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Disuguaglianze: crescono con la concentrazione della conoscenza

Nel corso di un evento dal titolo “Liberare la conoscenza per ridurre le disuguaglianze”, il ForumDD ha presentato un Manifesto con l’obiettivo di rilanciare le molteplici proposte elaborate negli anni per orientare le transizioni digitale e tecnologica in senso democratico.

Il modo in cui le società governeranno la diffusione e l’uso della conoscenza ha e avrà sempre più un ruolo cruciale nell’aumento o nella riduzione della giustizia sociale: la transizione digitale può infatti essere l’occasione per un miglioramento diffuso delle condizioni materiali e sociali delle persone, oppure condurre ad una concentrazione monopolistica della conoscenza e del controllo dei dati senza precedenti, con un grave peggioramento delle disuguaglianze. Affinché si realizzi il primo scenario, sono necessarie politiche pubbliche per l’innovazione, uno sviluppo segnato da giustizia sociale e ambientale e la riduzione delle disuguaglianze.

Per questo il 12 aprile 2023, nel corso di un evento trasmesso in streaming dal titolo “Liberare la conoscenza per ridurre le disuguaglianze”, il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD), l’Alleanza tra Associazioni, Ong, studiosi e ricercatori con l’obiettivo di avviare processi virtuosi per ridurre le disuguaglianze di ricchezza, di reddito e di lavoro, nell’accesso e nella qualità dei servizi essenziali e nella partecipazione alle decisioni, ha presentato un Manifesto  predisposto da ricercatrici e ricercatori che nel ForumDD si occupano di conoscenza e disuguaglianze, con l’obiettivo di rilanciare le molteplici proposte elaborate negli anni per orientare le transizioni digitale e tecnologica in senso democratico.

L’esito della transizione digitale dipende da noi, non è insito nella tecnologia – ha sottolineato Fabrizio Barca, co-coordinatore del ForumDD, presentandolo – Se la conoscenza sarà accessibile e diverrà l’alimento di un confronto acceso, aperto e ragionevole, allora potremo costruire un futuro più giusto. Se viceversa l’accesso alla conoscenza sarà sempre più privatizzato a vantaggio di pochi, non solo avremo meno e più cattivo lavoro, ma saranno erose le libertà sostanziali delle persone e la democrazia”.

Il Forum Disuguaglianze e Diversità si occupa sin dalla nascita di questi temi, una comunità di lavoro che raccoglie ricercatrici e ricercatori impegnati su diversi aspetti socio-economici della conoscenza, in dialogo continuo con i saperi di chi sta sul campo. L’obiettivo è di orientare le transizioni digitale e tecnologica in senso democratico, cioè verso modalità di organizzazione, accesso e utilizzo dei dati e della conoscenza che consentano a individui ed organizzazioni sociali di perseguire le proprie aspirazioni, di confrontarsi in modo informato e di esprimere la propria capacità creativa, imprenditoriale e solidale; modalità che contrastano la saldatura tra autoritarismo delle grandi imprese e autoritarismo statuale nell’uso dei dati in una logica di nazionalismi contrapposti molto pericolosa nei suoi risvolti geopolitico-militari.

Da queste linee di approfondimento sono nate nel tempo diverse proposte, tanto ambiziose quanto fattibili, tra cui, la proposta del ForumDD di prevedere a livello europeo un’infrastruttura per vaccini e farmaci che, come il CERN o l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), doti il continente di una politica pubblica per la salute che faccia l’interesse delle persone e non delle imprese private.

Nel corso dell’evento, infatti, è stato presentato lo Studio Mapping of long-term public and private investments in the development of COVID-19 vaccines”, redatto su richiesta del Parlamento europeo, Commissione speciale sugli insegnamenti da trarre dalla pandemia (COVI), e realizzato da Massimo Florio e Simona Gamba (Università di Milano) e Chiara Pancotti (CSIL- Centre for Industrial Studies di Milano).

Lo studio costituisce la prima stima mai effettuata di quanti investimenti le imprese e gli Stati, il privato e il pubblico, hanno realizzato per individuare e sviluppare i vaccini prima di sapere che funzionassero (quindi investimenti “a rischio”). Per i 9 vaccini esaminati dallo studio, la ricerca ha stimato che le imprese hanno realizzato investimenti di 5 miliardi di euro per Ricerca e Sviluppo e di 11 miliardi per investimenti produttivi prima di avere certezza di vendita, per un totale di 16 miliardi.  A fronte di essi, dall’esterno, in quasi completa provenienza dagli Stati, sono arrivate alle imprese sovvenzioni a fondo perduto di 9 miliardi per Ricerca e Sviluppo (con enorme variabilità fra imprese riceventi e in larga misura dagli USA) e 21 miliardi di advanced purchase agreements (in parti simili da USA e UE), cioè accordi di acquisto prima dell’autorizzazione dei vaccini stessi, per un totale di 30 miliardi. Lo Studio argomenta che nell’immediato è necessario normare a livello Europeo la condivisione delle decisioni di prezzo e distribuzione fra privato e pubblico in relazione all’entità dei rispettivi investimenti.

 
Fonte: Slide di presentazione

“Il nostro studio mostra che i contribuenti attraverso i governi hanno sovvenzionato con un miliardo ognuno dei 9 vaccini contro il Covid 19 presi in esame – ha Massimo Florio, membro di ForumDD – Quando gli stati investono a rischio più delle imprese, in questo caso 30 miliardi di euro pubblici contro 16 di fondi privati, dovrebbero allora anche rivendicare la comproprietà della conoscenza e quindi negoziare condizioni di prezzo e distribuzione nel preminente interesse della giustizia sociale. In alternativa dovrebbero commissionare direttamente a imprese pubbliche o istituti no-profit la fornitura di beni pubblici come i vaccini e altri prodotti essenziali”.

Tra le altre proposte del Manifesto:
– il rilancio della cooperazione internazionale a scopo di solidarietà e pace, iniziando da una revisione dell’Accordo TRIPs (Trade-Related aspects of Intellectual Property rights)per riequilibrare la gerarchia tra il principio della conoscenza come bene comune e proprietà intellettuale e per prevenire l’attivazione del circolo tecnologico-militare;
– la definizione di missioni strategiche utili al paese con le maggiori imprese pubbliche italiane, promuovendo filiere ad elevata innovazione verde e colmando le lacune in filiere incomplete;
– la realizzazione di una infrastruttura per la restituzione dei dati alla comunità che sia in grado di sostenere processi deliberativi finalizzati al governo locale e di rafforzare l’azione di contrasto delle disuguaglianze; e di affidare ad una autorità preposta il compito di autorizzare l’accesso ai dati privati  per fini di pubblico interesse;
– la valutazione in modo appropriato l’impatto sociale di università e enti pubblici di ricerca (cosiddetta “terza missione”), non solo e non tanto in termini di ritorni di mercato nel trasferimento di conoscenza e brevetti, come finora avvenuto, ma in base a un insieme di criteri che includano il contributo alla scienza aperta e all’innovazione dei sistemi di piccola e media impresa, alla capacitazione della comunità, alla giustizia sociale e ambientale e alla riduzione dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), etc.

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