Acqua Risorse e consumi

Crisi idriche: quelle urbane dipendono anche da disuguaglianze

Uno studio condotto da ricercatori di varie Università e coordinato dalla ricercatrice italiana Savelli dell’Università di Uppsala, che ha analizzato la crisi idrica avvenuta nel 2018 a Città del Capo (Sudafrica), oltre ai fattori ambientali sono i consumi insostenibili dei ceti più abbienti che utilizzano l’acqua potabile per piscine e giardini, mentre i residenti più svantaggiate devono usarla solo per bere e l’igiene personale.

Le crisi idriche nelle città di tutto il mondo sono guidate più dal “consumo insostenibile” da parte delle élite residenti con grandi piscine e giardini ben irrigati, che dai fattori ambientali, come i cambiamenti climatici e la crescita della popolazione.

Lo sostiene lo Studio “Urban water crises driven by elites’ unsustainable consumption”, pubblicato su Nature Sustainability il 10 aprile 2023 e condotto da un team di ricercatori dell’Università di Uppsala (Svezia), dell’Università di Reading e di Manchester (Gran Bretagna )e della Vrije Universiteit di Amsterdam (Paesi Bassi), che per comprendere come le diverse classi sociali consumano l’acqua hanno utilizzato come modello per analizzare il consumo idrico domestico dei residenti urbani di Città del Capo (Sudafrica) sia perché ha rischiato il Water Zero Day, con la chiusura dei rubinetti da parte dell’Amministrazione cittadina dopo 3 anni di siccità (2015-2017) sia perché i residenti evidenziano forti disuguaglianze sociali.

Negli ultimi due decenni più di 80 città metropolitane in tutto il mondo hanno dovuto far fronte a gravi carenze idriche a causa della siccità e dell’uso insostenibile dell’acqua, tra cui Londra, Miami, Barcellona, ​​Pechino, Tokyo, Melbourne, Istanbul, Il Cairo, Mosca, Bangalore, Chennai, Jakarta, Sydney, Maputo, Harare, San Paolo, Città del Messico e Roma.

Alcune delle grandi città dove si sono verificate crisi idriche negli ultimi due decenni (Fonte: Nature Sustainability).

Le proiezioni future sono ancora più allarmanti, poiché si prevede che le crisi idriche urbane aumenteranno e colpiranno maggiormente coloro che sono socialmente, economicamente e politicamente svantaggiati. L’ultimo World Water Development Report (WWDR 2023), coordinato dal World Water Assessment Program (WWAPdell’UNESCO, ha evidenziato con la collaborazione di UN Water, in tutto il mondo la popolazione urbana che dovrà far fronte alla scarsità idrica crescerà da 933 milioni (un terzo della popolazione urbana mondiale) nel 2016 a una cifra compresa tra 1,7 e 2,4 miliardi di persone (da un terzo a quasi la metà della popolazione urbana mondiale) nel 2050.

Nel caso in esame i ricercatori hanno evidenziato come le disuguaglianze sociali tra diversi gruppi o individui giochino un ruolo importante nella produzione e manifestazione di tali crisi. In particolare, a causa delle forti disuguaglianze socio-economiche, le élite urbane consumano troppo l’acqua, a discapito della popolazione meno privilegiate.

Caratteristiche socio-economiche e caratterizzazione dei principali gruppi sociali di Città del Capo (Fonte: Nature Sustainability)

I ricercatori hanno identificato 5 gruppi sociali, che vanno dalle “élite” (persone che vivono in case spaziose con ampi giardini e piscine) agli “abitanti informali” (persone che tendono a vivere in baracche ai margini della città). Le famiglie a reddito medio-alto e da élite costituiscono meno del 14% della popolazione di Città del Capo, ma utilizzano più della metà (51%) dell’acqua consumata dall’intera città. Le famiglie informali e quelle a basso reddito rappresentano il 62% della popolazione della città, ma consumano solo il 27% dell’acqua di Città del Capo.

I ricercatori sottolineano che attualmente gli sforzi per gestire l’approvvigionamento idrico nelle città con scarsità d’acqua si concentrano principalmente su soluzioni tecniche, come lo sviluppo di infrastrutture idriche più efficienti. Queste strategie reattive, suggeriscono i ricercatori, che si concentrano sul mantenimento e l’aumento dell’approvvigionamento idrico, sono insufficienti e controproducenti. Viceversa, un approccio più proattivo, volto a ridurre il consumo insostenibile di acqua delle élite, sarebbe più efficace.

Le relazioni tra ciascun gruppo sociale e i sistemi idrici urbani, rappresentati da serbatoi di accumulo (fonti idriche pubbliche e di acque private (Fonte: Nature Sustainability)

Anche se il nostro studio è stato costruito sulle caratteristiche socio-economiche e idrologiche di Città del Capo, le dinamiche urbane-idriche modellate sono molto adattabili ad altre città caratterizzate da disuguaglianze socio-economiche e dove le famiglie hanno accesso a fonti idriche pubbliche e private – ha affermato Elisa Savelli, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Aria, dell’Acqua e del Paesaggio dell’Università di Uppsala, coordinatrice dello Studio –  L‘unico modo per preservare le risorse idriche disponibili è di modificare gli stili di vita privilegiati, limitare l’uso dell’acqua per i servizi, nonché ridistribuire il reddito e le risorse idriche in modo più equo. Le future strategie per la sicurezza idrica e la resilienza alla siccità dovrebbero essere più proattive e in grado di riconoscere e affrontare le disuguaglianze a lungo termine e i modelli insostenibili che hanno generato crisi idriche urbane come quella di Città del Capo“.

In copertina: Immagine postata da Elisa Savelli

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