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Circular Economy: 100 eccellenze italiane, tra grandi imprese e altre realtà

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Emerge con sempre maggiore forza, la necessità di un’economia più sostenibile e a misura d’uomo e per questo più forte e competitiva – ha affermato il Presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, intervenendo il 16 marzo 2018 all’evento di apertura “L’Italia della green economy” alla “Green Week” di Trento – Lo si evince anche dal Nobel nuovamente dato ad un economista atipico che riflette sulle persone e sulle comunità: quest’anno a Richard Thaler che, con le sue teorie, ha spiegato come i tratti umani incidono le decisioni individuali e gli esiti del mercato. Per andare in questa direzione occorre un’economia che incroci innovazione e qualità con valori e coesione sociale; ricerca e tecnologia con design e bellezza, industria 4.0 e antichi saperi”.

La green economy è la frontiera più avanzata per cogliere queste opportunità – ha sottolineato Realacci – È l’Italia che fa l’Italia, che non dimentica il passato ma che è insieme innovativa e promettente oltre i luoghi comuni, in grado di affrontare le sfide del futuro, un Paese di cui andare fieri e cui dare credito”.

Se l’evento si è incentrato sulla presentazione dei risultati di “GreenItaly 2017”, il tema più generale della decarbonizzazione della economia italiana è stato affrontato dall’Amministratore delegato di Enel Francesco Starace, presente alla Tavola Rotonda.

L’obiettivo mondiale di un’economia carbon neutral entro il 2050 non è un sogno – ha osservato il Ceo di Enel – Il tempo c’è, bisognerà decidere su quali rinnovabili spingere: in Italia il vento non è tantissimo ma si può fare molto nell’idroelettrico, nella geotermia e nel solare usando i tetti delle abitazioni”.

Sia Starace che Realacci avevano presentato due giorni prima lo Studio “100 Italian circular economy stories”, promosso appunto da Fondazione Symbola ed Enel, che descrive “un Paese che, nonostante i tanti problemi e ritardi, è all’avanguardia su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, la gestione della scarsità delle risorse e il contrasto ai cambiamenti climatici – si legge nella presentazione co-firmata – Sfide ambientali che chiamano in causa ricerca, innovazione, tecnologie, competenze, formazione: in ultima analisi la competitività complessiva di un sistema Paese”.

Tra i grandi Paesi europei, come certifica Eurostat, siamo infatti quello con la quota maggiore di materia circolare (materia prima seconda) impiegata dal sistema produttivo: quasi un quinto del totale (18,5%), ben davanti alla Germania (10,7%) unico Paese più forte di noi nel settore manifatturiero.

Dai rottami di Brescia agli stracci di Prato alla carta da macero di Lucca, l’Italia, povera di risorse, ha sempre praticato forme di uso efficienti, intelligenti e innovative della materia: quelle che oggi sono parte della circular economy.

Grazie a queste tradizioni virtuose e alla nostra capacità nazionale di ribaltare un limite in un’opportunità, siamo tra i Paesi più avanzati nella green economy e nella circular economy, un modello di sviluppo non più lineare che la Commissione UE persegue per stimolare la transizione dell’economia europea per favorire la competitività la crescita economica sostenibile e la generazione di nuovi posti di lavoro.

Come ha osservato l’Agenzia Europea dell’Ambiente nell’ultimo Rapporto dedicato all’argomento, non si tratta di una delle ultime tendenze, bensì un nuovo modello economico destinato a durare nel tempo.

L’economia circolare permette di creare nuovi modelli di business che integrano innovazione e sostenibilità come scelta strategica di competitività – ha affermato, in occasione della presentazione dello Studio, Starace – Il rapporto dimostra che tra le 100 eccellenze dell’economia circolare in Italia non ci sono solo grandi imprese, ma anche piccole e medie realtà, istituzioni, associazioni, cooperative che hanno avuto la capacità di anticipare i tempi e di adottare pratiche e processi industriali virtuosi, sottolineando la competitività del sistema italiano in ambito internazionale e contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici”.

Questa Italia di imprese, centri di ricerca, enti non profit, permette di ricostruire un profilo del made in Italy fatto di bellezza e qualità, ma anche di innovazione e sostenibilità, più allineato agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

Sempre secondo Eurostat, l’Italia, con 256,3 tonnellate per milione di euro prodotto, è il più efficiente tra i grandi Paesi europei nel consumo di materia dopo la Gran Bretagna (che impiega 223,4 tonnellate di materia per milione di euro e che ha però un’economia più legata alla finanza).

L’Italia ha migliorato la sua performance rispetto al 2008 dimezzando il consumo di materia, facendo molto meglio rispetto alla Germania che, oggi, impiega 423,6 tonnellate di materia per milione di euro.

Siamo secondi per riciclo industriale con 48,5 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi avviati a recupero (dopo la Germania con 59,2 milioni di tonnellate ma prima di Francia, 29,9 t, Regno Unito, 29,9 t. e Spagna, 27t).

Un recupero che fa risparmiare energia primaria per oltre 17 mln di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, ed emissioni per circa 60 mln di tonnellate di CO2 (secondo le elaborazioni dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia).

Il tema cruciale della progettazione per allungare la vita dei prodottiper il riuso e il riciclo, offre solo efficienze e sinergie tra filiere, ma anche nuove opportunità di sviluppo e occupazione incentivando la creatività, l’innovazione di prodotto e di processo; favorendo le nuove competenze che le università stanno promuovendo. La circular economy rinnova e arricchisce la nostra vocazione al design e offre nuova linfa alla green economy e al made in Italy.

Le cento eccellenze del Rapporto – ha sottolineato Realacci – descrivono un Paese che, nonostante i tanti problemi e ritardi, ha esperienze avanzate su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, la gestione della scarsità delle risorse e il contrasto ai cambiamenti climatici. Il recupero dei materiali ci fa risparmiare energia primaria per oltre 17 mln di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, ed emissioni per circa 60 mln di tonnellate di CO2. E questo contribuisce a rendere più efficiente e competitiva la nostra economia. Queste cento storie potrebbero rappresentare la risposta italiana alle questioni scottanti che il presente e il futuro pongono al Pianeta“.

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