Economia e finanza Sostenibilità

Competenze green: aumenta la richiesta di imprese e PA

Secondo i dati dell’Osservatorio 4.Manager che, nell’ambito del progetto promosso insieme a Confindustria e Federmanager, ha sondato un panel di oltre 4.000 imprese, il sistema industriale italiano ha aumentato del 5% ogni anno la richiesta di manager dotati di competenze green  sempre più precise, oltre che qualificati in materia di criteri ESG, un mercato che dal 2021 è cresciuto del 19%. I profili stilati delle figure manageriali necessarie a rispondere alle nuove sfide legate alla sostenibilità.

Oltre il 50% delle Grandi e Medie imprese sta elaborando una strategia di trasformazione sostenibile.
Aumenta del 5% ogni anno la richiesta di manager con sempre più precisi profili verdi.
Innovazione in campo energetico e tecnologie digitali sono gli acceleratori più urgenti da sviluppare per alimentare la transizione verso la sostenibilità.
I maggiori ostacoli alla conversione sostenibile sono il contesto normativo e burocratico e la scarsità di competenze.
Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la PA avranno necessità di circa 4 milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo.

Sono alcuni degli aspetti che emergono dall’indagine “Sostenibilità e sviluppo di competenze” dell’Osservatorio di 4.Manager, il cui obiettivo è di analizzare gli scenari a medio e lungo termine del mercato del lavoro e delle competenze manageriali, per fornire a Confindustria e Federmanager studi, strumenti e idee per individuare i trend economici e di mercato che impattano sullo sviluppo delle competenze manageriali nel nostro, che ha sondato un panel rappresentativo di oltre 4.000 imprese.

Il forte impulso normativo, attualizzato inizialmente dal Green Deal, ha visto il suo processo di canalizzazione nel corso della pandemia, sfociando nell’implementazione del PNRR, fino a integrare le recenti vicissitudini geopolitiche con l’attuazione del Piano Repower EU e Net-Zero Industry Act della Commissione UE. Tali eventi hanno fortemente contribuito a cambiare il tradizionale paradigma sociale ed economico. Se da un lato cresce la domanda di prodotti a contenuto sostenibile, dall’altro, aumenta il timore da parte delle aziende della propria Brand Reputation. Questo processo mostra un’evoluzione del concetto di industria 4.0 – principalmente orientato all’innovazione – verso una soluzione 5.0, dove gli elementi di innovazione si fondono con i componenti della transizione tipici della sostenibilità.

Al fine di raggiungere questo importante obiettivo è essenziale affrontare il tema della sostenibilità in maniera integrale, includendo non soltanto i fattori ambientali, ma anche quelli sociali e di governance delle società. Per tali ragioni, oltre a comprendere nel sistema lavoro profili altamente qualificati e tecnici, sono necessarie competenze scientifiche a livello manageriale, fattore evidente nell’ultimo periodo in cui il sistema impresa italiano ha aumentato del 5% ogni anno la richiesta di manager dotati di competenze sempre più precise nel settore green, oltre che qualificati in materia di criteri ESG, un mercato obbligazionario che dal 2021 è cresciuto del 19%.

Per rendere la transizione una grande opportunità di sviluppo e innovazione, il fattore competenze svolge un ruolo fondamentale – ha affermato Katia Da Ros, Vicepresidente di Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura, in occasione dell’evento di presentazione dei risultati dell’indagine – Potenziare le competenze dedicate alla sostenibilità vuol dire anche agevolare lo sviluppo e l’inserimento di figure dedicate in azienda, come quella del sustainability manager, che possono rivestire un ruolo strategico per le imprese, anche in funzione dei criteri ESGs. La sostenibilità è l’unica dimensione possibile per continuare a crescere. Per questo siamo impegnati a supportare il nostro Sistema in questo percorso, con l’obiettivo di potenziare le competenze e migliorare le strategie di comunicazione, e capitalizzare così gli sforzi compiuti finora per rendere e far percepire l’industria sempre più consapevole del valore di essere sostenibile. Per accompagnare le imprese in questo cambio di paradigma del fare impresa, dove il concetto di industria 4.0 – principalmente orientato all’innovazione – sta evolvendo verso una soluzione 5.0 e dove l’innovazione si fonde con le componenti della transizione sostenibile, è assolutamente necessario avviare un nuovo, ambizioso piano di politica industriale che valorizzi e incentivi gli investimenti dedicati alla transizione verde e sostenibile, includendo gli aspetti della formazione e delle competenze”.

