Cambiamenti climatici Clima

COP22: poca azione, ma tanti appelli per la lotta al riscaldamento globale

COP22

La Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici (COP22) di Marrakech (7-18 novembre 2016) era iniziata in un clima celebrativo sotto la spinta dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi prima del previsto, anche se si attendeva con una certa preoccupazione l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, dal momento che il candidato Donald Trump, aveva in più occasioni ribadito il suo scetticismo sulle cause antropiche dei cambiamenti climatici, annunciato che carbone e petrolio se fosse stato eletto avrebbero continuato ad essere estratti dal sottosuolo statunitense e di non aver alcuna intenzione di tener fede degli impegni assunti dall’Amministrazione Obama a Parigi.
Tant’è che alla vigilia della Conferenza, il 
Presidente uscente della COP e Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e dell’Energia della Francia, Ségolène Royal aveva spiegato che “l’irreversibilità dell’Accordo di Parigi è acquisita. L’Accordo vieta qualsiasi uscita per un periodo di 3 anni, più un periodo di preavviso di 1 anno, quindi ci saranno 4 anni stabili”.

Come a dire che anche con la vittoria di Trump, gli USA non potranno venir meno agli impegni presi per tutta la durata del nuovo mandato presidenziale.

Anche il nuovo Presidente della COP e Ministro degli Esteri del Marocco, Salaheddine Mezouar, aprendo i lavori a Marrakech aveva dichiarato che “nessuno avrebbe potuto fermare la storia“, senza citare esplicitamente Trump.
Allla conclusione della Conferenza, ha rivolto tuttavia un appello al neo-Presidente USA perché si unisca allo sforzo internazionale per l’attuazione dell’Accordo sul Clima di Parigi.
Noi contiamo sul suo pragmatismo – ha dichiarato Mezouar ai giornalisti che gli chiedevano di mandare un messaggio a Trump – così come sul suo impegno verso lo spirito della comunità internazionale,
 in una lotta immane per il nostro futuro, per il pianeta, per l’umanità e la dignità di milioni di persone. È per quello che il nostro Pianeta sarà domani, e per quello che noi ci lasceremo dietro“.

Così, le due settimane di lavori sono state spese più per mandare messaggi politici molto forti da parte di tutti gli intervenuti che il processo continuerà in maniera irreversibile, piuttosto che assumere provvedimenti concreti (né erano all’ordine del giorno).
Tuttavia sono state fissate le procedure per giungere all’approvazione entro il 2018 del Regolamento che stabilirà in che modo i Paesi monitoreranno i loro impegni per il taglio dei gas serra (INDCs) che sono stati già denunciati da Istituti scientifici e da Organismi internazionali come del tutto insufficienti per raggiungere l’obiettivo dei +2 °C alla fine del secolo, figuriamoci a fare ogni sforzo per limitare il riscaldamento globale a +1,5 °C, come prevede l’Accordo di Parigi.

Da momento che presumibilmente non si riuscirà a raggiungere l’obiettivo, salvo velocizzare la riduzione delle emissioni climalteranti anche tramite la diffusione globale delle tecnologie esistenti, ecco che la questione dei soldi da mettere a disposizione dei Paesi più poveri per la lotta ai cambiamenti climatici assume sempre più una questione dirimente.
Gli Stati ricchi hanno riaffermato l’impegno per istituire entro il 2020 il Green Climate Fund, deciso a Parigi con una previsione di 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella lotta al riscaldamento globale, ma a tutt’oggi solo l’8% dei finanziamenti per il clima impegnati fino ad oggi è stato erogato.
Secondo le proiezioni della Technical note
, pubblicata lo scorso mese dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico dei Paesi sviluppati, a cui i Paesi membri avevano richiesto un supporto analitico per definire una tabella di marcia dei loro impegni al 2020, con gli attuali trend a quella data solo il 20% dei 100 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici sarà erogato per le azioni di adattamento e ad oggi solo l’8% dei finanziamenti impegnati per il clima è stato erogato e i Paesi poveri ne hanno ricevuti solo il 5%.

E i Paesi poveri hanno dato una lezione ai Paesi ricchi, approvando la Marrakech Vision.
Al Forum dei Paesi vulnerabili al clima (CVF) tenutosi alla COP22 il 17 novembre 2016, 47 Paesi hanno sottoscritto un documento in cui si impegnano a rivedere i propri impegni di riduzione dei gas climalteranti e di decarbonizzare le loro economie tra il 2030 e il 2050, coprendo al 100% il proprio fabbisogno energetico con le rinnovabili.

La Presidenza della COP23 dovrebbe essere assunta dalle Isole Fiji, secondo quanto annunciato da Frank Bainimarama, alla guida dell’arcipelago del Sud Pacifico, che rischia di finire sommerso per l’innalzamento del mare causato dai cambiamenti climatici, ma per ragioni logistiche sarà svolto a Bonn.
Ci siamo rivolti verso l’America nei giorni scuri della seconda guerra mondiale – ha dichiarato nel corso dell’Assemblea plenaria conclusiva della COP22, Bainimarama – Voi siete venuti a salvarci, è tempo che voi contribuiate a salvarci anche oggi“.

