Per ridurre i consumi di gas e la dipendenza dal gas russo è fondamentale intervenire sulla prima voce di consumo in Italia, ossia il settore civile. I dati dello Studio su decarbonizzazione in edilizia realizzato da Elemens per Legambiente e Kyoto Club, nell’ambito della Campagna “Per una decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento negli edifici in Italia”.
Se l’Italia intraprendesse contemporaneamente l’efficientamento del parco edilizio, riqualificando ogni anno il 3% del patrimonio edilizio, come prevede la Strategia UE Renovation Wave, portandolo da una performance media di consumo di energia finale termica di 136 kWh/m2/anno (media attuale tra residenziale e civile) a circa 50 kWh/m2/anno, e l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico puntando sulle pompe di calore, i consumi di gas potrebbero ridursi nel giro di tre anni di oltre 5,4 miliardi di metri cubi all’anno per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metro cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia e tagliare le emissioni di gas climalteranti di 22 milioni di tonnellate di C02, oltre al risparmio nelle bollette delle famiglie.
È quanto emerge in sintesi dallo Studio “Dal gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici“, commissionato ad Elemens, Società di consulenza indipendente specializzata nell’analisi dei mercati energetici, con specifico riferimento ai mercati RES-e, RES-h, efficienza energetica ed energia elettrica, commissionato da Legambiente e Kyoto Club e presentato il 31 marzo 2022 nel corso del webinar dal “Gas alle rinnovabili”, organizzato dalle due Associazioni nell’ambito della campagna “Per una decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento negli edifici in Italia”.
Nel nostro Paese ci sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni) abitazioni che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento. Per questi motivi, per Legambiente e Kyoto Club l’Italia può e deve rendere più efficaci le politiche di incentivo per le riqualificazioni edilizie visto che i consumi per gli usi civili sono pari a 32 miliardi di metri cubi ogni anno su 76 complessivi, e secondo l’Enea la riduzione nel 2020 è stata di appena 0,3 miliardi di metri cubi di gas a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali.
“L’attuale crisi energetica ha messo in evidenza la fragilità di un sistema energetico largamente basato sulle importazioni di fonti fossili, in particolare di gas – ha affermato Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente – In tutto ciò in Italia continuiamo a incentivare il gas, unico paese al mondo che regala caldaie a metano spendendo miliardi di euro ogni anno, una follia che stiamo pagando a caro prezzo. Tutti i paesi europei e le città stanno cambiando rotta, anche l’Italia ha tutto l’interesse a scegliere questa strada eliminando da subito il rimborso del 110% delle spese per le caldaie a gas, perché l’obiettivo è liberarsi dalle fossili e sostituire questi impianti con pompe di calore, come ha appena deciso di fare la Francia. E nelle nuove case, che sono già a standard NZEB, vietare l’utilizzo del gas già dal prossimo anno. Possiamo raggiungere risultati ambiziosi scegliendo come priorità gli edifici più energivori e premiando chi più riduce i consumi, e aiutando chi oggi sta più soffrendo la crisi con interventi negli edifici di edilizia residenziale pubblica e dove vivono le famiglie in condizioni di povertà energetica. In questo modo in pochi anni possiamo ottenere un risultato superiore alla costruzione di un nuovo gasdotto ma con benefici in termini di lavoro in Italia e riduzione delle bollette per le famiglie che possono arrivare all’80%”.
In questo contesto, Legambiente e Kyoto Club rilanciano una serie di proposte per accelerare questo processo di decarbonizzazione a partire dallo stop ai sussidi ambientalmente dannosi. A seguire:
– riformare l’econobus, passando da incentivi legati alle tecnologie al premiare interventi integrati che riducano i fabbisogni energetici degli edifici attraverso i più efficaci interventi di coibentazione, sostituzione di impianti e reti, inserimento di tecnologie per l’autoproduzione da fonti rinnovabili;
– prevedere nell’arco di tre anni la progressiva eliminazione delle agevolazioni IVA e accise su gas;
– progressiva decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici con l’eliminazione degli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas, escludendo dal 2023 il superbonus 110%, dal 2026 esclusione dalla detrazione del 50%, e il divieto di installazione nei nuovi interventi edilizi (2024) e nelle ristrutturazioni degli interi edifici (2027) nella prospettiva di elettrificazione e diffusione di pompe di calore integrate con fonti rinnovabili.