Complessivamente, le aziende prese in esame hanno dichiarato di aver acquistato nel corso degli ultimi 3 anni: competenze manageriali (64%); competenze scientifiche (45%); competenze tecniche (73%). A tale riguardo, il Rapporto rivela che oltre il 50% delle Grandi e Medie imprese sta elaborando una strategia di trasformazione in funzione della sostenibilità, cercando professionisti in grado di comprendere tutti i processi aziendali, migliorando al contempo tanto i processi, quanto la pianificazione e la gestione.

Gli ambiti d’innovazione sui quali le imprese più virtuose stanno investendo energie e risorse sono:
– la direzione strategica, utile a definire la rotta e il posizionamento competitivo futuro dell’impresa;
– gli strumenti per amplificare la percezione del mercato, ossia per comprendere gli orientamenti di consumo, di approvvigionamento e normativi;
– le competenze manageriali, scientifiche e tecniche;
– gli input tecnologici.

Dallo studio si evince che il 46% delle imprese consultate ha elaborato una strategia di trasformazione di lungo periodo per diventare un’impresa sostenibile, di cui:
– l’11% detiene un grado altamente innovativo con un impegno al 100% sia in ambito di sostenibilità ambientale che sociale;
– il 36% è moderatamente innovativa ed ha iniziato a lavorare per il 53% dei casi sulla sostenibilità ambientale e per il 38% sulla sostenibilità sociale;
– il 53% del campione è scarsamente innovativa e nel 51% dei casi ha iniziato ad operare sulla sostenibilità ambientale, dato che scende al 36% per la responsabilità sociale.

La rilevazione effettuata dall’Osservatorio evidenzia una percezione molto simile tra Grandi e Medie imprese e Piccole Imprese per quanto riguarda gli ostacoli alla trasformazione sostenibile:
– il contesto normativo e burocratico (38%);
– la ridotta profittabilità della sostenibilità (33%) ;
-le Risorse finanziarie (28%);
– le competenze manageriali interne (18%);
– le competenze per cambiare il modello di business (18%)

I principali ostacoli all’innovazione (2016-2018) Istat I principali ostacoli all’innovazione (2016-2018)

Le imprese più orientate all’innovazione e alla trasformazione sostenibile sono quelle che:
– negli ultimi tre anni hanno assunto manager (83%), lavoratori con elevate competenze tecniche (87%) e scientifiche (76%);
– hanno incrementato le risorse finanziarie per la trasformazione di: manager (75%), lavoratori con elevate competenze tecniche (78%) e scientifiche (75%).

Sulla base del Rapporto, gli intervistati hanno definito come “molto importante” determinate competenze essenziali per il processo di trasformazione sostenibile, tra cui per il:
– 49% la tecnologia e l’innovazione produttiva di processo e di prodotto;
– 45% l’Energy management;
41% le competenze sulla legislazione di riferimento;
– 34% l’economia circolare;
– 33%  il People management;
– 31% i finanziamenti.

Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la PA avranno necessità di circa 4 milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo. In tale contesto, diviene fondamentale l’inserimento in azienda di una figura profes­sionale dotata di competenze trasversali in materia di ESG. A tal fine Confindustria e Federmanager con il coinvolgimento di 4.Manager hanno stilato i profili delle figure manageriali necessarie a rispondere alle nuove sfide legate alla sostenibilità.