Il premier delle Isole Fiji ha quindi invitato Trump a visitare il suo Paese, “per vedere gli effetti delle tempeste sempre più forti e dell’innalzamento del livello del mare“.

L’invito potrebbe essere esteso proficuamente a molti altri leader mondiali che sono sempre più preoccupati delle loro economie e non riescono ancora a convincersi che sviluppo economico e lotta ai cambiamenti climatici sono strettamente correlati!

Il testo della Dichiarazione finale di Marrakech per il nostro clima e lo sviluppo sostenibile.

Noi Capi di Stato e di Governo e Delegazioni, riuniti a Marrakech, sul suolo africano, per la Sezione di Alto Livello della 22ma Sessione della Conferenza delle Parti per la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, la 12ma Sessione della Conferenza delle Parti che funge da Incontro delle Parti per il Protocollo di Kyoto, e la 1a Sessione della Conferenza delle Parti che funge da Incontro delle Parti per l’Accordo di Parigi, su gentile invito di Sua Maestà il Re del Marocco, Mohamed VI, diffondiamo questa dichiarazione per segnare una svolta verso una nuova era di attuazione e azione sul clima e sullo sviluppo sostenibile.
Il nostro clima si sta riscaldando ad un ritmo allarmante e senza precedenti e noi abbiamo il dovere urgente di dare una risposta.
Noi diamo il benvenuto all’Accordo di Parigi, adottato nell’ambito della Convenzione, alla sua rapida entrata in vigore, con i suoi obiettivi ambiziosi, la sua natura inclusiva e il suo riflesso di equità e responsabilità e rispettive capacità comuni ma differenziate, alla luce delle differenti circostanze nazionali, e affermiamo il nostro impegno alla sua piena attuazione.
Di fatto, quest’anno abbiamo visto uno straordinario slancio sui cambiamenti climatici in tutto il mondo e in molti forum multilaterali, che è irreversibile e che è guidato non solo dai Governi, ma dalla scienza, dalle imprese e dall’azione globale di ogni tipo e a tutti i livelli.
Il nostro impegno ora è accrescere rapidamente quello slancio, insieme, muovendoci in avanti deliberatamente per ridurre le emissioni di gas serra e per sostenere gli sforzi per l’adattamento, quindi favorendo e sostenendo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Noi chiediamo il più alto impegno politico per combattere i cambiamenti climatici, come una questione di priorità urgente.
Noi chiediamo una forte solidarietà nei confronti di quei Paesi più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e sottolineiamo la necessità di sostenere gli sforzi volti ad aumentare la loro capacità di adattamento, a rafforzare la resilienza e a ridurre la vulnerabilità.
Noi chiediamo a tutte le Parti di rafforzare e sostenere gli sforzi per sradicare la povertà, garantire la sicurezza alimentare e adottare azioni stringenti per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici in agricoltura.
Noi chiediamo di aumentare urgentemente le ambizioni e rafforzare la cooperazione fra di noi per colmare il divario fra gli attuali trend di emissioni e il percorso necessario per conseguire gli obiettivi di lungo termine sulle temperature dell’Accordo di Parigi. Noi chiediamo un aumento nel volume, flusso e accesso alla finanza per progetti sul clima, insieme ad un miglioramento di capacità e tecnologia, includendo sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo.
Noi, le Parti dei Paesi sviluppati, ribadiamo il nostro obiettivo di stanziare 100 miliardi di dollari USA.
Noi, all’unanimità, chiediamo un’ulteriore azione e sostegno per il clima e sosteniamo, ben prima del 2020, di tenere conto delle specifiche necessità e delle speciali circostanze dei Paesi in via di sviluppo, i Paesi meno sviluppati e quelli particolarmente vulnerabili agli impatti avversi dei cambiamenti climatici.
Noi che siamo le Parti del Protocollo di Kyoto incoraggiamo la ratifica dell’Emendamento di Doha.
Noi, collettivamente, chiediamo a tutti gli attori non statali di unirsi a noi per azioni e mobilitazioni immediate e ambiziose, sulla base delle loro importanti realizzazioni, registrando le molte iniziative e la stessa Partnership di Marrakech per l’Azione sul Clima Globale, lanciata a Marrakech.
La transizione richiesta nelle nostre economie per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi fornisce una sostanziale positiva opportunità per una accresciuta prosperità e per uno sviluppo sostenibile.
La Conferenza di Marrakech segna un importante punto di svolta nel nostro impegno a riunire l’intera comunità internazionale per contrastare una delle più grandi sfide del nostro secolo.
Nel mentre guardiamo all’attuazione e all’azione, noi ribadiamo la nostra determinazione ad infondere la solidarietà, la speranza e la possibilità per le attuali e le future generazioni
“.

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