 42% dei fondi, entro la fine del 2024 è stato raggiunto solo il 28% delle tappe e degli obiettivi, ha affermato l’ECA, mentre il resto dovrebbe essere raggiunto entro agosto 2026, con un rischio per gli interessi finanziari dell’UE, poiché gli Stati membri potrebbero ritrovarsi a trattenere i fondi senza completare i progetti. Secondo la Corte, a causa del modo in cui sono stati definiti i parametri, alcuni paesi dell’UE ricevono finanziamenti considerevoli prima di completare i progetti. Allo stesso tempo, l’erogazione dei fondi UE ai bilanci nazionali non significa che il denaro abbia raggiunto i destinatari finali e l’economia reale.

Fatti e risultati chiave. Scheda dell’ECA
La Corte dei conti sottolinea l’importanza di progettare e gestire i futuri programmi di spesa in modo da non pregiudicare la rendicontazione. Nonostante i recenti miglioramenti, le garanzie di controllo del RRF non sono ancora sufficientemente solide. Ad esempio, la Commissione si affida principalmente agli Stati membri per individuare e correggere gravi irregolarità e garantire il rispetto delle norme nazionali e dell’UE, ma i loro sistemi presentano debolezze. Inoltre, l’esecutivo dell’UE non può imporre rettifiche finanziarie, come il recupero di fondi, per singole violazioni delle norme in materia di appalti, salvo in caso di gravi irregolarità come la frode. Ciò significa che la Commissione può effettuare i pagamenti integralmente anche in caso di irregolarità negli appalti pubblici, purché siano stati raggiunti i traguardi e gli obiettivi concordati.
“Per i futuri bilanci basati sulle prestazioni -ha aggiunto Jorg Kristijan Petrovič, l’altro coautore della revisione – i finanziamenti devono essere meglio collegati ai risultati e a regole chiaramente definite, altrimenti un tale sistema non dovrebbe essere utilizzato“.
Il Fondo per la Recupero e la Rimborso delle Spese è finanziato quasi interamente con prestiti sui mercati. La Commissione è riuscita a reperire fondi per il Fondo in modo rapido ed efficace. Nei primi anni, ciò è avvenuto quando i tassi di interesse erano storicamente bassi. Da allora, i tassi di interesse sono aumentati e i costi di finanziamento potrebbero più che raddoppiare rispetto alle stime iniziali entro il 2026. Insieme ai rimborsi, ciò eserciterà una pressione significativa sui futuri bilanci dell’UE. Per quanto riguarda eventuali prestiti futuri, la Corte ritiene importante che l’UE attenui adeguatamente i rischi legati ai tassi di interesse e definisca in anticipo un piano di rimborso dei prestiti, specificando la provenienza dei fondi. Cosa che non è avvenuta con le spese per il RRF.