Sustainability Manager
Il Sustainability Manager è una figura di alto livello manageriale, che trasversalmente promuove, definisce e coordina ogni iniziativa di sostenibilità, idealmente posta alle dirette dipendenze del vertice e di raccordo con gli amministratori aziendali con deleghe su ESG. In particolare, si occupa di definire, gestire e monitorare le politiche aziendali finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità nel loro insieme. Si occupa inoltre di delineare e sviluppare iniziative volte alla costante evoluzione e valorizzazione del business in chiave sostenibile, circolare e responsabile, coinvolgendo stakeholder, realtà territoriali e istituzioni, nella piena consapevolezza delle tematiche ESG. Tra le principali responsabilità ci sono: promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità, conciliare la gestione ordinaria con attività innovative, considerare fattori ambientali, sociali e di governance nelle decisioni finanziarie, analizzare le aree di miglioramento e di rischio sui fattori di sostenibilità, oltre a misurare e rendicontare la sostenibilità aziendale.

Ci sono poi tre successivi filoni verticali di figure manageriali più tecnico/operative focalizzate sui tre specifici ambiti ESG.

Environmental Manager
Il principale compito dell’Environmental Manager è quello di gestire e monitorare l’impatto ambientale dell’azienda (ambito E dei fattori ESG), attraverso: l’implementazione di politiche sostenibili, la promozione di tecnologie pulite, l’individuazione di rischi e opportunità in ambito ambientale, al fine di potenziare e migliorare le attività, i prodotti e le performance ambientali dell’organizzazione. Definisce inoltre le politiche di economia circolare e mobilità, delineando al contempo le strategie di riduzione dei consumi energetici.

Social Manager
Il Social Manager si occupa di assicurare l’applicazione delle politiche di sostenibilità aziendale volte al perseguimento di specifici obiettivi di impatto sociale. Il suo compito principale consiste nello sviluppare un modello di impresa che identifichi, valuti e monitori i rischi e le opportunità sociali dell’attività aziendale e delle relazioni tra gli stakeholder, anche in relazione alle nuove opzioni offerte dal lavoro agile. Tra le mansioni enucleate in questa figura è possibile citare: le definizioni di politiche di diversità e inclusione, di welfare, oltre all’implementazione di progetti e strategie che riguardano i diversi aspetti della CSR. Da ultimo, il Social Manager è responsabile di individuare e applicare le idonee opportunità innovative, tecnologiche e regolatorie in grado di potenziare il miglioramento degli impatti sociali e la gestione e misurazione degli specifici rischi e opportunità.

Governance Manager
Il Governance Manager si occupa di coordinare le attività legate alla governance di un’organizzazione attraverso l’implementazione e l’aggiornamento di policy e strumenti di sostenibilità al fine di garantire la completa trasparenza e accountability dell’organizzazione. L’obiettivo del suo operato è quello di prevenire atti come la corruzione e il conflitto di interessi, monitorare i rischi etici della realtà organizzativa e delle relazioni tra gli stakeholder, garantire la conformità dei prodotti/servizi offerti alle normative e agli standard/certificazioni a cui l’azienda aderisce in termini di impatti e rischi socio-ambientali.

La crescita della domanda di competenze manageriali con green skill e di figure come il Sustainability Manager dimostra non solo che innovazione e sostenibilità sono intrinsecamente connesse ma soprattutto che la sostenibilità ha assunto un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese, anche in risposta alle esigenze del mercato energetico e degli investimenti del PNRR –  ha commentato Stefano Cuzzilla, Presidente 4.Manager e Federmanager – Per questo è importante che le istituzioni sostengano, anche sotto forma di incentivazione, tutte le aziende che inseriranno al loro interno figure specializzate in temi di ESG che, grazie al loro know-how, saranno in grado di traghettare il nostro Paese verso un’economia della sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale”.

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