Nello Studio di Elemens vengono citati anche alcuni esempi di politiche adottate all’estero a cui il nostro Paese potrebbe trarre ispirazione.
Si va dall’Irlanda dovenel febbraio del 2020 è stato approvato un pacchetto per supportare il miglioramento delle classi energetiche degli edifici, con l’obiettivo di riqualificare energeticamente 500.000 case con classe energetica pari ad almeno la classe B2. Il supporto economico consiste nell’erogazione in conto capitale di un incentivo fino al 50% della spesa sostenuta per effettuare gli interventi, in particolare con attenzione alle persone che soffrono di povertà energetica è prevista l’intera copertura dell’intervento. Inoltre, gli interventi che possono avere un impatto maggiore nella riduzione del consumo energetico possono potenzialmente accedere ad un incentivo pari anche fino all’80% della spesa. Il piano prevede una spesa di 8 miliardi di € al 2030.
Altro esempio è rappresentato dalla Francia, che in seguito alla crisi energetica indotta dalla situazione geopolitica, ha deciso di portare a 9.000 euro l’incentivo a supporto dell’installazione di pompe di calore.
In Belgio, il Climate Plan della regione delle Fiandre mira a rendere obbligatorio entro il 2023 la riqualificazione energetica degli edifici acquistati almeno fino alla classe D: questo intervento deve essere effettuato dall’acquirente entro i 5 anni successivi all’acquisto. Inoltre, per i nuovi edifici sarà proibito avere un riscaldamento a gas, se non in conformazione ibrida con pompa di calore, ed entro il 2026 diventerà proibita anche la connessione alla rete del gas. Questo piano è sostenuto da agevolazioni fiscali e sussidi nei confronti delle pompe di calore e degli impianti ibridi.
Per l’Italia gli occhi sono tutti puntati sulla Sardegna che potrebbe diventare uno dei laboratori della transizione energetica. Come viene ricordato nello studio, la Sardegna è ad oggi l’unica regione italiana non ancora metanizzata tramite la rete nazionale. Questa condizione deve essere sfruttata come un’opportunità per sperimentare gli effetti delle politiche di elettrificazione, mettendo in abbinamento l’efficientamento degli edifici con una massiva penetrazione della generazione e autoproduzione da rinnovabili, e sistemi di accumulo. La Sardegna può puntare ad essere la prima isola green del Mediterraneo, puntando su efficienza e rinnovabili, riqualificazione edilizia. L’attenzione posta al tema è confermata dagli esiti del Capacity Market, che vedono come maggiori vincitori in Sardegna gli accumuli elettrici, i quali sono in grado di fornire oggi i medesimi servizi delle centrali fossili.
“Dall’utilizzo dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e raffrescamento deriva il 12% delle emissioni totali di CO2 equivalenti in UE – ha commentato Clementina Taliento dell’Ufficio stampa e comunicazione di Kyoto Club – Inoltre, il 28% del consumo energetico annuale in Europa è derivante dalle fonti fossili. Questo dimostra quanto sia ancora urgente agire per una decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento, che è l’obiettivo della campagna di Kyoto Club e Legambiente. Oggi, grazie alla presentazione del Rapporto a cura di Elemens, la riflessione è focalizzata su questo tema. Abbiamo le tecnologie per sostituire le caldaie a gas con pompe di calore e rinnovabili: ci sono tutti i presupposti per fissare al 2025 la data di stop di installazione di sistemi di riscaldamento ‘fossili‘”.